cinque.

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Punto di vista di Avery.

Ogni cellula del mio corpo venne destata dal pericolo. In nessun modo sarei riuscita a salvarmi. Non sarebbe valsa la pena tentare la sorte; forse la pistola di Ivy era scarica, ma non aveva senso rischiare.

"Alleati?" domandò lei, e doveva essere la seconda o la terza volta in cui l'avevo sentito dire quel giorno. Tutti volevano collaborare con me, e lo vedevo come un pro ed un contro.

Non volevo dire sì. Era tanto scema, era innegabile. Non avevo intenzione di accollarmela come zavorra. Valutavo molto la mia vita.

"D'accordo, allora ti devo uccidere".

Rimasi lì, con le mani sui fianchi. Il tempo stava scorrendo, e lei rimaneva ferma immobile con la pistola puntata.

Poi caricò il proiettile, okay, la pistola era carica. Accidenti.

"Puoi farmi un favore?" domandai in tono calmo. Mi tremavano le mani, quindi le feci aderire ulteriormente ai fianchi. Ivy annuì.

"Puoi chiedere a Harry di fare un autografo per mia sorella Carmen?"

Con la coda dell'occhio vidi una telecamera nascosta sul muro, in cui rivolsi un sorriso addolorato. Ivy emise una risatina a basso tono.

Poi sgranò gli occhi come se si fosse spaventata, e notai che la sua immagine sul tabellone si offuscò. Era morta.

Voltai velocemente il capo, ed i miei occhi ne incrociarono un altro paio. Cercai di non restare a bocca aperta dallo shock.

"Chi diavolo ti ha detto che sono morto?"

Non avevo parole per esprimere la mia felicità. Forse perché mi aveva appena salvata quando stavo per morire. Che cos'avevo fatto per meritarmelo?

Mantenni la calma.

Harry era completamente fradicio. Delle gocce di acqua gli cadevano dai ricci, ed un paio di pantaloncini color giallo scuro erano attaccati alle sue gambe.

"Dove sei stato?" domandai. Quando osservai meglio notai che aveva impugnato un arco ed una freccia, il mezzo che aveva portato Ivy alla morte. Ero grata, ma avevo delle domande.

"In piscina" disse Harry. "Adesso siamo alleati?"

Ci riflettei per un momento. Se avessi detto di no Harry non me l'avrebbe chiesto ancora. Non sarebbe stato persistente, sapendo che altri giocatori avrebbero volentieri preso le parti del cantante.

Sembrava inoltre un po' più serio al riguardo, forse si era reso conto che c'era altro oltre il vivere e morire.

"Accidenti, okay" mormorai. Harry doveva avermi sentita, perché sulle sue labbra si fece spazio un piccolo sorriso. "Ma dato che adesso siamo una squadra, tu mi guardi le spalle ed io faccio lo stesso con te. D'accordo?"

"D'accordo" disse Harry, i suoi tratti erano seri. "Muoviamoci".

Harry raccolse la freccia ed io l'orologio che avevo fatto cadere dallo shock quando avevo visto Ivy. Corremmo lungo i corridoi, mi resi conto del peso della situazione. Sarei stata una sciocca a pensare di essere al sicuro. Non era nemmeno l'alba, e Jonah si stava forse nascondendo in questi stessi corridoi.

"Harry" dissi in un respiro. Parlare mi faceva bruciare i polmoni, ma non mi fermai. "Devo dirti una cosa".

Mi misi alla guida del gruppo quando ci avvicinammo alla stanza dedicata all'allenamento, il cui ingresso era furbescamente nascosto nei muri di legno. L'occhio medio non l'avrebbe notata.

"Che c'è?" ribatté lui, e rimasi sorpresa quando mi resi conto che il suo respiro sembrava perfettamente regolare. Di sicuro non era come me; senza fiato.

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora