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Questa nuova sistemazione mi piace da impazzire: letto ovale a due piazze, cucina in granito nero con doppio forno e isola in acciaio, bagno con doccia e vasca idromassaggio, giardino e vetrate che danno sul mare. Magnifico, bellissimo se non fosse per.. l'acqua. Già avete capito bene, manca ancora l'acqua. È il primo giorno che sono qui e mi avevano assicurato che l'avrebbero attaccata oggi ma sono le dieci di sera e niente ancora. Sbuffo, muoio di sete e non ho neanche una bottiglia d'acqua visto che qui ho il depuratore che però al momento non funziona. Mi affaccio alla finestra che dà sulla villa dei Manolas, tutte le luci sono spente e staranno dormendo sicuramente. Mi sfilo le scarpe e cammino silenziosamente verso la porta sul retro. Saltello sulle punte fino ad entrare in casa, arrivo al frigo nel buio totale e lo apro cercando dell'acqua. Acqua Evian, classici ricchi.
"Chi è lì?" Una voce profonda e rauca mi fa saltare. Faccio cadere la bottiglia con l'acqua e mi giro. È il proprietario di casa che mi guarda con lo sguardo incazzato.

Beh, che ti aspettavi che ti cantasse una canzone di benvenuto?
Sta zitta tu che non è proprio il momento eh, per piacere.

Me la prendo con la mia voce interiore tanto che non so a chi aggrapparmi.
"Signor Manolas, mi scusi, cercavo solo dell'acqua perché nella dependance non me l'hanno ancora fornita" dico veloce per non dare un'impressione sbagliata di ciò che stavo facendo. Mi abbasso e raccolgo la bottiglia dal pavimento.
Lui non risponde, mi squadra da capo a piedi, incrocia le braccia e poi annuisce.
"La prossima volta chiedi il permesso.." Fa un passo verso di me appoggiandosi con le mani sullo schienale di una sedia. "Come hai detto che ti chiami?" Chiede senza staccare i suoi occhi dai miei.

Ecco che inizi a farti i film a luci rosse, non ti sta cagando, smettila.
Sì, forse lo fa perché è fatto così, ma intanto mi sta squadrando da quando mi ha beccata qui.
Si come no.

"Grecia, Grecia Esposito" dico. Sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere, una risata fragorosa, rumorosa, artefatta, non spontanea. Mi mette quasi paura.
"È uno scherzo per caso?" Dice, scuotendo la testa e spalancando gli occhi.
Ma si droga?
"No, è il mio nome" rispondo, accigliata. Che cavolo vuole?
"Gresia? Si dice così?" Mi chiede ancora, sfilandomi la bottiglia da mano e bevendo direttamente da essa, lasciandomi a bocca aperta.
Fa quel rumore fastidioso ingoiando l'acqua, facendo muovere velocemente il pomo d'Adamo sotto ai miei occhi.
"Si dice Grecia, come la nazione. Non si pronuncia Gresia, Grecía, o Greis. G R E C I A" ripeto stizzita, odio quando storpiano il mio nome, eppure non è difficile, e che cazzo. "Perché dovrebbe essere uno scherzo?" Chiedo, vorrei capire di che diamine sta parlando.
"Perché io e mia moglie veniamo dalla Grecia. Sembra fatto apposta" dice schiacciando tra i palmi delle mani la bottiglia di plastica vuota come se stesse accartocciando una testa umana o qualcosa del genere, per poi cestinarla.
"È una coincidenza, non uno scherzo" ribatto. Ma poi non ha letto il contratto che ha firmato con me? Imbecille.
Mi fissa ancora, poi si asciuga la bocca con il dorso della mano e annuisce.
"L'ho capito. Prendi una confezione di acqua da lì e la prossima volta bussa e non intrufolarti in casa mia. Chiaro?" Mi domanda, incutendomi terrore. Ha gli occhi spiritati e le pupille più larghe del solito, si muove a scatti e sembra incazzato.
Faccio un passo indietro, ho una paura tremenda di questo tizio.
E che se ne facevano di Hitler? Questo mi sembra un vero dittatore, anche mezzo pazzo. Povera la moglie che mi sembra così una brava ragazza!

Stai attenta che la prossima volta ti mette in un lager, signorina.
No sto tremando, seriamente. Penso che potrebbe davvero farlo, lo vedo capace.

Annuisco e prendo la confezione d'acqua volando via. Corro verso la mia dependance e mi chiudo la porta alle spalle bevendo finalmente la mia acqua. Mi giro verso la finestra che affaccia sulla loro villa e lo vedo lì che ancora mi guarda, ma appena lo vedo spegne la luce e sparisce. Bene, spero che se ne sia andato davvero e che non mi stia spiando perché sarebbe davvero macabra come cosa, davvero molto.

E secondo te con la moglie che si ritrova si mette a guardare te? Ti ho già detto che sei un'illusa? Perché lo sei mia cara, eccome se lo sei.
Posso preoccuparmi per la mia incolumità o devo darti conto, sciocca di una coscienza?

Chiudo la tenda e vado a farmi una doccia, ah no, non ho l'acqua, giusto. Domani mattina chiederò il favore a Niki, la signora Manolas, oppure mi sveglio presto e vado da papà e faccio la doccia lì. Mi metto a letto e ci penso, penso al mio papà che mi manca da morire. Mi addormento ma la mattina dopo, alle sei, mi alzo e mi vesto andando a casa da mio padre.

"Papà sono a casa!" Dico chiudendomi la porta alle spalle. Lui appare dal corridoio e mi abbraccia col sorriso nascosto sotto i suoi baffi bianchi. Ha sessantacinque anni ma ne dimostra qualcuno in più. Sono cresciuta con lui, mia madre l'ha lasciato quando avevo cinque anni e ha lasciato anche ma qui con lui. Io e lei abbiamo continuato a vederci e a sentirci e tutt'ora lo facciamo, ma con lei non ho sicuramente il rapporto che ho con mio padre. Con lui ho un rapporto viscerale, non esisto io senza lui e non esiste lui senza me. Mi ha fatto sia da mamma che da papà, c'era lui in qualunque fase della mia crescita e ha sempre saputo affrontare tutto con grande dignità.
Sono cresciuta presto, questo è vero, ho dovuto badare io alla casa, alla cucina, ai doveri domestici ma non mi è mai pesato perché lo facevo e lo faccio tutt'ora per noi, per me e il mio papà. E' per questo stesso motivo che ho iniziato a lavorare presto, appena dopo diplomata. Con la gavetta e la fortuna di aver conosciuto delle brave persona sono riuscita ad arrivare dove sono. Certo, faccio la cameriera, questo è vero, ma guadagno quanto un infermiere e vengo trattata benissimo dato che spesso lavoro con gente ricca e benestante. Questa volta poi, mi è andata di lusso: dependance, stipendio alto e indipendenza senza neanche dover badare a bambini capricciosi, perfetto. Certo, forse il padrone di casa è un po' scontroso ma a casa non c'è quasi mai e la moglie mi ha detto che mi basterà cucinargli quello che vuole e lasciargli vedere le sue partite di calcio e mi lascerà in pace. Ottimo no?
Sistemo a casa di papà, faccio la doccia, metto la divisa, lego i capelli e torno dai Manolas.
Buon lavoro Grecia!

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora