ventotto.

77 1 0
                                    

Punto di vista di Avery

Il funerale di Spencer fu breve. Nessuno aveva veramente qualcosa da dire. Onestamente non c'era molta da dire. Era a casa di un suo amico quando un rapinatore ha fatto irruzione e ha sparato ad entrambi. È il costo da pagare quando non vuoi arrenderti e dare al rapinatore la tua console.

Dicono che si passa una fase particolare quando molti attorno a te muoiono. Lo chiamano la sindrome del sopravvissuto. In pratica ti senti in colpa per essere stato tu a restare vivo, mentre in realtà ti senti come se non sarebbe dovuta andare così.

Era esattamente così che mi sentivo.

Circa una settimana più tardi mi ritrovai coricata a letto ad ascoltare la musica. Sorprendentemente il mio nuovo telefono squillò per la primissima volta—il che era strano, considerando che non avevo ancora diffuso il mio numero. Risposi pensando che fosse un numero verde o qualcosa del genere. Avevo abbastanza tempo a disposizione.

"Pronto?" dissi al telefono. Era strano quanto la mia voce fosse squillante. Non avevo parlato per diversi giorni.

"Parlo con Avery?" chiese una donna dall'accento britannico. Mi misi a sedere, l'accento europeo aveva solamente un posto nella mia mente.

"Sì, sono io".

"Volevo invitarti alla veglia per Harry. Sarà a bara chiusa, ma a metà verrà aperta".

Era uno scherzo?

"Chi sei?" domandai.

"Anne, la mamma di Harry" disse la voce, la quale mi fece venire voglia di avere un altro crollo. Harry mi aveva detto quanto volesse rivedere questa donna, la quale mi stava ora invitando alla sua fottuta veglia funebre.

"Dove, e a che ora?" cercai di ricompormi al meglio che potei. Considerate le due recenti perdite mi risultava difficile calmarmi. Grazie a Dio avevo finito la scuola, altrimenti non sarei stata in grado di presentarmi.

"I dettagli sono già nella lettera".

"Lettera?" ripetei.

"Nella posta. Arriveranno nella posta" sentii risatina accennata, seguita da un sospiro. Mi intristiva ancora di più sapere che sua mamma potesse anche solo trovare un minimo di felicità in tutto questo.

"Okay, grazie".

Seguii un lungo silenzio. Non sapevo se riagganciare o se salutarla prima. Era così imbarazzante, e non mi trovavo nemmeno faccia a faccia con lei. Stavo per chiudere la chiamata quando...

"So che volevi che restasse" Anne prese a singhiozzare. Mi sentii un nodo in gola, e mi ci volle tutta la mia forza per non piangere e mettermi in imbarazzo al telefono.

"È così" chiarii, ed era come se potessi sentire il peso del mondo che mi crollava addosso. Mi mancava così tanto da impazzire. Era persino difficile pensare a come si sentissero i suoi fani. Quanto fossero innamorati pazzamente di lui senza nemmeno conoscerlo. Si meritavano il suo amore più di quanto me lo meritassi io. Ma nessuno si meritava di perdere un angelo come lui. Nessuno di noi.

Come farò ad andare avanti senza di te, Haz?

Udii una voce dire "sii forte". 

murder house |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora