33. Paranoie

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-We gon' change.-

Era da un po' di tempo che il sonno di Taehyung non veniva disturbato, quella notte i suoi pensieri avevano deciso che non avrebbe dormito. Si rigirò sul letto sospirando, sentendo il cuore martellargli forte del petto, mentre stringeva nelle mani l'elastico di Mi-Yeun, che gli aveva lasciato dopo che Taehyung le aveva detto che poteva tenersi la sua felpa grigia. Era un semplice elastico, ma per Taehyung era come il più importante degli oggetti; una cosa che apparteneva a lei e che aveva deciso di dare a lui, e non a Chan. Il pensiero di quel ragazzo lo stava lentamente tormentando. Pensava che la sua ragazza aveva ragione, che non aveva motivo di sentirsi geloso, eppure non riusciva a stare tranquillo comunque. Sentiva un'ansia addosso che non provava da parecchio tempo ormai, e adesso aveva la terribile paura che lei potesse lasciarlo, che potesse innamorarsi di un altro. Non era così arrogante da credere che lui, con il suo viso e i suoi soldi, sarebbe stata la prima scelta di qualsiasi donna perché, uno odiava le persone che lo vedevano come un portafogli, e due era consapevole che nella vita ci si possa innamorare di altro, non solo dell'aspetto fisico. Negli anni il ragazzo si era sempre dimostrato dotato di una forte intelligenza e carisma che lo rendevano affascinante persino agli occhi degli uomini, motivato e deciso nel realizzare tutto quello che voleva, ma c'era che una piccola parte di se stesso che odiava ammettere e che non aveva quasi mai mostrato agli altri; la sua parte debole, l'insicurezza di essere davvero interessante. Ma non era sempre stato così; nei primi anni della sua adolescenza era il più estroverso e sicuro ragazzo di Seoul, quello con i voti alti, quello con un bel visino, mutato in una bellezza straordinaria con il tempo, quello che incuteva sicurezza persino sugli altri... e poi era arrivato il suo ventesimo compleanno, era appena diventato capo di un'azienda di successo molto giovane ed erano iniziate le prime paranoie; conoscere gente e avere la costante impressione che l'unica cosa per cui lo avevano tanto a cuore era la sua posizione sociale lo aveva quasi fatto impazzire. Cosa era vero? Ciò di cui lui si preoccupava o, forse, aveva solo delle paranoie? Eppure, l'ultima volta a cui aveva concesso a qualcuno il suo interesse, per uno stupido scherzo che alla fine si era rivelato utile, aveva capito che era esattamente come diceva lui. Ora, sebbene fosse del tutto sicuro che Mi-Yeun era innamorata di lui, aveva la costante paura che da un momento all'altro se ne andasse, decidesse che magari Taehyung aveva troppi problemi e non era in grado di affrontarli.

Sbuffò mettendosi a sedere sul letto, appoggiando la schiena sulla spalliera e portandosi le braccia al petto. Fuori era ancora buio e alzando lo sguardo guardò l'orologio che segnava le 04:00 del mattino. Come avrebbe fatto a concentrarsi quella mattina a lavoro, se non aveva dormito neanche un minuto? Lo snervante tic-tac delle lancette lo innervosirono ancora di più. Magari quella mattina si sarebbe dato ammalato e avrebbe lasciato il lavoro in mano a Hoseok. Ma come poteva? Aveva bisogno di una giornata di restauro, ma non poteva allo stesso tempo mancare da lavoro solo per delle paranoie stupide che si era inventa la sua mente. Magari aveva bisogno di altre sedute psicologiche, ma non dalla sua ragazza dato che si sarebbe sentito in imbarazzo a doverle ammettere degli stupidi problemi che si stava facendo senza motivo. E così, sdraiandosi di nuovo sotto le coperte mise l'elastico al polso e chiuse gli occhi, cercando almeno di dormire qualche ora prima di andare a lavoro.

Ma ovviamente quella mattina, svegliandosi, si sentiva più stanco che riposato. La sveglia era suonata alle 07:00 in punto e il continuo cinguettare degli uccelli fuori dalla sua finestra avevano fatto in modo che non potesse rilassarsi per altri cinque minuti. Così, ormai deciso che per quel giorno non avrebbe dormito, si alzò e decise di farsi una doccia calda e rilassante, ciò di cui aveva bisogno per potersi almeno svegliare un pochino. Prima però afferrò il telefono per inviare un dolce buongiorno, insieme ad altre scuse, non contento di quelle che aveva dato la sera precedente, alla sua ragazza che ancora dormiva. Afferrando i vestiti e tutto il resto del necessario, si chiuse in bagnò e aprì l'acqua calda. Come succede la maggior parte delle volte ora si sentiva più tranquillo; aveva deciso che Chan non poteva rubargli la ragazza perché la sua ragazza amava lui, e punto. E si era soffermato a lungo su quel punto come se cercasse di rafforzare l'idea che non aveva niente di cui preoccuparsi e che, se Chan avesse provato a fare qualcosa che non avrebbe dovuto, l'unica persona con cui doveva prendersela era solo lui, e basta.

Quando si vestì e si guardò allo specchio un piagnucolio fuori uscì dalle sue labbra anche se aveva tentato di non farlo; due borse violacee e scure sotto gli occhi avevano rovinato il suo aspetto e l'unica cosa di cui si preoccupava era: "come diamine posso presentarmi in queste condizioni da Mi-Yeun?" «Paranoie del cazzo!» esclamò arrabbiato al suo riflesso che ricambiò lo sguardo. Taehyung si fissò puntando un dito contro se stesso e imprecando.
«Solo tua. Questa è solo colpa tua.» si rimproverò, per poi uscire dal bagno, mettersi scarpe e giacca e scendere di sotto. Non appena si ritrovò sul pianerottolo che lo avrebbe condotto verso l'uscita di casa cercò di andarsene senza farsi vedere da Ji-Ni, che in quel momento si trovava in cucina e che sarebbe venuto di passaggio a Taehyung mentre usciva. Quindi, guardandosi attorno, il ragazzo accelerò il passo non notando la presenza di nessuno e correndo fuori aprì la macchina e ci si ficcò dentro rabbrividendo; durante la notte era caduta così tanta neve che ora tutto il suolo e i tetti delle case erano ricoperti di un velo spesso di bianco e, guardando l'ora sul telefono per controllare se la sua ragazza si fosse svegliata, si rese conto che mancavano solo quattro giorni al Natale, e doveva quindi preparare qualcosa di speciale per Mi-Yeun. Partì maledicendo il freddo e desiderando l'estate come nient'altro che avesse mai desiderato si avviò verso l'azienda. Prima però di recarsi a lavoro si era fermato da un fioraio che si trovava poco distante dalla sua destinazione. Non poteva essere a meno di Chan, quindi scelse i più bei fiori che il proprietario possedeva e gli ordinò di potarli all'indirizzo che gli aveva fornito alle 10:00 in punto, quando Mi-Yeun avrebbe iniziato a lavorare.

«Che ti è successo, Taehyung?» chiese Hoseok preoccupato quando il ragazzo entrò in ufficio, gli occhi stanchi e il volto un po' pallido.
In realtà Taehyung, da un momento all'altro, si era sentito febbrile ma aveva deciso che si trattava della stanchezza dato che quella notte non aveva dormito.
«Questa notte non ho dormito.» rispose sbadigliando mentre si sedeva sulla sua sedia e rabbrividiva; come era possibile, se dentro quell'azienda c'erano almeno 28 gradi?
«Perché?» chiese ancora il segretario inclinando la testa di lato per guardarlo.
Taehyung mosse il mouse per avviare il computer e poi inserì la password mentre si teneva imbacuccato nella giacca, sentendo sempre i brividi aumentargli.
«Boh, pensieri.»
Jungkook entrò in stanza con in mano un sacco di fogli.
«Buongiorno Hyung.» si rivolse a Taehyung.
«Comunque, Subin ha deciso di licenziarsi. Che cosa è successo? Tu lo sai?» chiese Hoseok.
«Se è una sua scelta non possiamo farci nulla, saranno problemi suoi se ha deciso così.»
Hoseok, guardandolo stupito, si alzò per avvicinarsi al ragazzo e mettergli una mano sulla fronte mentre Taehyung alzava gli occhi su di lui guardandolo confuso.
«Cosa fai?»
«Penso proprio che tu abbia la febbre, solo che non sono mai riuscito a capire come fa la gente ad accorgersene usando una mano. Insomma, io non la sento calda.» disse.
Taehyung scostò la testa per liberarsi di Hoseok e, prendendo il primo documento, iniziò a lavorare. «Sciocchezze, sto bene.»
«Conosco un metodo infallibile per capire se qualcuno ha la febbre.» aggiunse Jungkook alzandosi dalla sua postazione e avvicinandosi ai due.  «Ho detto che non ho niente.»
«Di cosa si tratta?» domandò Hoseok ignorando le proteste di Taehyung mentre Jungkook afferrava la testa bionda e la tirava con un gesto violento all'indietro, spostandogli i capelli dalla fronte.
«Ahia! Vi licenzio a tutt'e due se-»
«In poche parole» stava spiegando Jungkook a Hoseok mentre si avvicinava in un modo che a Taehyung non piaceva affatto.
«Yah, cosa diamine-» balbettò rosso in viso intanto che le labbra del più piccolo si avvicinavano alla sua fronte.
«Basta appoggiare le labbra sulla fronte e noterai se è calda.» concluse mentre metteva in pratica quello che aveva spiegato all'altro, che annuiva comprensivo.
«Hyung, sei caldo.» 
«Vediamo» s'intromise Hoseok andando e stava per imitare Jungkook, ma Taehyung si alzò dalla sedia e si allontanò da entrambi guardandoli con gli occhi spalancati e rosso in viso. La scena ebbe qualcosa di comico, infatti i due risero facendolo arrabbiare di più.
«Y-yah! Cosa vi è preso a voi due oggi eh? Non ho niente.»
«Invece sei bollente. Penso che tu non sei il genere di persona che mischierebbe qualcosa a due dipendenti, quindi vorrei che andassi a riposare a casa.» disse Jungkook quando si calmò dal momento divertente.
Taehyung li guardava esasperato. «P-posso sempre mettere la mascherina.» 
«Jungkook, dagli un altro bacio.» disse Hoseok.
«Ripensandoci, forse avete ragione voi!» esclamò imbarazzato Taehyung, correndo fuori dall'ufficio mentre sentiva le risate dei due dietro. i
Imprecando si diresse verso l'auto, sconsolato e malataccio. Aveva quasi inventato che stava male quella mattina per starsene a casa, ma il karma aveva deciso che quella bugia sarebbe diventata realtà.
«Maledetto karma.» disse a denti stretti mentre metteva l'auto in moto.

•Mr Kim• Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora