epilogo.

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Punto di vista di Avery

Il mutamento fu graduale, ma alla fine il pubblico accettò il fatto che Harry era vivo. Potevamo finalmente uscire senza venir bombardati dai fan, perché fortunatamente sapevano cos’era la privacy ed il rispetto. Se c’era qualcuno che avesse dovuto preoccuparsi di una ressa di persone quella ero io. Ero conosciuta a livello internazionale come la prima persona ad ingannare il sistema di Murder House, dato che quell’anno c’erano stati due vincitori invece che uno. Ovviamente anche a Harry ne veniva riconosciuto il merito.

Impiegammo circa un mese per trasferirci definitivamente in casa. Harry comprò altri mobili, il che mi fece sentire in colpa perché si trattavano degli ultimi nostri soldi. In un modo o nell’altro la casa era diventata ufficialmente nostra e non saremmo potuti essere più felici.

“Adesso mi sento a casa” mi sorrise raggiante prima di abbandonarsi sul divano in salotto. “Perché sono con te” aggiunse poi.

Ricambiai il suo sorriso, perso nei suoi occhi. “Aw” commentai, con il respiro mozzato in gola. “Sei così dolce”.

Harry sbadigliò con un ghigno in volto, si allungò e portò un braccio attorno alle mie spalle. Una mossa vista e rivista, ma innegabilmente dolce. “E perché c’è del cibo”.

Alzai gli occhi al cielo e lo colpii con un cuscino. Ovviamente aveva fatto una battuta, era tipico di Harry, e sarebbe sempre stato così. Se qualcosa sembrava troppo bello per essere vero forse era così. “Harry!” strillai, quindi lui scoppiò a ridere quando restammo coricati sul divano.

“Sai, non mi aspettavo che Murder House mi desse un futuro” dissi inaspettatamente quando mi sovvenne il pensiero. “Mi aspettavo di morirci dentro”.

Harry diede un’alzata di spalle e si sistemò la bandana. “Sono felice che tu ti sia iscritta” mi disse, finendo la conversazione in nota positiva. Poi accese la televisione e prese a fare zapping. Nel frattempo digitai il numero della pizzeria locale al telefono.

“Non facciamo niente oggi, vero?” domandò Harry con lo sguardo incollato alla TV. La linea suonava libera, quindi gli rivolsi un sorriso ampio ed annuii. Harry sorrise fra sé e sé, ovviamente notando il mio gesto con la coda dell’occhio.

Ordinai la pizza e mi avvolsi in una coperta, accoccolandomi a Harry. Ci addormentammo al suono del mormorio monotono emesso dalla televisione. Ciò che trovammo sorprendente fu che quando ci svegliammo trovammo il fattorino della pizza addormentato sul divano a propria volta.

Io e Harry gli sottraemmo quindi la pizza e sgattaiolammo di sopra.

—  

Da quel momento andò tutto meglio. Restammo insieme in tutto, la nostra relazione non esitò mai. Forse perché avevamo affrontato cose terribili, e la vita di tutti i giorni non avrebbe mai potuto raggiungere quel livello. Ci eravamo abituati alle sfide, il che era bello e brutto allo stesso momento.

Presto trascorse qualche anno di amore e comprensione, e giunse il mio 24esimo compleanno, il 3 d’aprile. Harry mi aveva preparato una torta al cioccolato, la mia preferita. A Harry non piaceva molto, ma era disposto a compiere un sacrificio. Lo apprezzavo.

‘Tanti auguri a te’ cantò dolcemente. Aveva cantato per me in diverse occasioni, ed in ognuna di esse avevo capito perché avesse intrapreso il percorso musicale. ‘Tanti auguri a te. Tanti auguri cara Avery, tanti auguri a te!’

La sua voce bassa eppure gioiosa mi fece sorridere. Spensi tutte le candeline in una volta sola, il che fece applaudire Harry ridendo.

“Sei ancora la ragazza forte di cui mi sono innamorato” mi sussurrò all’orecchio, facendomi scendere i brividi lungo la schiena. Annuii e tagliai la torta per entrambi, prima di servirla su un piattino e prenderne un morso. Era buonissima.

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