42. Spiegazioni a Jimin

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-Hello my alien, we are each other's mistery.-

«Jimin?» la sua voce tremava per il pianto e ora che il suono dolce del timbro dell'amico aveva rotto il silenzio le sue lacrime erano aumentate ancora di più. Era grato che, nonostante fossero le 03:30 del mattino, lui gli avesse risposto.
Taehyung non si era mosso da casa di Mi-Yeun, si trovava ancora davanti al suo portone e fuori era così buio che per un attimo si sentì soffocare. Si sentiva male, avrebbe voluto urlare ma aveva la gola chiusa, come se fosse avvolta in un nodo molto stretto. Era persino difficile respirare, l'aria sembrava bucargli i polmoni ghiacciandoli, rendendoli inutili. «Taehyung, se mi hai chiamato per chiedermi di Mi-Yeun perdi il tuo tempo. Mi hai davvero deluso.» rispose l'altro irritato.
Taehyung si sentiva morire, non voleva perdere né l'uno e né l'altro e il solo pensiero di quello che stava accadendo in quel momento lo stava lentamente squarciando dentro, come se mille lame invisibili lo stessero facendo a pezzettini. Tutte la paranoie, tutte le paura adesso sembravano così reali che sperò fosse tutto un sogno e che svegliandosi avrebbe trovato un messaggio di lei, un buongiorno di quelli suoi, pieni di affetto e amore e lui avrebbe sorriso piangendo per il sollievo e maledetto la sua mente stupida, malvagia, che gli aveva fatto credere a quei pensieri terribili... ma quella era la realtà. Stava davvero accadendo, Mi-Yeun l'aveva lasciato.
Avrebbe voluto spiegare, dirle ciò che era successo davvero, ma dopo avergli inviato quel messaggio lei non aveva più risposto. Era finita.
«Io non so perché l'hai fatto, so solo che vederla ridotta in quello stato mi fa male, lo stesso male che avrei provato per te se ti fosse accaduta una cosa del genere, comunque.»
«J-Jimin credimi. Non è come pensate voi. So che può essere stato tutto molto frainteso, lo capisco ma ti giuro che non sono stato io.» riuscì a dire e nel frattempo prese anche un respiro profondo perché gli mancava l'aria. Jimin doveva credergli, lui era razionale e avrebbe ascoltato tutta la spiegazione. Riusciva solo a pensare a questo, cercava di convincersi che lui l'avrebbe aiutato perché era suo amico. Sarebbe riuscito a dimostrare che ciò di cui era stato accusato era falso. Era tutta colpa di Subin.
«Come fai a negare l'evidenza davanti a una foto?»
Solo in quel momento si accorse di quanto fosse assonnata la voce dell'amico. Si era reso conto di averlo svegliato e ora al dolore al petto si univa il senso di colpa di non riuscire a stare paziente, che pur di risolvere e dimostrare ciò che aveva da dire aveva svegliato quasi mezza Seoul. Si sentiva stupido, egoista.
«Jimin, io non so chi ha inviato quella foto a Mi-Yeun, ma sappi che mi sono staccato non appena lei ha posato le labbra sulle mie. Devi ascoltarmi, so che è molto tardi ma possiamo parlare di presenza? Per favore.» Odiava immensamente chi gli aveva fatto tutto questo. Odiava Subin e odiava anche chi aveva inviato quella foto alla sua ragazza facendole credere cose assurde, cose di cui non era colpevole affatto.
«Va bene Taehyung, se ti va puoi venire anche a casa mia a parlare.»
«Va bene, arrivo subito. T-tu non ti addormentare eh» disse girando il volante mentre teneva stretto il telefono bloccandolo con la testa sulla spalla. Per fortuna Jimin si era rivelato esattamente ciò di cui lui era sempre stato sicuro, l'unico vero e buon amico che aveva nella vita.
«Non mi addormento. Dai, ti aspetto giù.» rispose e così facendo chiuse la chiamata.
Taehyung accelerò parecchio, andando contro ogni codice stradale. Aveva paura che l'amico si addormentasse e quello che voleva era arrivare in fretta da lui. Infatti, entro pochi minuti, parcheggiò davanti al portone di Jimin, che lo aspettava avvolto in una coperta sullo scalino di casa. Taehyung si affrettò a scendere dall'auto e a chiuderla. Si avvicinò a lui e lo guardò con uno sguardo supplichevole che, ammise Jimin, gli aveva fatto male, infatti lo guardò in pena e gli fece segno di seguirlo dentro.
«Forse devo proprio ascoltarti. Sei ridotto uno straccio, vieni a sederti.» disse comprensivo guidandolo verso un salotto molto caldo e accogliente. Ma, nonostante il calore che emanava il camino acceso, Taehyung sentiva freddo dentro; continuava a tremare e a piangere, sentiva come se ogni cosa da quel momento in poi sarebbe andata peggiorando se lei non lo ascoltava. Jimin lo guardò preoccupato sedersi sui cuscini mentre si avvicinava, camminando all'indietro per controllare che Taehyung non collassasse, dato il colorito pallido, verso la cucina per preparare del tè caldo. Sentiva nel profondo che l'amico avesse una spiegazione valida a quella foto che aveva ricevuto Mi-Yeun e guardandolo si era convinto che doveva essere per forza così. Forse si trattava semplicemente di un grande malinteso, che lui si era ritrovato lì e che non aveva potuto fare molto perché magari era successo tutto all'improvviso.
«Taehyung, intanto calmati. Stai tremando...» disse in pena mentre lui si stringeva nel cappotto e chinava la testa per nascondere le lacrime dalla sua vista.
Jimin sospirò affrettandosi a mettere l'acqua in un pentolino per farla bollire, per poi avvicinarsi velocemente a Taehyung, sedersi accanto a lui e stringerlo in un abbraccio. Odiava ritrovarsi in quelle situazioni.
Taehyung si lasciò stringere mentre singhiozzava. Voleva che lei lo ascoltasse, che sentisse ragione.
«Dai raccontami, non piangere. Si sistema tutto.» disse e così facendo lo costrinse a farsi guardare.
Taehyung tirò su con il naso, il viso che ormai era completamente zuppo. Jimin gli sorrise e questo gli riscaldò il cuore, forse grazie a lui sarebbe riuscito a spiegare tutto.
Dopo essersi messi entrambi comodi sul divano di Jimin, Taehyung si liberò della giacca perché cominciava a sentire caldo; il riflesso rosso del fuoco dentro il camino illuminava del medesimo colore la faccia di Jimin e i muri di casa sua. Taehyung prese un respiro, poi iniziò a raccontare partendo dall'inizio:
«Sono stato a una cena di lavoro stasera insieme ai miei dipendenti. Lo sai come è fatta la maggior parte della gente no? Gli piace bere alcol a ogni riunione che si rispetti e così hanno chiesto litri e litri di soju che ci hanno portato subito prima di mangiare.» lo sguardo un po' su di lui e un po' altrove cercando di spiegare nel modo più chiaro possibile. «Così hanno iniziato a bere, ma ti posso giurare che io ho bevuto solo un bicchiere. Non uno di più. Gli altri hanno alzato un po' troppo il gomito, ma erano euforici per il traguardo raggiunto e così ero solo felice di vederli divertirsi e fare battute divertenti, fino a quando...» stava dicendo e la sua voce riprese a tremare. Jimin mise una mano sulla spalla e lo rassicurò, rendendogli più facile tutto. «Volevo inviare un messaggio a Mi-Yeun per chiederle come le stesse andando la serata, e così sono uscito fuori perché dentro non c'era campo. Io mi non mi sono accorto che lei mi stava seguendo fuori. Era ubriaca, più degli altri.» continuò.
Jimin si sporse per prendere un pacco di fazzoletti e passarglieli. Taehyung ne afferrò uno con le mani tremanti e si soffiò il naso. «Insomma, mentre scrivevo il messaggio lei è uscita insieme a me, è un po' barcollata e mi è arrivata addosso. Le ho solo stretto il braccio per gentilezza così che non arrivasse a terra, quando Subin mi ha preso di forza e mi ha baciato. Ma io non c'entro, l'ho subito respinta perché a parte essere una dipendente per me non è nient'altro...» ora respirava forte per cercare di prendere fiato. Si era rivelata un disastro quella serata. «Jimin credimi. Non so chi ha inviato quella foto a Mi-Yeun, ma ha visto male. Ha creduto che io ci stessi, ma non è così. Giuro.» concluse disperato.
Jimin sospirò mentre si alzava dal divano; spense la cucina e, nel frattempo che versava l'acqua calda dentro due tazze e ci metteva anche le bustine di tè, si voltò verso di lui avvicinandosi di nuovo. Posò i recipienti fumanti sul tavolo e gli prese una mano mentre cadeva in un altro pianto.
«Io ci credo Taehyung. La tua spiegazione ha effettivamente senso e conoscevo i sentimenti di Subin, mi ha raccontato Mi-Yeun che è innamorata di te.» disse e con il pollice gli accarezzò il dorso della mano delicatamente. «Mi dispiace tanto che in un primo momento ti abbia frainteso, perdonami davvero. Sei il mio migliore amico e mi fido ciecamente delle tue parole, quindi se dici che è andata così è sicuramente vero.»
Taehyung alzò lo sguardo sul suo e l'amico gli sorrise teneramente. Si scambiarono un lungo abbraccio che sistemò in parte il suo cuore, per poi staccarsi e passarsi la manica del maglioncino che indossava sugli occhi umidi.
«Ho chiamato Mi-Yun un sacco di volte ma non mi ha risposto. Come faccio a spiegargli se non mi da l'occasione di farlo?»
«Era distrutta prima. Ha pianto parecchio e poi ci ha chiesto di accompagnarla a casa. Per questa notte lasciala dormire, domani mattina ci parlo io. Va bene?»
Seppur depresso, Taehyung annuì sentendosi un po' meglio. Ora che Jimin sapeva la verità anche lei gli avrebbe creduto.
«Grazie Jimin. Sei davvero un amico speciale.» sussurrò con la gola in fiamme e gli occhi che ancora bruciavano.
«Tu sei il mio migliore amico da sempre, anche se a un certo ci siamo persi. Però sono stato così felice di averti ritrovato. Non pensare che per uno stupido malinteso tutto si sia rovinato. Non perderai né me e né Mi-Yeun. Te lo assicuro. Ti voglio bene.»
Taehyung lo guardò con gli occhi in lacrime, si sentiva decisamente meglio adesso che Jimin era al suo fianco.
«Anch'io ti voglio bene Jimin. Resta qui con me.»
Quella sera Taehyung non tornò a casa, rimase da Jimin e i due parlarono fino a tardi mattina, quando il sole ero sorto e la luce aveva illuminato il salotto. Aveva avuto bisogno di questo, di qualcuno che gli tenesse compagnia e lo confortasse. Ora, però, Jimin stava per inviare un messaggio a Mi-Yeun e l'ansia era di nuovo diventata padrona della situazione.

•Mr Kim• Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora