trentatré.

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Punto di vista di Avery

"Svegliati, dormigliona!"

Sentii Vienna darmi una gomitata, il modo peggiore di svegliarmi che avrei mai immaginato. Sollevai il capo e quando mi voltai vidi i suoi occhi verdi che mi guardavano.

"Quanto ho dormito?" domandai, ancora stordita. Ero troppo stanca per rendermi conto che avrei potuto semplicemente controllare il telefono, quindi guardai Vienna in cerca di una risposta. Guardò il suo orologio dorato e mi sorrise.

"Le tre" mi disse, il che mi fece immediatamente balzare in piedi, presa da una scarica di energia. Avevamo poco tempo per raccogliere le nostre cose e prepararci a partire. "I tuoi sono svegli".

"D'accordo, okay" sussurrai fra me e me. Appresi con disgusto che su una delle pagine del diario di Harry si era formata un piccolo lago di bava. Cercai di asciugarla con una smorfia in viso, ma peggiorai solamente le cose. Vienna mi guardò con espressione divertita.

"Dammi cinque minuti per raccogliere le mie cose, okay?"

"Okay" rispose con fare giocoso, ed uscì dalla mia stanza ridacchiando appena. Alzai gli occhi al cielo e sorrisi. Vienna era stata al mio fianco, anche solo per un giorno, per confortarmi nei periodi brutti. Diamine, sarebbe anche venuta con me in California. Mi fece sentire in colpa di essermi dimenticata di lei.

Presi il diario e lo sistemai nel mio bagaglio a mano, il quale raccoglieva una serie di oggetti a caso fra cui il carica batterie e le cuffie. Una volta finito portai in salotto il bagaglio a mano e la valigia da imbarcare, e vidi che mi stavano tutti aspettando.

"Sei entusiasta, Avery?" mi chiese mamma. Dato che non ebbi tempo di posare i bagagli a terra, mi limitai a reggerli e scuotere il capo.

"Sono entusiasta per la possibilità di vedere Harry, solo non sono entusiasta per il volo. Se si schianterà non lo potrò vedere".

"Non essere negativa" mi disse papà. Era strano che i miei genitori mi dicessero qualcosa del genere. Come se uno schiocco di dita avrebbe potuto farmi cambiare idea.

"Già" finsi un sorriso e spostai la valigia in prossimità della porta d'ingresso. "Ci vediamo presto".

"Quanto resterai?" domandò Carmen. Le sorrisi, ero orgogliosa di quanto ci fossimo avvicinati da quando ero ritornata. Prima eravamo così distanti, mentre ora eravamo migliori amiche.

"Una settimana" le dissi. "Se ci sarà Harry forse mi tratterrò più a lungo".

Il pensiero di vederlo e trascorrere del tempo solo con lui mi rese elettrizzata. Sarebbe valso il terribile volo, indubbiamente.

"Okay" disse mamma. Nessuno si alzò in piedi per abbracciare me o Viena. "Ci vediamo fra una settimana. Divertitevi".

"Grazie" mormorò Vienna, fingendo un sorriso per educazione.

"Non piangere" scherzò Carmen.

"Cercherò di non farlo".

Io e Vienna uscimmo dalla porta d'ingresso, e quando percepii l'aria fresca mi resi conto di cosa mi ero persa. La "morte" di Harry mi aveva colpita così tanto da farmi dimenticare della sensazione che dava la natura. Il solo era appena sorto, e si vedeva la luce che emanava all'orizzonte. L'aria era fresca. Mi piaceva.

"Pronta?" mi chiese Vienna nel caricare le nostre cose nel baule della sua Sonata del 2014.

"Come non mai".

"Andiamo a trovare Harry" disse lei, fingendo entusiasmo. Sorrisi fra me e me, mi venne subito in mente il suo sorriso perfetto. Avevo gli occhi fissi sulla strada mentre Vienna fece manovra nel vialetto ed imboccò la strada, ma la mia mente era sul ragazzo che mi aveva rubato il cuore.  

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora