18.Realtà

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-I wanna be drunk when I wake up, on the right side of the wrong bed.-

«Certo che abiti lontano.» disse Taehyung mentre si voltava per assicurarsi che nessuna macchina stesse passando in quel momento, mettendo una mano sulle marce e cambiandola con un gesto veloce, guardando concentrato la strada.

Al suo fianco, Mi-Yeun, stava tremando dal freddo; l'orologio segnava le tre di mattina, il termometro invece -4 gradi.

Si strinse nella giacca mentre fissava la strada davanti ai suoi occhi; dentro l'auto si respirava un buon odore e, nonostante Taehyung avesse acceso la stufa, lei rabbrividiva comunque.

Il ragazzo si voltò quando non ricevette nessuna risposta e, notandola stringersi nella giacca, allungò un braccio indietro per afferrare una felpa grigia che si trovava sui sedili posteriori.

«Sei hai freddo mettila pure.»
Mi-Yeun lo guardò e senza dire nulla si liberò della sua giacca per indossare la felpa, per poi rimettersi la sua sopra quella di Taehyung.
«Parla, mi sento da solo sennò.» aggiunse lui nel frattempo.
«Che cosa dovrei dire?»
«Non lo so, potresti dirmi come mai passi le serate bevendo visto che non riesci a reggere l'alcol.» scherzò voltandosi a guardarla.
«T'interessa sapere la mia risposta?»
«Ce l'hai ancora con me per via delle superiori, dottoressa Jung?» le chiese a mo' di provocazione.

In risposta lei strinse i pugni delle mani fino a farsi male. Lo divertiva così tanto mettere il dito nella piaga?

«No Mr Kim. È acqua passata.» rispose con troppa enfasi, così tanta che neanche alle sue orecchie era risultata convincente.
Taehyung rise, spostandosi i capelli da davanti gli occhi.
«Allora questo astio nei miei confronti a cosa è dovuto?»
«Io non provo alcun astio nei tuoi confronti.» rispose stizzita, sempre più scocciata dai suoi comportamenti. Ma che voleva da lei? Perché l'aveva baciata? Perché continuava a stuzzicarla? E perché sentiva ancora gli elefanti ballarle dello stomaco?

«Non si direbbe.» finalmente parcheggiò l'auto davanti casa sua.

Mi-Yeun si slacciò la cintura di sicurezza e senza dargli una risposta scese dalla macchina e si avvicinò a passo spedito verso la porta di casa sua.

Cercò la chiave dentro la borsa e dopo averla trovata provò a infilarla nella serratura, ma la testa le girava ancora e le mani le tremavano, così nonostante continuasse a provarci non riuscì nell'intendo.

Nel frattempo Taehyung spense il motore dell'auto, facendo chiedere a Mi-Yeun perchè diamine non se ne fosse ancora andato. Possibile non capisse che lei non voleva avere a che fare con lui?

Mentre provava ancora ad aprire la porta le chiavi le caddero di mano così, sempre più arrabbiata, anche con se stessa, si piegò a prenderle ma Taehyung l'aveva preceduta. Con un sorriso divertito e lo sguardo contento spostò dolcemente Mi-Yeun dalla porta, girando la chiave nella serratura e aprendola. Prima di riconsegnarle a Mi-Yeun fece un passo verso di lei, facendola arrossire pesantemente.
«Se davvero sei arrabbiata per quello che è successo alle superiori ti prego di dimenticarlo.» disse porgendole le chiavi.
Rossa in viso le afferrò.
«Ci vediamo lunedì.» aggiunse poi facendo un passo indietro.

Mi-Yeun lo fissò incredula, le sopracciglia alzate. «Mi stai chiedendo un appuntamento?» gli chiese sarcastica, lo stomaco che faceva le capriole al solo pensiero. Taehyung la guardò ancora divertito.
«Se per appuntamento intendi alle quattro nel tuo ufficio, sì.»

Mi-Yeun arrossì: l'aveva completamente dimenticato. Spalancò la bocca e mentre lui, con un'occhiolino, si avvicinava alla sua macchina, lei sentendosi stupida entrò subito dentro casa e sbattè la porta alle sue spalle.
«Dannato Kim Taehyung!» esclamò mettendo la faccia sulle mani, correndo in camera sua e buttandosi sul letto con tutti i vestiti. Il cuore le parpitava veloce, e chiuse gli occhi sperando che tutto fosse solo un sogno.

-

Fu il cinguettio degli uccelli a svegliarla. Un raggio di sole le si posò sul viso e, aprendo gli occhi, si chiese come mai fosse così sudata. Si girò sul letto e si ritrovò impigliata tra le lenzuola, notando che quella notte aveva dormito con addosso la giacca e i vestiti che aveva indossato qualche ora prima.

L'odore di un profumo maschile, tremendamente familiare, le invase le narici e per alcuni spaventosi secondi ebbe paura di aver passato la notte con Taehyung, per poi accorgersi che indossava qualcosa di grigio che non le apparteneva, una felpa gigante che le copriva il corpo fino alle ginocchia. Allora le tornò in mente tutto quello che era accaduto.

Balzò sul letto bollente in viso, buttando la faccia sulle mani sconvolta. Taehyung l'aveva baciata, non era stato un sogno e a lei forse era anche piaciuto. In più le aveva anche dato un passaggio in macchina e le aveva chiesto di mettere da parte la rabbia nei suoi confronti per ciò che era successo a scuola cinque anni prima. Ma ciò che le provocava più sentimenti e confusione era il perché l'avesse baciata. Cosa lo aveva spinto a farlo?

«Non era un sogno.» si disse tra sé e sé.

No, era la realtà disse a se stessa mentre tratteneva le urla. Perché si sentiva euforica? Non voleva proprio avere a che fare con lui, quindi cosa erano quei sentimenti?

Decise di farsi una doccia per svegliarsi completamente, pensava che fosse ancora l'alcol a farla sentire in quel modo. Insomma, a lei non interessava Taehyung e di questo ne era più che sicura.

Si tolse prima la sua giacca, poi con il cuore sempre più palpitante, quella di Taehyung. Se la mise davanti gli occhi e la guardò con la faccia sempre più rossa; "certo che Taehyung fa davvero un buon odore." pensò, ma non appena ebbe formulato il pensiero, sobbalzò, lasciò andare la felpa sul letto.
"Ma che diamine vado a pensare?" disse ancora a se stessa, chiudendosi in bagno e aprendo l'acqua calda.

Più passava e più si sentiva confusa e, mentre si metteva sotto il getto d'acqua calda, sospirò al solo pensiero che l'indomani alle quattro l'avrebbe rivisto, per di più le avrebbe parlato anche dei suoi sentimenti, e forse avrebbe anche accennato ciò che era successo sabato sera, e magari lei non era pronta a sentire quello che aveva da dire.

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