5. Sorpresa

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-I know you love her but it's over mate. It doesn't matter, put the phone away.-

«Va tutto bene?»
Chiese Jimin quando si ritrovarono di fronte la porta dell'appartamento di Mi-Yeun.

Quest'ultima non aveva più spiccicato parola da quando Taehyung si era allontanato dal loro tavolo. Cosa stava succedendo nella sua mente? Di sicuro, l'odio nei suoi confronti, era aumentato a dismisura. Perché lui era riuscito in così tanto? Aveva un'azienda importante, era ricco e apparentemente circondato da molti amici e parenti. A lei, invece, cosa era rimasto? Sì, aveva il lavoro dei suoi sogni, un'appartamento carino e accogliente e un buon amico come Jimin. Cosa le mancava allora nella vita per essere felice? Perché sapere che lui avesse tanto successo le faceva venire il male di testa?

Per una vita aveva cercato di credere che non era una persona materiale, che non aveva bisogno di soldi e tanti amici, che si sarebbe anche accontentata di un piccolo appartamento suo, frutto dei suoi sforzi, un migliore amico a cui poter confidare tutto senza la paura che altri venissero a sapere i suoi segreti e un lavoro di cui andare fieri. Si stava forse rendendo conto che era altro ciò a cui aspirava? E perché se ne accorgeva solo dopo l'incontro con l'uomo che più odiava?
Si sentiva confusa, smarrita e arrabbiata.

«Sì Jimin, va tutto bene, ho solo bisogno di andare a dormire se domani voglio arrivare in orario a lavoro.»
Gli ripose sbadigliando, mentendo.
Jimin alzò un sopracciglio, era un po' scettico ma decise di non insistere. Le diede la buonanotte come sempre e poi si incamminò verso casa sua.

Mi-Yeun si chiuse la porta alle spalle sospirando un po' delusa. Che si aspettava, che lui fosse un povero disperato? Le aveva fatto male sapere della sua felicità?

Accese la luce della sua cucina e la guardò con un luccichio negli occhi. No, non poteva odiare ciò che aveva perché era tutto frutto dei suoi sforzi e delle nottate passate in bianco. Non avrebbe mai permesso che Taehyung la facesse ricredere su quali erano i veri principi della vita, e con questo pensiero riuscì a sorridere suo malgrado. Salì in camera sua e tremante di freddo accese i riscaldamenti, s'infilò dentro il pigiama, poi si mise sotto le coperte e, grata di ciò che aveva, riuscì a dormire serena quella notte.

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Taehyung's pov

Era tardi quando finalmente si chiuse alle spalle il cancello e s'incamminò verso la porta principale della sua enorme villa bianca. Era stanco e assonnato. La cena di lavoro che aveva avuto quella sera si era rivelata una noia totale per lui; possibile che la gente non riuscisse a trovare svago in altro, piuttosto che pensare sempre al lavoro?

Insomma, anche lui pensava che il lavoro fosse la cosa più importante, perché gli permetteva di avere tutti i soldi e le cose di cui aveva bisogno, ma ogni tanto gli sarebbe piaciuto parlare di altro, ridere e scherzare su argomenti meno seri, senza però dimenticare ciò a cui ispirava nella vita, ovvero riuscire a permettersi tutto quello che desiderava.

Per questo quella sera aveva deciso che avrebbe richiamato Jimin per qualche altra chiacchierata con lui, per parlare di altro oltre ai doveri. Era stato come un sollievo, qualcosa di meno pesante a cui badare ritrovarsi con i vecchi compagni di scuola.
Parlarono per pochi minuti è vero, ma era riuscito a svuotare la mente dai pensieri riuscendo finalmente a sorridere malgrado i problemi.

Assonato e decisamente depresso accese la luce della sua cucina, sperando di non trovare nessuno così da poter sgattaiolare in camera subito. Per fortuna, visto che erano le due e mezza di notte, tutti dormivano.

Dopo aver preso una fetta di torta che gli aveva lasciato la cuoca sul tavolo, ed essersi preparato una cioccolata con la macchinetta per il caffè costosa, salì le scale e si chiuse in camera sua. Posò tutto sul suo comodino e nel frattempo si spogliò per poter indossare il suo pigiama; l'inverno era insopportabile. Non poteva fare caldo tutto l'anno? Si chiese.
Dopo essersi messo sotto le coperte sorseggiò la sua bevanda calda e diede un morso alla torta. Il tempo passava troppo lentamente per i suoi gusti.

Mi-Yeun's pov

«Oggi ci sono quattro sedute, tra cui quel Jung di cui ti parlavo l'altra volta.»
Fu il buongiorno di Jimin.

Mi-Yeun si era svegliata stranamente felice quella mattina, ma adesso un po' di fastidio le contorceva le viscere.

«E ha intenzione di venire oggi?»
Domandò, ma in fondo Jimin che ne poteva sapere?

Come sempre posò la sua giacca e indossò il camice, poi si chiuse dentro il suo ufficio e si sistemò per la prima seduta. Controllò l'agenda e lesse i suoi appunti, quando un suono di bussi alla sua porta la fecero distrarre.

Alzò lo sguardo e guardò Jimin accompagnare il primo paziente, poi si allontanò lasciandoli da soli. Mi-Yeun si alzò per porgergli la mano e lui sorridente la strinse, prendendo poi posto dall'altro lato della scrivania.

«Allora Hyunjin, come è andata questa settimana?» Gli chiese.

Hyunjin frequentava ormai quell'edificio da un anno, ed era uno dei pazienti più complicati che Mi-Yeun avesse mai avuto.

«Mh, credo sarebbe potuta andare meglio.» Sospirò.
Gli fece segno con la testa di continuare e lui non se lo fece ripetere più di una volta.
«Credo stia diventando sempre più un ossessione. Sapere che lei non sta più con me mi fa sempre più male.»
Mi-Yeun lo guardò con aria professionale; incrociò le gambe e posò il mento sulle mani, appoggiata sui gomiti.
«Non credi che sarebbe meglio voltare pagina? Ormai ha più di un anno che Ji-Heun ti ha lasciato.»
Hyunjin annuì.
«Il fatto è che lei era l'unica persona di cui m'importasse. Nonostante la mia vita fosse parecchio brutta con lei diventava un po' più bella.»

Mi-Yeun lo fissava.
«La vita non è brutta. Siamo noi che decidiamo chi essere.»
«Non è così facile.» disse grattandosi la fronte.

Era cambiato rispetto a quando era entrato la prima volta nel suo ufficio. Prima il solo parlare della sua vita o di lei, Ji-Heun, l'avrebbe fatto scoppiare in lacrime. Ma ora era ormai quasi impassibile. Significava che il tempo, come gli aveva spiegato la prima volta, aveva guarito ogni ferita, ma non del tutto come sperava.
«Dopo otto anni insieme a lei, dopo tutti i progetti e le risate, mi ha ferito come non avrei mai pensato. Ma perché la gente tradisce le persone che hanno amato? Non sarebbe più leale lasciarle prima? Mi avrebbe fatto male comunque, ma non così.»
Mi-Yeun alzò gli occhi al cielo.

«Beh, la mente umana è davvero complessa. Pur di non ferire riusciremmo a mentire a chiunque, ma la verità è che la sincerità ferirebbe di meno, hai ragione. Dovresti semplicemente porti queste domande, Hyunjin: chi sono e cosa merito. Credi di meritare questo dolore?» gli chiese.

Hyunjin la guardò per un po'. I suoi occhi erano ancora spenti, esattamente come la prima volta. Ciò le diede modo di pensare; la gente cambia pagina o accetta semplicemente che le cose ormai non possono più essere sistemate? Perché sì, Hyunjin non piangeva più ma i suoi occhi erano tali e quali.
«No, non lo merito.» Rispose dopo vari secondi. Mi-Yeun gli sorrise.

«Allora dovresti voltare pagina. La vita non finisce perché chi abbiamo amato ci ha lasciati e si è messo con un'altra persona. La vita va avanti, e se è andata così vuol dire che non era questo che il destino aveva in serbo per te.» gli spiegò.

Lui fece spallucce.
«Non è che voglia cambiare pagina, ma devo...»

Passarono altri 45 minuti dove ascoltò e rispose al suo paziente, poi, dopo avergli dato un foglietto con su scritto il prossimo appuntamento, lo congedò e tornò a sedersi. Sperava riuscisse a fargli capire che la vita aveva in serbo altre meraviglie e che non doveva continuare a stare male, ma in fondo capiva ciò che stava passando. Sospirò portandosi indietro i capelli, quando di nuovo bussarono alla porta.

«Avanti.»
Disse scrivendo ciò che aveva analizzato su Hyunjin nella sua apposita cartella, quando il «salve» che sentii le fece subito alzare la testa.

•Mr Kim• Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora