1.Freddo pungente

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-Young and rich-

Il sole filtrava debole e tiepido attraverso la finestra a doppia anta, svegliando dolcemente il ragazzo che giaceva solo nel suo letto matrimoniale. La sua testa pendeva da un lato del letto, e le coperte erano quasi tutte cadute sul pavimento. L'enorme stanza era ora baciata dalla luce tenue del giorno, e il tepore dei riscaldamenti rendeva l'atmosfera piacevolmente rilassante. Aprì gli occhi lentamente, sbadigliando con pigrizia, si mise a sedere e si grattò la chioma bionda e ondulata. Fuori, la neve cadeva con insistenza, imbiancando strade e tetti, l'aria era frizzante e l'atmosfera incantevole; dopotutto, il Natale era alle porte. Ma Kim Taehyung aveva sempre detestato il freddo; per questo, nella sua casa, i riscaldamenti erano impostati a una temperatura tale che si poteva tranquillamente girare a torso nudo. Il solo pensiero di dover uscire nel gelo di Seoul gli gelava l'anima. Non poteva fare sempre caldo? Era il pensiero ricorrente quando i brividi gli percorrevano la pelle. Ma nella sua stanza, il freddo non era un problema.

Il ventiquattrenne si stiracchiò e sbadigliò nuovamente. Si sentiva insolitamente felice, come se i suoi soliti problemi di fiducia fossero svaniti, pur sapendo che la situazione poteva cambiare in qualsiasi momento. Ma sorrise ancora; la vista del lusso che lo circondava lo rendeva euforico. Per lui, il detto "i soldi non fanno la felicità" era una menzogna. Come poteva non essere felice, quando con i soldi aveva ottenuto tutto ciò che desiderava? Una casa sfarzosa, una macchina di lusso, armadi stracolmi di abiti firmati e scarpe di ogni tipo. Come avrebbe potuto permettersi tutto ciò senza denaro? I soldi, soldi, soldi erano l'unico pensiero che gli ronzava in testa.

Quando la sveglia iniziò a suonare sul comodino, Taehyung la spense alzandosi dal letto. Si avvicinò all'armadio e aprì una delle ante. La stanza, dipinta di un blu notte sfumato con tocchi di oro brillante e argento, era dominata da una grande finestra a battente che si affacciava sulla magnifica città di Seoul. Un lampadario che sembrava fatto di cristalli pendeva dal soffitto, scintillando sotto i deboli raggi del sole. Il letto matrimoniale, di un bianco sporco, troneggiava al centro della stanza, su un morbido tappeto bianco che ricordava la neve. Uno dei muri era adornato di specchi che riflettevano la luce della finestra, mentre l'armadio occupava l'altro. Taehyung fissò a lungo i vestiti appesi, scegliendo con calma cosa indossare in quella fredda mattina di dicembre. Dopo aver selezionato un maglione bianco a collo alto e un paio di pantaloni neri, li posò sul letto e decise di concedersi una doccia calda. Si chiuse in bagno, aprì l'acqua e, non appena il vapore iniziò a offuscare i vetri della doccia, si posizionò sotto il getto, lasciando che l'acqua scaldasse il suo corpo. Trascorse un buon quarto d'ora sotto l'acqua, poi uscì, si avvolse nell'accappatoio e tornò nella sua stanza. Dopo essersi vestito e aver sistemato i capelli, prese una giacca pesante color marrone chiaro e un paio di scarpe nere, si guardò allo specchio e non poté fare a meno di sorridere. Amava se stesso, e come poteva essere altrimenti? Il suo viso era uno dei più belli che si potessero incontrare; perfettamente proporzionato, con occhi a mandorla color cioccolato e un grazioso neo sulla punta del naso piccolo. Le sue labbra carnose erano di un rosso intenso quel giorno, e la sua pelle era insolitamente pallida. I capelli biondo miele, lunghi, mossi e lucidi, erano curati alla perfezione. Indossava semplici orecchini neri, una serie di anelli d'argento e una collana nascosta sotto il maglione. Alto circa un metro e settantotto, aveva un fisico slanciato e snello; chiunque lo vedesse lo scambiava per un modello. Dopo aver lanciato un'ultima occhiata allo specchio, strizzò l'occhio al suo riflesso e uscì dalla stanza.

Scendendo la scala a chiocciola, fischiettava tra sé e sé, con le mani nelle tasche dei pantaloni e gli occhi sorridenti. Entrò nell'immenso soggiorno e il profumo forte e stuzzicante del kimchi lo accolse. Kim Taehyung non viveva da solo; aveva un guardiano e una cuoca, sempre pronti a soddisfare le sue richieste.
Entrò in cucina esclamando un euforico «Buongiorno!», che ricevette risposta da entrambi i presenti.

«Signor Kim, la macchina è pronta», disse il guardiano Jun, porgendogli le chiavi. Ma prima che potesse afferrarle le chiavi caddero per terra e il guardiano iniziò a saltellare imprecando parole incomprensibili.

La cuoca, Ji-Ni, che amava Taehyung come un figlio, aveva appena colpito la mano del guardiano con un cucchiaio di legno.
«Prima deve fare colazione! Quante volte devo ripeterlo a entrambi?» esclamò, agitando minacciosamente il cucchiaio e facendo indietreggiare sia Taehyung che Jun.

«Ah, sei una pazza! Non potevi evitare di colpirmi?» si lamentò Jun, piegandosi a raccogliere le chiavi mentre Taehyung sorrideva, accarezzando i capelli di Ji-Ni. Lei agitò di nuovo il cucchiaio, facendo allontanare immediatamente il guardiano, e Taehyung rise.

«Ah, sei davvero come una mamma! Mi dispiace solo dover saltare la colazione anche oggi. Sono in ritardo», disse Taehyung, congiungendo le mani in preghiera e inchinandosi più volte, mentre l'espressione arrabbiata della cuoca faceva ridere e allo stesso tempo intimoriva il povero Jun.
«Non puoi di nuovo saltarla! È il pasto più importante», insistette Ji-Ni.

«Lo so, mi dispiace! Ma ultimamente sto dormendo molto. Mangiate anche per me, ci vediamo più tardi», rispose Taehyung, sorridendo mentre usciva dalla porta d'ingresso e si chiudeva in macchina per sfuggire al freddo pungente.

«Maledetto freddo. Quando finirà quest'inverno?» borbottò tra sé e sé, mentre metteva in moto la sua Porsche bianca e sfrecciava verso la sua azienda. Guidò per alcuni chilometri canticchiando una canzone, e quando fu vicino alla sua meta, quasi rischiò di investire qualcuno.

Frenò di colpo, si slacciò la cintura, aprì lo sportello e si avvicinò alla ragazza che aveva quasi travolto.
«Ma che ti salta per la testa? Guarda prima di attraversare», alzò la voce, preoccupato, mentre si stringeva il petto, e lei, con tre libri tra le mani e il viso arrossato forse dal freddo, lo fissava imbarazzata, inchinandosi per scusarsi.
«Mi dispiace, ero distratta», fu la sua risposta.
Taehyung sospirò, il cuore ancora in gola per lo spavento.
«Ti porto al pronto soccorso?» Chiese calmandosi un po', mettendo le mani dentro le tasche della giacca e maledicendo ancora il freddo.
La ragazza agitò la testa più volte prima di voltarsi e correre lontano, lasciando perplesso Taehyung che, dopo averle urlato dietro di fermarsi, basito salì sulla sua macchina di nuovo e partì velocemente.

•Mr Kim• Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora