uno.

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Punto di vista di Avery

"Me ne vado!" esclamai dal piano terra. La mia famiglia al piano superiore stava forse schiacciando un pisolino, dormendo—o forse entrambe le cose—, troppo presa da ciò che stava facendo per rendersi conto che non li avrei rivisti per nove settimane o forse l'eternità.

Avevo fatto la valigia, riempiendola solamente con articoli da bagno e prime necessità.

La mia pessima famiglia impiegò circa dieci minuti per scendere le scale. Arrivò per primo mio fratello, e poi Carmen. A seguire, mamma e papà.

I saluti furono molto brevi, quasi come se non vedessero l'ora che me ne andassi. Molto probabilmente nel momento in cui avrei chiuso la porta avrebbero festeggiato come se avessero vinto in qualcosa.

Il sentimento era reciproco.

"Buona fortuna" Carmen mi strinse la mano, e per la prima volta da molto tempo sembrò preoccupata per me. Non lasciai che la cosa mi rallentasse, e mi diressi quindi verso la porta.

"Se puoi fatti fare l'autografo da Harry!"

Ovviamente me l'aveva detto Carmen. Voleva sempre qualcosa da me.

"Ci proverò" mormora, ma non era assolutamente qualcosa di garantito. Sarei stata fortunata se non mi avesse uccisa il primo giorno.

Quando aprii la porta venni accolta dall'aria estiva, e pensai ad Harry. Non mi era mai piaciuto, ma mi chiesi come combatteva. Era allenato, o magari aveva con sé un'arma?

Avrebbe forse ucciso tutte le ragazze solo guardandole. Era indubbiamente attraente.

Salii sul taxi che mi portò in città con il pensiero dei miei potenziali nemici ed alleati nel gioco. Ero pronta per prendere il mio volo per Los Angeles.

La sensazione che mi assalì fu che stessi per assistere al mio stesso funerale.

-

La villa era semplicemente bellissima.

Non c'era altro modo per descriverla.

Sì, mi mancava casa, ma era innegabile che questo stabile fosse uno dei più belli in cui abbia mai messo piede.

All'interno si aggirava qualche persona, raggruppate in unioni non più grandi di due. Solo coppie, e pregai che le alleanze sarebbero state realizzate in tale modo. Sei i gruppi fossero stati composti da tre o più soggetti mi avrebbero uccisa subito.

La mia attenzione venne catturata dal candeliere che si trovava quasi nel mezzo della grande stanza. Due eleganti ed imponenti rampe di scale si sviluppavano ai lati del locale. Le scale che si allungavano in tal modo sarebbero state un ottimo modo per attaccare i nemici quando meno se lo sarebbero aspettato.

Sembrava però che gli altri stessero pensando ben ad altro che le strategie del gioco. Parlavano e ridevano come se si fossero trovati nel corridoio della scuola. Parte di me desiderava fare amicizia, ma sarebbe stato inutile poiché ci sarebbe stato un solo vincitore.

Lo zaino sulle mie spalle era l'unico avere che possedevo, e conteneva tutto ciò che avevo portato con me. Lo tolsi e lo ressi in mano prima di accomodarmi su un divano.

Era di velluto. Bello.

Prima che me ne resi conto la luce che filtrava dalle finestre si fece sempre meno quando la sera ci raggiunse. Ero già a conoscenza del fatto che la notte prima dell'inizio dello show era dedicata all'allenamento personale, alla costituzione di alleanze ed al marcare il territorio. Sarebbe stato il giorno più importante, e volevo cominciare.

Non sono permesse uccisioni la prima notte. Dovrei cavarmela.

Poi, arrivarono loro.

L'orda di giornalisti e camera men, insieme al famoso presentatore dello show, Max Thompson. Era rasato di fresco, abbastanza giovane e non proprio attraente.

Prima che potessi rendermene conto, la crew del telegiornale corse verso di me. Anche Max si affrettò nella mia direzione, e disse il nome dello show sibilando, come se fosse stato un serpente. Annuii, e mi allontanai appena sul divano per frapporre quanta più distanza possibile fra noi due.

"Dicci qualcosa che non vedi l'ora di vedere durante la tua permanenza nel gioco".

Ci pensai per un momento. Avrei voluto dire così tante cose, ma avevo così poco tempo a disposizione. La mia mente si spostò su Carmen, la quale avrebbe detto qualsiasi cosa solo per divertirti.

"Harry Styles" dissi senza pensare, e me ne pentii nel medesimo istante. "Voglio uccidere una celebrità". Stavo facendo il possibile per far scommettere il più possibile sulla mia vittoria.

Max rise e si voltò verso la telecamera. Pubblicità. Era solo quello. Volevano quasi sempre che ti facessi una bella immagine davanti alla telecamera prima di morire sulla rete nazionale.

"Beh, grazie per aver parlato con noi" sembrava che Max stesse ancora ridendo, il che mi infastidì molto. Era fantastico quanto potesse prendere la cosa a cuor leggero quando dei presenti, tutti tranne uno sarebbe morto presto.

"Nessun problema" sospirai, fingendo un sorriso per la telecamera. Pubblicità. Era solo quello.

"Non ci hai detto il tuo nome, Signorina".

"Ehm, Avery" esitai. "Avery Murphy".

"Bel nome per una bella ragazza" Max fece l'occhiolino, ed in un istante si precipitò verso un altro concorrente. I camera men lo seguirono.

Attesi, e attesi, e attesi. Mi sembrava che fossero trascorse ore, quando in realtà fu solo questione di minuti. Ogni tanto entrava qualcuno di nuovo, e non fui in grado di mettere da parte il pensiero che la maggior parte di loro non ne sarebbe mai uscito. Forse sarebbe valso lo stesso per me. Il pensiero mi fece venire i brividi fino all'osso.

Non vidi mai Harry. Forse era già entrato e l'avevo perso. Tutto ciò che volevo era l'autografo per Carmen. Niente di più.

La notte fu svelta ad arrivare, ed il resto dei partecipanti si disperse. Io seguii lentamente i soggetti, tentando di capire dove la folla si stesse dirigendo. L'adrenalina prese il sopravvento su di me, ed avanzai correndo piano.

Venni guidata in una stanza con all'interno ventiquattro sedie. Mi accomodai su di una, e presto vennero riempite anche tutte le altre.

Ciò significava che da qualche parte in questa stanza si trovava l''idolo' di Carmen.

Feci passare i partecipanti con lo sguardo—li avrei dovuti definire 'nemici'—, ed il respiro mi si mozzò in gola quando lo vidi.

Harry Styles, in carne ed ossa.

Per quanto possa sembrare spaventoso, il ragazzo mi stava guardando a propria volta.

Non sembrava affatto intimidatorio, poiché quando i nostri sguardi si incrociarono mi rivolse un sorriso dolce. Risi fra me e me, domandando come avrebbe potuto fare ad uccidere qualcuno un tizio così socievole. Immaginai che l'avrei presto scoperto.

Poi entrò in stanza Max, con i camera men al seguito. Si sedette di fronte a noi, ed in quel momento mi resi conto che la sedia su cui mi ero accomodata era realizzata completamente in velluto. Quasi tutti i complementi d'arredo della villa erano in velluto, e mi ci sarei potuta abituare.

"Benvenuti alla ventesima stagione della Casa degli Omicidi".

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