Chiudo il telefono e lo rinfilo in tasca mentre qualcuno apre la porta del bagno in cui ero entrata.
“Cu cu”
“Ma non ho ancora fatto nulla” Mi lamento mentre, prendendomi per il gomito, mi trascina fuori di lì.
“Cavoli tuoi”
Molla la presa mentre continua a parlare e a contare droga con il cassiere.
I minuti scorrono ininterrottamente, e oramai, i quindici minuti che sono passati, sembrano un’ora.
Inizio a correre verso l’uscita ma una mano mi afferra per il cappuccio della giaccia, che slaccio per liberarmene, quando giungo all’uscita mi volto indietro per vedere il ragazzo inseguirmi, questo piccolo attimo di distrazione mi impedisci di notare una macchina che, per evitarmi, sbanda per poi sterzare.
“Dove credevi di andare?” Mi sorride malignamente.
Mi afferra un polso, ancora dolorante per colpa di Harry, che me l’aveva preso quando erano venuti al ristorante con Luke e me, facendomi sussultare.
“Vedo che sei abituata a essere trattata così” Ghigna notando il rimanente segno violaceo, aumenta la presa al polso provocandomi una fitta di dolore, le lacrime, ormai trattenute da un po’, mi rigano le guance facendolo ridere.
Improvvisamente la sua risata si interrompe e il suo viso ritorna serio, un respiro caldo sul collo mi aumenta il battito cardiaco.
“Lasciala Jake” Ringhia Harry.
“Da quando fai la parte del buono Harry?”
“Da quando lo dico io, ora leva quelle sporche manacce dal lei o ti ritroverai con qualche osso rotto”
“E’ una minaccia?” Sorride divertito Jake.
“Può darsi, vuoi scoprirlo?”
“Sfido la sorte”
Il corpo di Harry si butta su quello di Jake facendomi perdere l’equilibrio, mi sbuccio i gomiti contro il freddo e grigio marciapiede.
Osservo la scena, in silenzio mentre i singhiozzi lasciano le mie labbra di tanto in tanto.
Jake era più alto di me, ma ora davanti a Harry sembra essere piccolo e indifeso, il riccio torreggia costringendolo ad indietreggiare contro il muro, lo solleva per il collo e lo colpisce con un pugno; la testa di Jake è inclinata verso sinistra mentre del sangue gli cola dallo zigomo e dal naso. Harry molla la presa così il rosso arranca barcollando verso l’ingresso del supermarket.
Harry, con passo spedito, si avvicina sollevandomi. Quando gli mollo la mano osservo che ha le nocche lacerate e che io ho i palmi e i gomiti sanguinanti.
“Scusa..” Singhiozzo.
Mi attira in un suo abbraccio facendomi scoppiare a piangere.
Mi lascio cullare dalle sue parole rassicuranti e dalle sue braccia mentre, lentamente, sciogliamo l’abbraccio.
In silenzio mi dirige verso la Range Rover nera, scoprendo che era la macchina che poco fa mi stava investendo, per poi aiutandomi ad accomodarmi sui sedili di pelle.
Accende il getto di aria calda per poi guidare fino a casa mia mentre una leggera pioggerellina bagna la strada e tuoni lacerano il cielo grigio e cupo.
***
Quando accosta nel vialetto noto che le luci sono ancora spente, segno che Charlie non è ancora tornata.
Se solo fossi andata fuori con loro non sarebbe successo tutto questo casino; dire che da quando ho conosciuto Harry la mia vita è diventata molto più movimentata e spericolata è un eufemismo.
Senza dire niente mi leva le chiavi dalla mani e apre la porta per poi spingermi delicatamente dentro, si richiude la porta alla spalle dando due giri di chiave.
Appoggia la giaccia sulla sedia e mi conduce di sopra, sono ancora abbastanza scossa dall’accaduto.
“Stai bene?” Mi chiede dopo un lungo e tormentante silenzio.
Annuisco ancora scossa dai brividi.
“Vai a farti una doccia calda, Ruth” Mi sorride gentilmente, annuisco e mi dirigo in bagno.
Dopo una doccia lunga e rilassante mi infilo il pigiama mentre lascio i capelli bagnati.
Lo raggiungo in salotto e mi siedo vicino a lui sul divano.
“Vuoi spiegarmi perché ti trovavi lì?” Nella sua voce non c’è nessuna nota arrabbiata o dura, soltanto calma e gentilezza.
Nego con la testa, non ora.
“Appoggia la testa qui” Mi indica le sue gambe.
Sono troppo stanca e scossa per controbattere così faccio come mi dice.
Devo almeno dargli una spiegazione, dopo quello che ha fatto, così trovo il coraggio per raccontargli tutto.
“E così sei arrivato tu” Finisco.
“Non puoi andare in dei bar così da sola, soprattutto quello. E’ conosciuto per la sua fama orribile”
“Non lo sapevo” Rispondo sconfitta.
“Tranquilla, va tutto bene” Mi accarezza dolcemente i capelli trasportandomi nel mondo dei sogni.
Harry’s pov
E’ un angelo mentre dorme, ed io sono il diavolo in confronto a lei.
Le faccio passare un braccio sotto le ginocchia e uno attorno alla vita per sollevarla e portarla a letto.
La casa è avvolta dal buio se non da una piccola luce nel corridoio, la sua amica non è ancora tornata, per fortuna.
La metto sotto le coperte, mi levo le scarpe e mi corico vicino a lei, il polso destro è cerchiato da un livido violaceo che presto diventerà nero con sfumature giallognole e mi sento tremendamente in colpa per essere la causa, in parte, di questo segno.
Entro pochi minuti mi addormento con lei cullato dal suono regolare del suo battito cardiaco.
\\SPAZIO AUTRICE
Ho pensato di scrivere anche un'altra storia:
Una ragazza ottiene uno stage per lavorare in una casa di moda, il figlio del fondatore è un ragazzo scontroso e arrogante, praticante Box.
Oppure una storia fantasy.
Cosa ne dite? E' solo un abbozzo come trama quindi non è del tutto deciso.
Vorrei sapere la vostra opinione, quindi commentate in tantii.
Baci, Carolina♥
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Nightmare (revision)
Fiksi Penggemar"E quando realizzai di essere innamorata di lui, capii fosse davvero la fine." #2 in fanfiction