53. Una nuova consapevolezza

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"I wrote a long letter to the moon one day, it isn't brighter than you but I lit a small candle. The nameless bird that sings in the park at the dawn, where are you? Oh you? Why are you crying? It's only you and me here. Me and you. Your siging voice that that follows deep into the night brings the scarlet morning, one step then another step. Dawn passes by and when that moon falls asleep then the blue light that was with me disappears."

Epilogo

La pioggia cadeva con insistenza sotto un cielo grigio e cupo, enormi nuvole nascondevano il sole e rendevano il paesaggio triste e malinconico come poche volte lo era stato. Ma pensava fosse giusto così, pensava che insieme a lui anche il cielo doveva piangere tutte le lacrime che erano state trattenute fino quel momento. Nell'aria si poteva sentire il delizioso odore del terreno e dell'erba bagnata, e insieme a loro ormai anche lui era grondante d'acqua ghiacciata. I vestiti gli si erano appiccicati addosso e un freddo mai sentito prima gli aveva letteralmente congelato l'anima e il corpo. Non riusciva a muoversi, era ancora lì sotto il getto di quelle enormi nuvole scure, i pugni stretti, le ginocchia tremanti e il cuore ormai fermo. Finita. L'unica cosa che ormai rimbombava nella sua testa era quella parola; finita. Non capiva più se il suo viso fosse bagnato per colpa delle lacrime o della pioggia, ma adesso non gli interessava più. Era stato uno stupido, era caduto, distrutto dalle sue stesse parole, ma per una volta non erano uscite dalla sua bocca. Aveva ragione lei o si era ormai così tanto convinto delle sue idee da considerare quelle degli altri poco importanti? Era diventato arrogante? O forse gli stava iniziando a piacere il fatto che lei fosse sempre lì, ad aspettare una sua mossa, un suo gesto? Sorrise malinconico mentre un tuono squarciò l'aria con forza e rimbombò per tutto lo spazio attorno a lui e forse per quello, o forse perché così lui decise, riuscì a muoversi e ad alzare la testa verso l'infinito cielo tenebroso, chiuse gli occhi assaporando quella disperazione che lo teneva in vita. L'unica persona con cui riusciva a prendersela era lui stesso; niente più Chan, niente più Subin, niente più Jin e soprattutto niente più Mi-Yeun... e quando quel nome riecheggiò all'interno della sua testa un singhiozzo gli fuori uscì dalla gola dolorante per aver trattenuto troppe parole che non era riuscito a dire, per le troppe scuse e i "mi dispiace" che non era stato in grado di rivelarle.  Adesso cosa poteva significare andare avanti senza la sua persona affianco? Ora che motivo c'era di mettersi al riparo, se anche quando la pioggia avesse smesso di cadere il suo cuore avrebbe continuato a piangere? Che senso aveva tutto? E, mentre un raggio di sole penetrava dal piccolo spazio che si era creato tra due nuvole, fioco e debole per colpa del temporale, Taehyung ripensò alle sue parole, pronunciate poco prima che il tempo impazzisse insieme a lui.
«Me l'avevi promesso.» la voce di Taehyung era dura e arrabbiata mentre il viso di lei ormai illuminato da una nuova consapevolezza mentre ascoltava quelle parole.
I suoi occhi erano diversi, erano spenti e forse per questo Taehyung si era arrabbiato di più, forse per questo non era riuscito a trattenere il tono o addolcire i muscoli della faccia.
«Lo so. Ma non ce la faccio più.»
«Quindi hai smesso di provarci?» chiese con una nota grave nella voce.
Mi-Yeun era combattuta e si vedeva da lontano che non era convinta delle sue stesse parole, infatti si limitò a fare un cenno confuso della testa senza dire una parola e Taehyung sorrise beffardo, a dimostrare tutto il contrario di ciò che sentiva dentro, dicendo frasi che lasciarono incredulo anche se stesso.
«Non ne posso essere triste, perché chi non combatte per restarmi a fianco non ha diritto di respirare nemmeno la mia stessa aria.»
Fredde come il ghiaccio quelle parole avevano avuto un brutto impatto in Mi-Yeun. Aveva sbattuto le palpebre diverse volte e l'aveva guardato incredula; per questo le sue parole avevano colpito Taehyung con altrettanta forza, costringendolo a dubitare delle stesse idee per cui aveva così tanto combattuto per la maggior parte del suo tempo.
«Dici di aver bisogno di fiducia per potermi affidare la tua vita, ma se tu per primo non sei in grado di fidarti dopo un solo errore non l'avrai mai da nessuno.» e se n'era andata.
E ora erano passati 20 minuti da quando, correndo via, l'aveva lasciato lì da solo, sotto l'acqua fredda, con i rimorsi che gli stavano poco a poco fermando il cuore. Era persino difficile respirare, sembrava che l'aria ghiacciata gli bucasse i polmoni e gli mozzasse il respiro, come se l'aria si gelasse prima che riuscisse a inalarla. Si sentiva stupido. Sentiva che per colpa di quelle dannate paranoie che per così tanto tempo gli avevano fatto fare sogni agitati, aveva perso per sempre l'amore della sua vita e ora, come non mai, c'era un'unica frase che credeva vera, che descriveva esattamente ciò che ormai era diventata la sua realtà: "le persone intelligenti non potranno mai essere felici", e nella disperazione di dover affrontare un grande dolore come quello rimpianse con tutto se stesso di non essere nato scemo.

Fine PT1

E bene sì! Anche questa storia è finita, ma già da domani (o forse più tardi chissà 🙄) inizierò il sequel quindi non odiatemi! Spero vi sia piaciuta, grazie per averla sostenuta.❤️
Cher_kim

Scrivetemi in privato se vi va di entrare nel mio gruppo dedicato ai bts e a wattpad ❤️

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