3. Ramen, vino e un buon amico

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"Savage love, did somebody, did somebody break your heart?"

Le lancette continuavano a fare un rumore fastidioso e Mi-Yeun aveva sospirato a ogni snervante "tic-tac", sbattendo le dita sulla scrivania di legno nel suo studio.

La fotografia adagiata sul piano liscio e marrone la ritraeva sorridente insieme a suoi genitori e un misto di nostalgia e nervosismo la invase da dentro: che ne era della sua vecchia vita? Da quando aveva iniziato a lavorare si era concentrata così tanto sui suoi obiettivi da aver dimenticato il resto. Da quando non andava a pranzo da suoi? Se lo chiedeva spesso ma non aveva trovato il tempo di andare davvero da loro.

«Jimin»
Alzò la voce all'improvviso, sbuffando. La seduta segnata per le 15:30 non si era ancora tenuta, nonostante fossero già le 16:15. Una delle cose che più odiava nella vita era proprio questo, la gente in ritardo. Si chiedeva spesso perché le persone non riuscissero a rispettare scadenze e orari. Era anche una delle caratteristiche del suo vecchio compagno del liceo, probabilmente la persona che più odiava al mondo.

«Dottoressa Jung, la precedo. Mi ha appena chiamato il paziente segnato per le 15:30 informandomi che purtroppo per oggi non può venire.»

Disse il ragazzo dai capelli scuri e la corporatura minuta, mettendo le piccole mani dentro le tasche del camice bianco.

Mi-Yeun, seduta dall'altra parte della scrivania, strinse forte la penna, chiaramente infastidita.

«Yah che maniere! Ma chi è questo maleducato che chiama all'ultimo e soprattutto non si presenta?»
«Non saprei. La visita è stata prenotata a nome di un certo Jung, ma non so chi sia sinceramente»

Jimin si portò una mano sul mento e alzò gli occhi al cielo, spensierato. Fuori la neve non cessava di scendere; ormai le strade e i tetti delle case erano completamente bianchi, come dolce zucchero su piccole dimore di marzapane. Il cielo era grigio e l'atmosfera decisamente calma e silente.

Il periodo natalizio era sempre più vicino, e ciò non poté che rallegrare Mi-Yeun, perché era la sua parta preferita dell'anno. Le ricordava delle lunghe vacanze passate insieme a familiari e amici, sapeva di carta da regalo da scartare e dolci cioccolate fumanti per scaldarsi dalle temperature rigide.

Fece spallucce e si stirò per bene, confortata dal calore dell'ufficio. Si massaggiò il collo dolorante per le troppe ore piegata in avanti a scrivere relazioni sui pazienti e controllò l'orario sullo schermo del telefono con un piccolo sorriso. Almeno poteva staccare prima da lavoro e dedicarsi ad altro, qualcosa di divertente da fare.

«Non ci sono altre sedute, vero?»
Chiese mettendosi in piedi. Sistemò la penna vicino alle altre, in modo perfettamente lineare: il disturbo ossessivo-compulsivo era ciò che procurava la maggior parte dei suoi fastidi e odiava decisamente vedere le cose in disordine, motivo per il quale aveva litigato spesso con Jimin.

Il ragazzo sbadigliò a bocca spalancata, gli lacrimavano gli occhi e sembrava abbastanza stanco.

«No, per oggi abbiamo finito.» fu la risposta.
«Mmh»
Si tolse il camice per indossare la pesante giacca di lana nera, nel frattempo recuperò le sue cose e si mise la borsa in spalla.

«Che ne dici se andiamo a mangiare da qualche parte prima di tornare a casa, Jimin? Potremmo anche bere qualcosa»

«Bere non si addice né a una ragazza e né a una dottoressa, e tu sei entrambe le cose» rispose lui sistemandosi per bene i capelli, usava lo schermo del telefono come specchio.
«Yah, ho avuto una brutta giornata. Ho bisogno di scaricare i nervi.»

Jimin affondò il viso nella sciarpa bianca non appena furono fuori, guardava di sottecchi Mi-Yeun, come se sospettasse che fosse accaduto qualcosa di molto importate ma che lei voleva tenere nascosto con tutti i suoi sforzi.

«Non è la prima volta che qualcuno non si presenta all'appuntamento, non c'è bisogno di essere tanto nervosi»
La stuzzicò per scoprire qualcosa di più. Cercava di capire i motivi del suo fastidio ma non riusciva a immaginare come mai fosse tanto tesa e distratta.

Lei strinse le mani dentro le tasche della giacca. Pensò che avrebbe preferito davvero essere infastidita per la mancanza di rispetto di alcuni suoi clienti, piuttosto che pensare agli occhi color miele di Kim Taehyung, che la guardavano ancora una volta con aria di superiorità dal suo Porsche bianco. Istintivamente si lasciò scappare uno sbuffo dalle labbra.

«No, voglio solo dimenticarmi di alcuni incontri indesiderati» rispose schiva.

Era una psicologa eppure non riusciva a capire perché odiasse così tanto quel ragazzo. In fin dei conti erano passati un bel po' di anni dai tempi delle superiori e non si erano più visti dal diploma. Quella mattina però il caso, il destino, o chissà quale altra forza paranormale, aveva voluto che i due s'incontrassero e che, tra le altre cose, lui non l'avesse nemmeno riconosciuta nonostante i tre anni di competizione e risate varie, tra prese in giro e scherni di pessimo gusto.
Cose dava più fastidio a Mi-Yeun? Il fatto che le avesse fatto tornare alla mente dei ricordi poco piacevoli o che lui si era scordato di lei?

«Mmh, fammi pensare»
Jimin ruppe finalmente il silenzio mentre apriva la porta del ristorante, situato a pochi passi dall'ufficio, facendo passare lei per prima.

Immediatamente il piacevole caldo all'interno del locale fece sospirare entrambi. Quale posto migliore dove passare una bella serata invernale all'insegna di alcol e ramen caldo?
I due presero posto negli ultimi tavoli, lontano dalla confusione e da occhi indiscreti, e si liberarono dai loro cappotti con fare rilassato.

«Non è che per caso hai incontrato Taehyung stamattina? Hai la stessa faccia di quando ti batteva a ogni esame»
Chiese Jimin guardando il menù.
Mi-Yeun, nascondendosi dietro i fogli bianchi dello stesso, cercò vanamente di scacciare via dalla sua mente il volto fastidioso di Kim Taehyung. La rendeva nervosa quella faccia e il fatto che Jimin ricalcasse l'intelligenza caratteristica dell'ex rivale non fece altro che peggiorare la situazione.

«Purtroppo sì, a dire il vero»
«Non lo vedo da molto tempo. Mi mancano le superiori» rispose Jimin.
Mi-Yeun, dal canto suo, fece una strana smorfia, un misto tra il disgusto e la nostalgia.
«A me no» mentì.
Anche lei pensava spesso a quanto sarebbe voluta tornare indietro nel tempo per godersi di nuovo quei giorni.
Jimin rise, non era riuscito a trattenersi. Conosceva i diverbi tra i due, era stato il migliore amico di entrambi.
«Eravate i migliori della scuola.»
«Io sì. Lui era solo un fastidioso...» ma non riuscì a trovare il termine adatto per descriverlo.

Effettivamente Taehyung era molto intelligente e i suoi voti erano più alti di quelli di Mi-Yeun, anche se per soli pochi punti. Forse era questo che ancora le provoca astio nei suoi confronti. Il fatto che non fosse riuscito mai a batterlo in niente.

«Bah, se aveste unito i vostri geniali cervelli per lavorare insieme adesso sareste entrambi super ricchi»
Mi-Yeun sbatté così forte il menù sul tavolo da fare vibrare le posate.
«Lavorare insieme a lui? Scherzi? E poi lui ricco non potrebbe mai diventarci con quella testa quadra che si porta dietro»
Incrociò le braccia al petto e sbuffò forte.
«Si vede che non lo senti da un po'!» esclamò allora l'amico, nel frattempo alzò una mano per richiamare l'attenzione di uno dei calmieri, che si avvicinò velocemente.

«Io prendo del ramen speziato alla carne di manzo piccante, e per secondo una zuppa di kimchi» disse.

Mi-Yeun era ancora infastidita dall'esclamazione dell'amico, ma cercava di non renderlo troppo ovvio.

«Io vorrei del Dakgalbi e del kimchi anche per me. Da bere potrebbe portare una bottiglia di vino rosso?»
«Certamente.» disse il cameriere, poi si allontanò
«A ogni modo, Jimin, cosa intendevi con l'esclamazione di prima? Come se m'importasse che non ci vediamo da una vita» marcò per bene l'ultima parola, era la distanza che desiderava mantenere tra lei e Taehyung.

Jimin si grattò la testa con mezzo sorriso in volto. «Beh, lui è ricco davvero. È il ceo di un'azienda abbastanza importante qui a Seoul, e in tutta la Corea del Sud forse.» Le spiegò, divertito dalla sua espressione.
«Yah, quello stupido è anche ricco?»
Jimin fece una risatina spensierata mentre annuiva. Aprì la bocca per rispondere, ma a un tratto strabuzzò gli occhi e lanciò uno sguardo incuriosito oltre le spalle di Mi-Yeun, che lo guardava a sua volta curiosa e confusa.

«Non ci crederai mai Mi-Yeun, ma parli del diavolo e spuntano le corna»

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