quarantuno.

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Punto di vista di Avery

Circa una settimana dopo quella giornata ricca di eventi, Harry decise di dire la verità. Twittò per la prima volta dopo un paio di mesi, ed il mondo intero reagì esattamente come pensavo avrebbe fatto. Caos, e poi comprensione. Ciò che sorprese maggiormente fu che Murder House mi aveva dato notorietà, ed il mio account Twitter era stato verificato. Mi era stata aggiunta anche la spunta carina accanto al nome, il che mi fece sentire importante. Mi piaceva quella sensazione.

Fortunatamente mamma uscì dal suo periodo brutto. Alla fine aveva solamente la febbre. All’inizio mi ero spaventata, dato che avevamo perso velocemente Spencer, e papà aveva smesso improvvisamente di tornare a casa. Anche Carmen tornava meno a casa, dato che restava al dormitorio dell’università. Ma qualcosa mi diceva che mamma sapesse della misteriosa scomparsa di papà, ma non le chiesi mai niente.

Io e Harry sedevamo ad un café, al tavolino vicino alla finestra. Harry guardava il telefono, mentre io scribacchiavo velocemente sul mio diario, le parole uscivano più speditamente di quanto riuscissi a pensarle. Harry alzò lo sguardo su di me con espressione d’ammirazione.

“Che cosa scrivi, cara?” mi domandò, la sua voce era così delicata che pensavo sarei svenuta al mero suono. Bloccò la tastiera del telefonino e lo posò, rivolgendomi la sua attenzione completa. Mi piaceva tantissimo quando lo faceva, e lui lo sapeva.

Sapendo di avere la sua completa attenzione, chiusi per bene il diario. Apprezzavo il fatto che fosse fornito di un lucchetto ed una chiave, la quale era sistemata attorno al mio collo.

“Sto scrivendo un libro” gli dissi, e sistemai la chiave in modo che non si vedesse. Harry mi sorrise e prese un sorso del suo caffè.

“Di che parla?”

“Noi” dissi, così semplicemente, tanto che non pensai nemmeno a tale risposta. Era come se il momento in cui avevo pensato alla risposta fosse diventato un ricordo un istante più tardi. Tale affermazione portava con sé una certa gioia, e solamente dirlo mi fece rilassare la schiena sulla seduta. “Noi” ripetei, “è un racconto di tutto ciò che abbiamo trascorso”.

Harry portò in avanti il busto, era chiaramente interessato. Forse affascinato dal solo pensiero del libro, e non prese nemmeno un altro sorso di caffè. “Hai incluso la parte in cui mi hanno dato una mazzata in testa?” domandò, il che mi fece sorridere. Era strano che una cosa del genere mi risollevasse l’umore, ma fu così.

“Sì, Harry” sospirai con fare divertito. “Ho incluso quella parte. Ci ho messo anche la parte in cui ti ho salvato”.

Harry inarcò un sopracciglio con un ghigno accennato in viso. “E la parte in cui io ho salvato io? Il nome Ivy ti dice qualcosa? Balestra?”

Risi alla sua risposta, dandogli la possibilità di prendere un altro sorso del suo caffè. Abbassai lo sguardo sul mio bagel mezzo finito, ma quando riportai l’attenzione su Harry era ovvio in quale dei due preferissi investire il mio tempo.

“È in capitoli” dissi, cambiando l’argomento. Fortunatamente Harry se ne accorse a malapena e stette al gioco. Mi piaceva molto quando lo faceva; anche se a volte faceva finta di farlo.

“Quanti?” domandò.

“Beh fino ad ora sono quaranta” dissi chiaramente. “Ma la nostra storia non è ancora finita, vero?”

Harry non disse niente, ma il suo sorriso con tanto di fossette valeva più di mille parole. Ovviamente finì il suo caffè, mentre io terminai il quarantaduesimo capitolo, poi uscimmo dal café e nelle strade di Louisville.

“Dovrebbe nevicare” disi quando alzai lo sguardo sul cielo nuvoloso. Harry si limitò a rivolgermi un’occhiata, e poi mi sorrise.

“Così presto?” domandò. “Non è nemmeno autunno”.

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora