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Pov's Sophia
Era da circa mezz'ora che il dottore mi faceva ogni genere di controllo, avevo tantissimi tubicini attaccati al corpo e ho fatto le radiografie in tutto il corpo, mi aveva fatto anche tantissime domande a cui non ho saputo rispondere
"Puoi rivestirti" disse indifferente guardando lo schermo davanti a sé, aveva l'aria pensierosa, forse aveva trovato il problema.
Fummo disturbati da un leggero bussare nella porta, mi misi in fretta la maglia e feci segno di entrare, era Igor, entrò e si sedette al mio fianco baciandomi il dorso della mano
"Tutto okay?" Chiese guardandomi dritto negli occhi
"...si" Dissi ammaliata da lui
"Dottore... allora? Come sta?" Disse lui distogliendo lo sguardo da me e rivolgendosi al mio dottore
"I risultati completi  li avremo a giorni... per adesso posso dirvi che la signorina soffre di amnesia retrograda transitoria che insorge  spesso dopo una forte agitazione emotiva e  si associa ad un vuoto di memoria per gli eventi degli ultimi giorni o mesi, a livello fisico fortunatamente sembra stare bene... se c'è dell'altro la terrò aggiornato" disse tranquillo il dottore
"Ma la recupererà la memoria?" Chiese Igor preoccupato, non aveva capito un cazzo di ciò che gli aveva detto il dottore in pratica
"Si, la perdita di memoria è temporanea e l'estensione della lacuna mnemonica si riduce progressivamente" disse il dottore e Igor tirò un sospiro di sollievo
"Quanto ci vorrà più o meno?" Continuò il moro al mio fianco
"Più la paziente è sollecitata e meglio è... in ogni caso, bisogna aspettare, tempo al tempo" provò a zittirlo
"Ma nel frattempo?" Chiese nervoso
"Stai zitto" Dissi io seccata dal suo comportamento, immediatamente Igor mi incenerì con lo sguardo
"Sta' calmo! Non c'è bisogno di agitarti così tanto! Hai sentito il dottore, starò bene" Dissi io e il dottore fece segno di si con la testa
"Va bene... dottore deve prendere delle medicine? Qualcosa o..." Continuò a fare domande
"No, forse però segnerò a lei dei calmanti, così si rilassa un po'" disse ironico il dottore, ma non sapeva che stesse giocando con satana
"Come ti permetti idiota?!" Sputò acido Igor e io provai subito a calmarlo
"Stava scherzando, stai calmo Igor!" Tentai e in poco tempo riuscì a calmarlo
"Adesso possiamo andare, andiamo" disse quest'ultimo rivolgendosi a me che lo segui stizzita

"Andiamo un po' in giro?" Chiesi mentre uscivamo dall'edificio
"Non posso, ho del lavoro da sbrigare" disse sbuffando
"Guarda che farà bene svagarci un po'" provai ad afferrarlo per il braccio ma lui lo tirò via, come se avessi la peste
"STO CERCANDO LO STRONZO CHE CI HA ATTACCATI, CHE TI HA FATTO QUESTO, COME FACCIO A SVAGARMI?!" Disse imbestialito
"... okay, torna a fare le tue ricerche, io mi faccio un giro nella MIA CITTÀ, NELLA TERRA IN CUI SONO NATA, dove anche se lo schifo è più alto delle nostre teste nessuno calpesta nessuno, tra i miei pari, non con gente che si crede padrona del mondo, ogni tanto ricordati che dovunque tu ti sieda, che sia un trono o uno scalino, non sarai che seduto sul tuo culo!" Dissi io rispondendogli a tono
"Sai che ti dico? Me ne sto occupando pure troppo, vai a fare il cazzo che ti pare, torna dalla tua famiglia... ah no, l'hai fatta morire bruciata" disse crudele, questo non lo doveva dire, sapeva i miei punti dolenti e li sta usando contro di me.
Mi avvicinai lentamente a lui, lo guardai negli occhi e poi gli sputai in faccia, mi faceva solamente schifo in questo momento. NESSUNO, e dico nessuno, deve permettersi a parlarmi in quel modo, toccando la mia famiglia.
Me ne andai a testa alta, come fanno le vere regine, lo piantai lì per quello che era, uno stronzo e manipolatore, forse mi sono presa la sindrome di Stoccolma per lui, altro che sbandata.
Che vada a farsi fottere, non è più un problema mio.
Girare per le strade della città in cui sono nata mi fa sentire di nuovo me stessa, mi aiuta a rivivere le parti salienti della mia vita, passare dal giocare in piazzetta a spacciare in piazzetta, perché siamo cresciuti con la fame nelle ossa.
Visitai tutti i vicoli e parchetti dove da piccola per me erano casa, c'è più gente qui che mi ha visto crescere che tra i miei amici più stretti.
"Come sei cresciuta" sentì dire alle mie spalle mentre guardavo i bambini giocare a calcio, mi girai e notai una vecchietta con il bastone che mi guardava sorridendo, anche se era anziana e le rughe non le mancavano, era una bella signora
"Scusi ci conosciamo?" Chiesi io
"Ti ho visto crescere, ti sei fatta una donna bellissima" disse con gli occhi che le luccicavano
"Non vi ho mai visto prima d'ora" Dissi cortesemente
"Venivi sempre qui a giocare da piccola, io abito all'ultimo piano della palazzina di fronte, dopo la morte di mio marito mi sentivo molto sola, così mi sedevo  nel balcone e vi guardavo giocare. Com'è bella la vita quando si è nel fiore della vita, ti ho vista sbocciare come un fiore. Poi non ti ho più vista, alcuni ragazzini che frequentavi ho saputo che sono morti, avevo così paura per te quando hai smesso di frequentare la piazzetta. Tu ti sei sempre distinta tra tutti gli altri ragazzetti della tua età, avevi già il carattere da leader, avevi molte amiche e amici che ti volevano molto bene. I bambini di oggi non sono paragonabili minimamente a voi, mi divertivo a guardarvi durante i vostri pomeriggi, quando qualcuno del palazzo vi sgridava per il casino che combinavate voi vi ribellavate come dei veri guerrieri, però eravate proprio dei ragazzi d'oro, aiutavate sempre le signore a portare la spesa o ad attraversare la strada. Ti sei fatta proprio bellissima" disse accarezzandomi il viso, dire che sono rimata scioccata è dire poco.
A volte ci sono delle persone che fanno parte della nostra vita, ma di cui noi non conosciamo nemmeno l'esistenza.
"Signora... non so cosa dire..." Dissi imbarazzata e dall'emozione
"Chiamami Mary... ti va' di salire a casa mia a prendere del the con i biscotti?" Chiese premurosa, anche se mi fa schifo il the accetto solo perché mi ha fatto troppa tenerezza
"Certo! Così ci facciamo anche due chiacchiere!" Dissi entusiasta e prendendogli le buste della spesa per poi dirigerci verso casa sua.
Entrammo nel suo appartamentino, l'arredamento era antico e c'erano numerose foto in bianco e nero che mi soffermai ad osservare, era Mary da giovane con un ragazzo altrettanto bello,credo fosse il marito.
Ci sono le foto del loro matrimonio e anche con dei bambini
"Hai figli Mary?" Chiesi incuriosita
"Si, ma ormai non ci parliamo più" disse sconfitta
"Perché?" Dissi accarezzandole la schiena
"Mio marito era scorbutico e voleva che facessero strada nella vita, così li ha obbligati  a studiare per diventare almeno avvocati, sono diventati dei giudici e si sono trasferiti dall'altro lato del pianeta. Nonostante le vite agiate ce l'hanno sempre avuta a morte con mio marito per non avergli fatto intraprendere la strada desiderata e averli anche umiliati qualche volta durante dei litigi, quando loro padre è morto  non sono nemmeno venuti al funerale per dargli un ultimo saluto.Tom, mio marito, anche se era severo li amava con tutto il cuore, lui da piccolo faceva un lavoro misero, quindi voleva che i suoi figli non facessero dei sacrifici enormi per poi essere ripagati con niente." Disse con qualche lacrima solitaria che le colava dal viso angelico  segnato dagli anni
"Scommetto che anche loro nel profondo dei loro cuori continuino ad amarvi" Dissi sicura di me
"Non credo proprio" disse lei negando con il capo
"Mary, la mia famiglia è morta a causa dei miei errori, quando ero piccola non potevamo permetterci il lusso, quindi principalmente crescevo per strada a giocare, crescendo ho avuto modo di incontrare 'cattive compagnie' che mi hanno fatto conoscere il lusso, quest'ultimo mi ha allontanato sempre di più dalla mia famiglia, volendomi spingere sempre troppo oltre. Una sera, mentre tornavo a casa, ho visto quest'ultima bruciare, all'interno era stata sigillata tutta la mia famiglia, sono morti a causa mia. Mio fratello, aveva solo 9 anni.
Io mi ero allontanata da loro perché tendiamo a dare sempre le cose per scontate  , ma quando li ho persi avrei preferito morire io tra quelle fiamme, non capiamo mai il valore delle cose finché non le perdiamo. Quindi, i tuoi figli vi ameranno sempre, solo che vi hanno dato per scontato, anche loro se ne accorgeranno un giorno , con il  passare del  tempo. Posso sapere come si chiamano?" Dissi asciugandomi le lacrime e Mary mi porse gentilmente un fazzoletto
"Il maschio Jona e la femmina Lizzie" disse sorridendo, chissà a cosa stava pensando
"Tuo marito invece come si chiamava?"
"Jonathan Smith" disse fiera lei
"Eravate bellissimi" Dissi prendendo dal ripiano la foto che li ritraeva mentre si baciavano
"Già... mi manca come l'aria. Ogni giorno immagino la porta sbattere e Jonathan che entra con un mazzo di rose a dirmi 'buongiorno amore mio' come faceva quando eravamo giovani, non importava se fossero le tre di pomeriggio o di notte per lui era sempre giorno, diceva che il sole doveva splendere sempre nelle nostre vite" disse guardando la foto con malinconia
"Allora... prepariamo questo the?" Chiesi per cambiare discorso
"Si, lo preparo subito" disse mettendosi all'opera, io nel frattempo preparai la tavola per non sporcare e presi i biscotti, dopo aver chiesto cinquanta volte le indicazioni su dove fossero a Mary.
"Allora... che fai nella vita?" Chiese guardandomi attentamente
"Io... a dire il vero non sono molto orgogliosa della vita che conduco" insomma sono una trafficante, vorrei dirle ma non posso
"Intendi per le brutte compagnie che mi hai detto prima?" Chiese curiosa
"Ti hanno fatto perdere la famiglia e tu ancora li frequenti certi soggetti?" Chiese con tono di rimprovero , non aveva tutti i torti
"Sono anche fidanzata con il figlio del mio boss... o almeno lo ero... non lo so, è complicato il nostro rapporto" Dissi confusa e a lei le si illuminarono gli occhi
"Hai il ragazzo?" Chiese felice, così iniziai a raccontarle tutta la storia di me e Igor, o quella che mi ricordo e che mi è stata raccontata.
"Quando vi hanno attaccati lui dove era?" Mi ha chiesto con un'espressione cupa
"È uscito dalla stanza appena ha sentito l'allarme, è uscito per cercare di proteggermi" Dissi insicura della mia versione
"Ti doveva svegliare almeno, così avevi il tempo di nasconderti! Che screanzato è mai questo?" Disse arrabbiata
"Lasciamo stare..." Dissi sbuffando
"L'amore non è bello se non è litigarello" prendendomi per mano
"Si ma noi litighiamo in continuazione" Dissi esausta
"È uno stronzo, è vero, ma al cuore non si comanda. Preferiresti litigare con lui o stare con qualcun altro?" Disse facendomi ragionare
"Con lui però quando esagera preferirei stare di gran lunga con qualcun altro!" Dissi sbuffando
"Siete entrambi impulsivi, mi ricordo di te quando eri piccola e di già eri un peperino, tranquilla, se vi amate veramente tutto tornerà a posto... anche se secondo me non doveva abbandonarti così durante un attacco" disse tornando al discorso di prima
"Forse non pensava fosse un qualcosa di così grave... oppure pensava di potermi proteggere" Dissi pensierosa
"Allora sembra proprio uno che si crede sul serio un uomo intoccabile"
"Era ora che lo capissi, è uno sbruffone!" Sputai acida
"Ma ti ha fatto innamorare!" Disse ridendo Mary
"Cosa ci trovi di divertente in tutto ciò?" Dissi sorridendo per vederla allegra
"Sei così giovane... sei anche ingenua da non capire che siete cotti l'uno dell'altra" disse guardandomi con sorriso materno, istintivamente la abbracciai.

Dopo due orette a parlare con Mary notai che si era fatto notte e che dovevo tornare a casa, o l'edificio dove soggiornavo più che altro.
"Vuoi rimanere a dormire qui da me?" Mi chiese gentilmente, all'inizio pensai di accettare ma non volevo allarmare nessuno per la mia scomparsa
"No, non vorrei creare casini per una fuga improvvisa dalla realtà... grazie Mary, sei speciale" Dissi con gli occhi lucidi
"Torna a trovarmi appena puoi, la mia porta è sempre aperta per te" disse lasciandomi un tenero bacio sulla guancia "ricorda che sei una persona forte e sei anche bellissima, hai tutte le carte in tavola per fare il culo a questo mondo di merda" disse facendomi ridere, la abbracciai nuovamente e poi intrapresi di nuovo il mio cammino.
Ero arrivata, ero qui, davanti all'edificio che mi ha dato e tolto tutto. Mi addentrai nel palazzo, quando misi le chiavi della toppa potevo sentire il mio cuore martellare dall'emozione e allo stesso tempo per la voglia di fuggire da questo posto. Aprì lentamente la porta di casa e i ricordi mi assalirono, io da piccola che giocavo con i miei genitori, la nascita di mio fratello, io che imparo a camminare a  mio fratello visto che era più piccolino, io e mio fratello che giochiamo, io che scendo a giocare in piazzetta, io più grande che sto sempre in giro ed io che non ci entro quasi più a casa, fino ad arrivare a quel dannato giorno, ai giorni successivi e a tutto il dolore provato.
La mia testa martellava forte, troppo forte.
I ricordi mi hanno letteralmente assalita, dopo l'incidente è la prima volta che torno qui, ed è tutto come lo ricordavo.
La testa inizia a girarmi, sento di non riuscire a respirare, il cuore batte all'impazzata e mi tremano le gambe, ad un certo punto sento le forze mancarmi e mi lascio andare, prima di toccare il pavimento però, due forti braccia mi prendono al volo.
Quelle braccia, quel profumo, ormai li riconoscerei anche a distanza di chilometri.

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