Harry’s pov
Ho sempre amato passare la notte nei pub con i miei amici a cazzeggiare, cercare di rimorchiare qualche ragazza solo per passarci la notte insieme e soddisfare i miei istinti maschili, solo per puro divertimento, eppure, ora, in questo pub affollato, non mi sento a mio agio.
Sento come se una parte di me fosse assente, lontana, come se tutto questo fosse sbagliato; mi guardo intorno, non mi sono mai soffermato ad osservare la gente, le cose, il cielo o le stelle perché troppo impegnato a pensare solo a me stesso, credevo che solamente io fossi importante, che fossi l’unico degno di essere ascoltato, che tutti dovessero sottostare ai miei voleri e alle mie necessità senza mai contraddirmi o sfidarmi, eppure mi sono perso il mondo che mi scorreva vicino, mi sono perso tutta la vita.
Qui, si, proprio qui, vicino a me, c’è una coppia di anziani che bevono una cioccolata calda mentre si abbracciano e si raccontano come hanno passato la loro giornata, un bambino tira il braccio di sua madre, fuori dal pub, probabilmente perché stanco di stare in giro, e poi guardo le piccole stelle che stanno comparendo nel cielo notturno di questa piccola cittadina, uno spettacolo bellissimo.
Com’è possibile che mi sia perso tutto questo negli ultimi anni?
La porta del locale viene aperta facendo entrare una folata di aria fredda che mi scompiglia i capelli, l’inverno si sta avvicinando; sposto gli occhi sui nuovi clienti, una ragazza alta bionda è a braccetto a un ragazzo che ho già visto, è Luke, l’amico di Ruth. Intraprendono una conversazione animatamente mentre si dirigono a un tavolo da quattro, dietro di loro compare un ragazzo alto, con i capelli ricci tendenti al biondiccio, porta una sciarpa fra i capelli, proprio com’è di mia abitudine; si gira per parlare con il quarto del gruppo, una ragazza minuta, con lo sguardo basso e le mani arrossate strette fra di loro, annuisce freneticamente alle parole del biondo, inciampa nei suoi piedi perdendo l’equilibrio, il ragazzo l’afferra al volo facendola arrossire. Finalmente alza lo sguardo facendomi confermare la mia supposizione, come potrei non riconoscerla? Ruth cammina timidamente fra i tavoli cercando di non attirare l’attenzione di nessuno, finchè non raggiunge il suo tavolo, si siede mostrandomi il suo magnifico profilo.
Cosa mi hai fatto Ruth?
Perché mi sento così?
Osservo ogni suoi piccolo gesto, da quando si morde le labbra per l’imbarazzo a quando ordina un thè caldo al limone, lei e la sua amica sono due personalità completamente diverse, mi stupisco che siano così amiche; lei così innocente, timida e pacata mentre l’altra disinvolta, sicura di sé e esuberante.
“Harry ci sei? Ti vedo abbastanza distratto stasera” Mi dà una gomitata Louis rompendo il filo conduttore dei miei pensieri.
“Si, scusa” Riporto lo sguardo su di loro notando una nuova aggiunta, una ragazza mezza nuda seppur il freddo che avvolge la città.
Mentre ricominciano a parlare di come fallirà il nuovo negozio di sport qui in città mi permetto di osservarla di nuovo, si tira su le maniche scoprendo i grandi segni violacei che le ho provocato, una morsa mi stringe lo stomaco impedendomi di respirare per qualche secondo; la sua amica notandoli le afferra il polso e inizia a farle mille domande utilizzando un tono leggermente più alto del normale attirandosi l’attenzione di qualche cliente. Ruth si riabbassa le maniche rendendosi conto di quello che ha appena fatto, arrossisce iniziando a balbettare, non riesco a sentire quello che dice ma non sembrano frasi credibili dal suo labiale o comunque con un senso. Luke, la sua amica e quel biondino con la faccia da deficiente insistono cercando di capire il motivo di quei segni così evidenti.
Mi alzo dalla sedia raggiungendo il loro tavolo, afferro il braccio della ragazza alzandola dalla sedia.
“Scusatemi tanto, ma Ruth deve venire via con me, con il vostro permesso” Li saluto trascinandola fuori dal locale senza darle il tempo di parlare o di ribattere.
“Sei impazzito?” Sbraita mentre la conduco alla mia Jeep, cerca di opporre resistenza ma senza riuscirci.
Apro la portiera e la spingo dentro con poca delicatezza per poi raggiungere il lato del conducente.
“Dovresti ringraziarmi, ti ho tolta da quella brutta situazione” Giro la chiave per poi mettere in moto partendo sgommando sulla strada illuminata dai lampioni.
“Ringraziarti? E’ tutta colpa tua se mi trovavo in quella situazione e poi.. No aspetta stavi spiando la nostra conversazione?” Si gira attaccandomi, questa ragazza mi stupisce sempre di più, ha ancora il coraggio di urlarmi contro.
“Non stavo spiando nessuno, e ora stai zitta e ferma, non sporcarmi la macchina o ti faccio pagare il lavaggio” Tuono fulminandola con lo sguardo.
“Io ho det..”
“Zitta” Sibilo fra i denti, lei si gira e incrocia le braccia al petto mettendo su il broncio. E’ davvero carina quando si arrabbia.Ruth’s pov
Lo detesto.
Lo odio.
Stronzo.Come si permette di portarmi via dal bar in questo modo?
Davvero, dai chi si crede di essere?
In più mi zittisce in questo modo?
Odioso come pochi.
“Dove stiamo andando?” Chiedo dopo mezz’ora di silenzio snervante.
Lui accende la radio senza rispondermi, è estenuante.
“Dove stiamo andando?” Ripeto scandendo bene le parole.
In tutta risposta alza il volume senza rispondermi. Perché si comporta così?
Ho troppi interrogativi che viaggiano nella testa e nessuno si degna di rispondermi, sto davvero impazzendo, prima o poi scoppierò.
“Ti ho chiesto dove stiamo andando, puoi rispondere per favore?” Lo guardo, la sua mano si muove verso il pulsante del volume alzandolo fino a frantumarmi le orecchie; mi tappo le orecchie per il volume troppo eccessivo implorandolo di abbassare.
Finalmente, dopo la terza supplica mi accontenta.
“Grazie” Farfuglio.
“Fai sempre così tante domande?” Si gira scrutandomi da sotto le sue ciglia nere mettendomi i brividi.
“Si” Deglutisco.
“Sei davvero una rottura di palle” Sorride ritornando a fissare la strada.
“Ah grazie” Mi volto verso il finestrino.
La macchina sfreccia in una stradina piccola e sassosa facendomi sobbalzare di tanto in tanto sul sedile, ormai il cielo è punteggiato di stelle e la luna è alta nel blu della notte, si sente solo il nostro respiro e il canto delle cicale, appoggio la testa al freddo finestrino formando una piccola condensa con il mio respiro, chiudo le palpebre ormai stanche.
“Al vecchio castello” Dice senza distogliere lo sguardo dalla strada.
“Cosa?” Chiedo girandomi.
“Stiamo andando al vecchio castello” Si volta serio, un attimo lunghissimo in cui i miei occhi sprofondano nei suoi facendomi perdere il concetto di realtà.
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Nightmare (revision)
Fanfiction"E quando realizzai di essere innamorata di lui, capii fosse davvero la fine." #2 in fanfiction