quindici.

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Punto di vista di Avery.

Quando mi svegliai la nostra posizione era completamente cambiata. Le braccia di Harry mi stringevano ed il suo respiro faceva vento sulla mia schiena e lo percepivo attraverso il sottile tessuto della mia maglietta. La mia felpa era stata abbandonata in fondo al letto accanto a quella di Harry.

Volevo liberarmi dalla presa di Harry, ma allo stesso momento non volevo svegliarlo. Non c'erano finestre nella stanza, quindi non avevo modo di sapere che ora fosse. Harry indossava però l'orologio.

Canticchiai una melodia fra me e me, guardando il muro. Il tempo scorreva molto lentamente, ed ogni minuto era un'agonia. Desiderai grugnire sommessamente e lamentarmi di quanto non volevo trovarmi lì. Ma non potevo. Dovevo essere forte per me e per Harry.

"Aves?" la sua voce era bassa. Mi voltai verso di lui, e notai che sul suo viso si era allargato un pigro sorriso. Si era appena svegliato.

"Sì?" sussurrai nella stanza poco illuminata. L'unica fonte di luce era rappresentata da una abatjour sul comodino. Riuscivo a malapena a vederlo in faccia. "Stai bene?"

Harry annuì solennemente. Era chiaro che fosse stanco, anche esausto. Anche per me era lo stesso.

"Ho fame" borbottò prima di allentare la presa attorno a me. Mi corrucciai alla perdita di contatto, mi piaceva molto il calore che stavo ricevendo. Lo guardai alzarsi in piedi ed incespicare fino a raggiungere la propria felpa.

"Che ore sono?"

Lo vidi abbassare lo sguardo sull'orologio al polso.

"L'una del pomeriggio".

"Ossignore" ridacchiai debolmente scendendo dal letto. Raggiunsi Harry ed indossai la felpa. Mi borbottò la pancia al pensiero dei croissant bollenti e del bacon sfrigolante. "Forse potremmo controllare se si è avanzato del cibo".

"Possiamo sperare che sia così" disse Harry a bassa voce. Il suo tono era profondo e roco causa la stanchezza. Ci sarebbe piaciuto dormire ancora un po', considerati gli eventi della notte precedente.

"Sei sicuro di stare bene, Harry?" domandai quando ci avvicinammo alla porta della camera. La nostra intenzione era di controllare se in cucina erano rimasti degli avanzi, eppure qualcosa in Harry sembrava non andare bene. Avanzava in modo scoordinato e strascicava le parole. Era impossibile che avesse bevuto la notte prima, poiché la maggior parte dell'edificio era ancora fumante.

"Sto bene" sussurrò, e mi rivolse un sorriso gentile. Il modo in cui gli angoli della sua bocca si sollevarono in un sorriso perfetto fece sì che qualcosa in me si accendesse. Sentii un sorriso farsi strada sui miei stessi tratti.

"Non mentirmi".

"Sono solo un po' indisposto".

Mi corrucciai. Non mi piaceva vedere Harry in quelle condizioni. Preferivo l'Harry dolce e simpatico, anche quello dominante e determinato. Harry malato invece era qualcosa che non mi entusiasmava.

"Come mai?" domandai. Harry mi rivolse un'occhiataccia, senza però smettere di sorridermi.

"Mi fa male il petto. Credo sia per via del fumo".

Lo guardai con espressione triste in volto, e fu in quel momento che notai il residuo di fumo sul suo volto. Il suo viso era ricoperto da uno strato di grigio, ad eccezione delle sue palpebre.

"Ecco, lascia che ti aiuti" dissi con fare confortante. Ci fermammo nel corridoio, fregandoci di quanto potessimo essere vulnerabili in quel momento, dato che eravamo tecnicamente al sicuro. Non saremmo stati uccisi, ed il peggio che sarebbe successo sarebbe stato uno scontro non fatale.

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora