tredici.

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Punto di vista di Harry

"Bene, bene, bene" sentii mormorare Jonah. Il suono della sua voce orgogliosa e sarcastica mi fece venire voglia di estrarre un'arma e fargli sparire quell'espressione dal suo volto. Mi trattenni poiché sapevo che avrebbe potuto premere il grilletto e sparare ad Avery in qualsiasi momento.

"Lasciaci stare, Jonah" disse Avery. Percepivo la determinazione nella sua voce, il forte desiderio di essere in grado di liberarsi dal pericolo. Ma nonostante il suo coraggio Jonah scoppiò a ridere di gusto. Me lo immaginai a ridacchiare in faccia ad Avery, il che mi fece arrabbiare ancora di più.

"Avete sentito dell'incendio?" domandò, ignorando completamente il commento di lei. Avery si spostò appena per darmi la possibilità di vedere, quindi guardai Jonah far roteare la pistola come se fosse una specie di giocattolo. Mi fece adirare come non mai.

"Sì, abbiamo sentito" risposi a denti stretti alla domanda rivolta verso Avery. Ogni mia sillaba era impregnata di ira. La furia accresceva in me, furia che avevo bisogno di sfogare. "Siamo appena scappati dall'incendio".

"Beh, ma è fantastico" Jonah unì i palmi, quindi strinsi i pugni al suo sarcasmo. "Sembra che io sia un vero pasticcio".

"Oh, davvero?" lo sfidò Avery. Sorrisi a me stesso a quanto fosse impavida e coraggiosa. Era riuscita a dire cose che non avrei mai immaginato. Non sembrava nemmeno disturbata dalle loro reazioni.

"Che c'è?"

"Beh, innanzitutto sembra che abbia finito le armi a disposizione" disse Jonah, indicando l'unica pistola che reggeva. Gli crebbi, considerato il fatto che Max aveva detto che io ed Avery avevamo guadagnato un vantaggio su Jonah. Un sorriso si fece strada sui miei tratti, e molto probabilmente Jonah mi vide sorridere, perché caricò la pistola.

"Qualcuno di voi due sa perché?"

"Nah" disse Avery, quasi in modo troppo disinvolto. Era chiaro che non intendesse ciò veramente la propria risposta, ma allo stesso momento sembrava credibile. Il modo in cui lo faceva era meraviglioso, era persino in grado di variare anche il tono molto facilmente. La mia voce era monotona e lenta.

"Stai mentendo" disse Jonah, contraendo la mascella. Mi venne voglia di ridere alla vista di Jonah arrabbiato e frustrato, ma mi trattenni. Se avessi riso lui avrebbe sparato senza esitare. Semplice.

"No invece" ribatté Avery. Sentii una goccia di sudore scendermi lungo la fronte, e quando guardai dietro di me mi resi conto che il fuoco stava avanzando.

"Avery, abbiamo un problema" sussurrai. L'aver abbasso il volume della mia voce si rivelò inutile, considerato il fatto che ci trovavamo in un condotto d'aria dove il suono faceva riverberava. Era probabile che Jonah avesse sentito le mie parole, ma non aveva importanza.

"Qual è il problema?" domandò lei, guardandomi. I nostri sguardi s'incrociarono, e capii che stava soffrendo. Qualcosa—non sapevo che cosa—le stava facendo del male, e non potevo aiutarla in nessun modo. Eravamo completamente e totalmente spacciati. La cosa non mi piaceva affatto.

"Laggiù c'è un incendio" dissi, ritornando in me. La vidi che si agitò alle mie parole. "Dietro di me, un po' più in là".

"Scusatemi!" chiamò Jonah. Sospirai sonoramente e guardai nella grata, quindi lo vidi avanzare avanti e indietro nella stanza. Ridacchiai alla vista. Era divertente vedere in difficoltà qualcuno che solitamente gestiva bene tutte le situazioni. Mi domandai perché fosse così agitato.

"Che c'è?" ribattei con un sorriso scaltro in viso.

"Qua dentro fa un po' caldo. Sapete se hanno acceso il riscaldamento? Fra tutti voi due dovreste saperlo".

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora