Capitolo 28

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Sento il rumore della porta sbattere mentre mi inoltro nel bosco ormai a me conosciuto, Harry, probabilmente, mi sta rincorrendo.
La pioggia batte velocemente e senza sosta sul mio viso annebbiandomi talvolta la vista; c’è freddo e il terreno muschiato è reso scivoloso dall’acqua, non devo cadere.
Scavo nella memoria per cercare di ricordarmi dove si trova il sentiero principale, sono più che sicura che mi porterebbe al cancello della villa.
Dopo aver corso senza sapere la giusta direzione scorgo una casetta per uccelli, quella che avevo notato pochi giorni fa, la memoria mi mostra finalmente la giusta via facendomi aumentare la velocità.
Sorrido da sola fra la poggia e la fatica perché finalmente posso farcela, posso scappare via da questo maledetto incubo, i miei pensieri sono interrotti dall’urlo di Harry.
“Fermati Ruth è pericoloso!”
Aumento la velocità, so di essere più lenta di lui, ma l’adrenalina e la forza di volontà non mi permettono di mollare.
Saranno ormai 15 minuti che corro e sono zuppa, in lontananza riesco a intravedere un grande cancello in ferro, è facilmente scavalcabile ma è molto alto; ci vado a sbattere contro provocandomi una fitta all’anca.
“Ruth non ci provare, stai ferma lì!”
Quando andavo in montagna, per fortuna, ho scalato qualche roccia, spero di ricordarmi qualcosa.
Afferro il freddo metallo iniziando a salire, le mani mi tremano e la fitta all’anca non migliora, ormai sono quasi in cima; un colpo fa tremare il cancello obbligandomi a fermarmi e ad avvinghiarmi alle sbarre. Abbasso lo sguardo per vedere cosa sia successo, Harry mi ha raggiunto e cerca di farmi cadere.
“Ruth porta il tuo cazzo di culo qui!”
Ricomincio a salire cautamente per evitare di cadere a causa dei suoi colpi.
“Non costringermi a salire Ruth, non lo pensa davvero Zayn”
Avevo completamente rimosso quello che mi aveva detto Zayn, grazie Harry per avermelo ricordato, sono ancora più motivata a scappare. Scavalco e ricomincio a scendere, vedo Harry che si arrampica per raggiungermi; verso metà siamo uno difronte all’altro, mi penetra con i suoi bellissimi occhi verdi.
Con solo questo sguardo riesco a leggere la rabbia, la frustrazione per non essere riuscito a fermarmi, l’odio e la preoccupazione nei suoi occhi, sembra implorarmi e ordinarmi contemporaneamente di restare qui, con lui.
“Addio” Gli dico. Senza smettere di guardarlo mi lascio andare per poi atterrare sull’asfalto duro.
Un suo urlo squarcia il silenzio provocandomi i brividi sulla schiena.
I piedi mi bruciano e probabilmente sono tutti tagliati, non ho la minima idea di dove sia ma non mi importa, oggi è il giorno più bello della mia vita.
Cammino sulla strada sperando di poter trovare un passaggio, è tutto buio e la paura comincia farsi spazio nella parte più responsabile del mio cervello; improvvisamente due luci si avvicinano così mi posiziono in mezzo alla strada mentre alzo le mani per farmi vedere.
Appena si accorge di me frena di colpo per non investirmi.
Una figura alta e slanciata esce dalla macchina imprecando e sbattendo la portiera, non riesco a vederlo bene ma sembra giovane.
“Cosa cazzo ti passa per la testa? Di notte ti butti in mezzo alla strada per di più con la pioggia?” 
Si avvicina torreggiandomi obbligandomi a fare un passo indietro, finalmente riesco a vederlo in viso. Ha i capelli biondi tirati all’insù, gli occhi celesti e un piercing al labbro inferiore.
“Scusami, volevo solo un passaggio” Tartaglio
“Da dove vieni scusa? Qua non ci abita nessuno”
“Io.. Ho camminato un po’ e mi sono persa” Abbasso lo sguardo, non voglio rivelare la verità, se fosse un loro amico mi riporterebbe in casa.
“Hai camminato senza scarpe?” Ride, sembra simpatico, ma mai basarsi sull’apparenza.
“No, cioè si, no ero con le havaianas ma poi ho preso un po’ di sole e quando mi sono svegliata non c’erano più”
“Un po’ di sole con la pioggia?” Continua a ridere
“No, dove ero io c’era bel tempo, ecco tutto” Sono visibilmente in difficoltà e lui credo l’abbia capito.
“Va bene, sali prima che ti ammali e io mi bagni come te”
Corro dalla parte del passeggero e mi fiondo sul sedile, l’aria calda mi investe e un dolce profumo mi inonda le narici, è buonissimo. Dopo che è entrato in macchina mi sorride, è veramente bellissimo. 
“Mi chiamo Luke, Luke Hemmings, piacere”
“Piacere io mi chiamo Ruth Clavor”
“Sono appena tornato da un calcetto dovrei avere.. ecco qui” Mi porge un asciugamano contenuto nel borsone che è sui sedili posteriori.
“Grazie mille” Mi tamponi i capelli e mi avvolgo il corpo per stare al caldo, vedo che alza l’aria calda.
Accende il motore e si mette in moto.
“Dove ti devo portare?”
“Portami pure in Swanmore road, abito lì vicino” Io e Charlie abbiamo preso un appartamento insieme, lei si è già trasferita mentre io avrei voluto aspettare ancora qualche mese.
“Certo, sarà un po’ lunghetto il viaggio”
“Scusami davvero, ti porto molto fuori strada?”
“No no tranquilla, ero diretto a Southborne”
Gli faccio un sorriso di ringraziamento e mi accoccolo sul sedile in pelle della sua bellissima e ultramoderna macchina. Appoggio la testa sul freddo finestrino per poi addormentarmi con il sorriso.

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