ventisei.

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Punto di vista di Avery.

"Harry!" esclamai, come primo istinto. Non ero mai stata molto religiosa, ma in quell'istante decisi di pregare. Ero troppo spaventata anche solo di guardare nella direzione di Harry. Sarebbe stata la cosa peggiore se gli avesse sparato. Non avrei mai perdonato Jonah. In realtà, se Jonah avesse sparato a Harry, io avrei ucciso lui senza nemmeno pensarci.

"Sì?" disse, era accanto a me, calmo come non mai. Emisi un respiro di sollievo. Doveva significare che Harry aveva sparato a Jonah. Speravo fosse morto.

"Niente" risposi, estraendo lentamente il fucile. Era lungo, molto difficile da trasportare per una ragazza bassa come me. Ad ogni modo lo puntai verso dove credevo si trovasse Jonah.

"Pensi veramente che fossi morto?"

La voce di Jonah squarciò l'aria come una spada a doppia lama. Trasalii alle sue parole, la garanzia del fatto che fosse vivo abbassò la mia tranquillità. Mantenni comunque il fucile puntato, in cerca della sua voce.

"Luci" sussurrò lui, e quando batté le mani una volta, il corridoio si fece buio. Il mio primo istinto fu di urlare, ma mi fermai. Restai immobile, i miei piedi fermi come se fossero stati incollati. Non osavo muovermi.

"Stai barando" riuscii a dire a denti stretti, e contraendo la mascella. Era così ingiusto. Come tutta quella situazione. Jonah aveva la meglio perché suo padre gestiva il gioco.

"Se fossi in te io non aprirei la tua bocca perbenista" mi prese in giro; si avvicinava con ogni parola. Era spaventoso sapere che avesse il potere di fare tutto ciò che voleva. Avrebbe potuto ucciderci in ogni modo che desiderava. Ma non l'aveva ancora fatto.

"Sto solo dicendo la verità" commentai con fare arrabbiato. La rabbia si fece strada dentro di me, e temevo che presto si sarebbe riversata tutta in una volta. Le mie parole lo bruciavano come il fuoco. E mi avrebbe ucciso per questo.

"Avery, smettila" Harry mi avvisò accanto a me. Stavo per ribattere, ma la risata di Jonah mi fermò, alimentando ulteriormente la mia ira.

"Ascoltato, Aves".

Ringhiai. Letteralmente. La mia rabbia cresceva con ogni secondo, ed ogni parola arrogante che diceva lui mi faceva venir voglia di tagliargli la gola in modi diversi.

"Nessuno mi chiama così tranne Harry" contrassi la mascella nel tentativo di trattenere delle parole che avrebbero potuto facilmente portare alla mia morte. Era difficile, ma ci riuscii.

Sentivo il calore di Jonah. Era a portata di braccio da me, il che mi spaventava senza fine. La mia astuzia era molto probabilmente ciò che lo faceva arrabbiare.

"Ti fa arrabbiare, Aves?" lo sentii dire, e provai un'ondata di sollievo quando lo sentii allontanarsi. Mi sovvenne però un altro pensiero.

"Smettila" sussurrai, le lacrime mi si formarono negli occhi. Non l'avrebbe fatto veramente. Non poteva. "Ti prego".

"L'unico che può chiamarti così è Harry..." ripeté le mie parole, ma sembravano sbagliate dato che pronunciate dalle sue labbra. "Che cosa facessi se non ci fosse più Harry a dirlo?"

Vidi qualcosa brillare, ma il flash uscì presto dal mio campo visivo. Presi un respiro, in attesa, nel silenzio assordante. Non potevo fermarlo, nonostante non sapevo che cosa avesse intenzione di fare.

Ma quando lo fece, me ne resi conto.

Udii Harry emettere un grido. Esprimeva puro dolore.

"No!" urlai. Tutta l'energia mi abbandonò, e caddi a terra. Jonah non me l'avrebbe fatto. Non era così spietato. Non poteva esserlo. Non volevo credere che lo fosse.

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora