dodici.

102 3 0
                                    

Punto di vista di Avery

La prima cosa che provai quando mi svegliai fu la paura. Mi resi conto che mi aveva svegliato lo svegliarsi di Harry, ma subito dopo notai una coltre di fumo che si stava insinuando sotto la porta.

"Che c'è, piccola?" chiese Harry, distraendomi dalla mia paura per un secondo. Sgranai gli occhi quando vidi che il fumo stava riempiendo la stanza. Anche Harry sembrò notarlo, poiché si spinse contro al muro e contro di me.

Ci alzammo in piedi, cercando di evitare il fumo al meglio che potemmo, ma presto la stanza si riempì di fumo. Guardai inerte Harry che prese a tossire, e prima che me ne resi conto mi ritrovai a fare lo stesso.

Mi chiesi che cosa si provasse a vedere in diretta televisiva due persone che morivano. Volevo sapere se qualcuno stesse urlando affinché Harry fosse al sicuro nonostante non riuscissimo ad udire le grida delle sue fan.

Stavo finalmente accettando il mio destino—la morte.

Harry tossì un'ultima volta prima di cadere a terra. Pensavo stesse prendendomi in giro, ma vidi che i suoi occhi erano chiusi. O era svenuto o era morto.

"Harry!!!" urlai, un senso di disperazione mi pervase. Se Harry era morto io ero sicuramente la prossima. Qualcosa sapevo però per certo, ovvero che se era svenuto gli restava pochissimo tempo per riportare l'aria nei polmoni prima di morire.

Avevo circa cinque minuti per ideare un piano di fuga, presupponendo che fossi rimasta cosciente.

La mia prima mossa consistette nel mettermi lo zaino in spalla. Ne avremmo avuto bisogno, poiché al suo interno avevamo messo del cibo e vari generi di primo soccorso.

Poi mi guardai attorno con fare disperato. Mi venne nuovamente da tossire, ma mi ripresi velocemente quanto vidi le bocchette d'areazione.

Grazie al cielo.

L'unico problema era che si trovavano sul soffitto. Né io né Harry eravamo alti abbastanza.

La libreria!

Corsi il più velocemente possibile e poi la spinsi. Fortunatamente si mosse con facilità. La feci scivolare lungo il pavimento producendo molto rumore, fino a posizionarla sotto a bocchetta.

Sentii poi un forte dolore al petto. Non mi restava molto tempo. Se fossi svenuta nessuno di noi avrebbe ricevuto abbastanza ossigeno per continuare a vivere.

Sollevai velocemente Harry—era più pesante di quanto pensassi—e lo sorressi nell'arrampicarmi sulla libreria. Quando raggiunsi la cima sentii la tristezza pervadermi. Mi resi conto che la training room non era più il nostro paradiso sicuro.

Il problema successivo era svitare la copertura della bocchetta. Non avevo con me un cacciavite, ed ero abbastanza sicura che nemmeno Harry l'avesse. Era qui che mi sarei bloccata, me lo sentivo. Mi ero sbagliata.

Poi qualcosa mi disse invece che ce la saremmo cavata.

Ci credetti.

In una sola mossa mi tolsi una forcina dai capelli e la utilizzai come cacciavite. Una vita si allentò e cadde a terra, poi feci lo stesso con l'altra. Una volta rimossa la chiusura della bocchetta mi resi conto che la parte più difficile sarebbe stata quella. La libreria non era per niente lontana dalla bocchetta, ma il problema era condurre Harry all'interno della stessa. Era già abbastanza difficile portarlo in braccio, figurarsi spingerlo verso il soffitto.

Eppure il tempo stava scorrendo velocemente, e sapevo che il timer invisibile avrebbe raggiunto presto lo zero. Sollevai Harry e sopra la testa e lo spinsi nella bocchetta d'aria.

Ero più forte di quanto pensassi.

Successivamente mi infilai nella bocchetta, provando sollievo. Tutto ciò che dovevo fare era raggiungere una stanza più sicura spostandomi nel condotto d'areazione. Prima però dovevo svegliare Harry.

"Harry!" gli diedi uno schiaffo sulla guancia, e nella luce fioca notai che avevo lasciato un segno sulla sua pelle. Mi feci piccola al pensiero di avere fatto del male al mio amico.

"Harry, svegliati!"

Harry era così strano quando dormiva, ma allo stesso tempo sembrava in pace. I suoi riccioli gli coprivano gli occhi, e gli si contraeva occasionalmente la bocca, indicando che c'era ancora vita in lui.

Non potevo permettermi di aspettare che si svegliasse con i propri tempi.

"Forza, ciccione" lo stuzzicai spingendolo in là. "Haz, dobbiamo scappare da un incendio. Abbiamo appena finito la parte più semplice".

In quel momento vidi che la sua bocca si allargò in un sorriso perfetto. Mi stava sorridendo.

"Aves?" tossì, quindi gli accarezzai la guancia con un dito.

"Sì, Haz?"

"Quanto vorrei che smettessi di chiamarmi così" disse senza smettere di sorridere. Si spostò i capelli dal viso in modo che potessi vedere i suoi occhi verdi, pieni di vita. "Ma per ora va bene così".

"Come ti senti?" domandai, il cuore mi andava a mille. Harry si rannicchiò come me, e cominciò ad avanzare molto lentamente.

"Non malissimo, tu?" rispose con voce roca. Ci spostammo lungo il condotto in cerca di stanza non date alle fiamme. Non gli risposi.

Quando raggiungemmo una stanza, Harry, che si trovava davanti a me, mi disse che avrebbe controllato se fosse sicura. Lo sentii prendere un respiro bruscamente.

"Che c'è?" sussurrai, temendo che qualcuno ci potesse udire.

"Guarda tu stessa" disse solennemente, quindi mi avvicinai alla bocchetta. Nonostante non potessimo vederci, guardai verso dove pensavo si trovasse Harry.

Poi abbassai lo sguardo nella stanza, e mi sentii come se mi sarei sciolta da un momento all'altro.

Proprio sotto di noi il nostro peggior nemico ci stava puntando una pistola contro. 

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora