(T/n) Pov
Nelle settimane successive ci allenammo tutti moltissimo, me compresa.
Se sono riuscita a raggiungere ottimi risultati, lo devo soltanto a Shoto...Shoto Pov
Ero sdraiato sul letto a pensare all'imminente Festival dello Sport, quando il mio telefono suonò.
Era (T/n) che mi chiamava.«Pronto?»
«Ehi, ciao Shoto!» rispose lei.
«Ciao! Dimmi, che c'è?»
«Ecco... Mi chiedevo se... Insomma... Se ti andasse di allenarci insieme per il Festival...» disse lei imbarazzata.
Non capivo perché la imbarazzasse tanto chiederlo, a me faceva molto piacere la sua richiesta.
«Sì, certo! Ma come mai, scusa?» chiesi.
«Oh, beh... Diciamo che allo USJ ho capito di poter fare molto di più con il mio quirk, ma, ogni volta che lo uso troppo, mi viene la febbre. Speravo che tu potessi aiutarmi con il tuo quirk e abbassarmi la temperatura...»
«Praticamente mi vuoi sfruttare?» sintetizzai.
«No, cioè sì, ma no. Cioè... Ecco...» farfugliò lei nel panico.
Io risi.
«Ahaha, stavo solo scherzando! Mi puoi sfruttare tutte le volte che ti pare.» dissi.
«Ah, okay... Allora, ci vediamo domani?»
«Certo. Per che ora?»
«Alle dieci, a casa mia. Ti va bene?»
«Sì, perfetto. A domani.» dissi.
«A domani, Icy Hot. Grazie!» mi salutò lei, chiudendo la chiamata.
Mi sdraiai nuovamente sul letto sorridendo: ero al settimo cielo... Come ogni volta che dovevo fare qualcosa assieme a lei d'altronde...Giorno successivo
(T/n) Pov
Mi svegliai super carica, andai subito in cucina e feci colazione. Poi mi feci una doccia, legai i miei capelli in una coda e indossai la tuta.
Mio padre era con Izuku ad allenarsi, quindi non ci avrebbe disturbato durante l'allenamento.
Alle dieci precise, il campanello suonò.«Ciao, Shoto! Sei super puntuale!» lo salutai, aprendo la porta.
«Ciao!» ricambiò lui.
Lo condussi nel cortile sul retro siccome la palestra non andava bene per esercitare il suo quirk.
«Allora, dimmi, cosa devi provare?» mi chiese.
«A creare oggetti più grandi e a controllare lo stato di aggregazione della sostanza prodotta dalle mie ghiandole...» risposi.
«Okay. Ti propongo di fare così: io mi alleno con il ghiaccio, e quando hai bisogno di me, mi chiami.»
«Sì, ottima idea.» acconsentii io.
Ci disponemmo ai due lati del cortile e cominciammo ad allenarci.Dovevo andare per gradi, altrimenti mi sarebbe venuta la febbre quasi immediatamente.
Nelle settimane successive allo USJ, avevo pensato molto al come allenarmi ed ero giunta ad una conclusione abbastanza esaustiva.
Potevo controllare lo stato di aggregazione e la dimensione degli oggetti da me creati, che da solidi non potevano superare la dimensione del mio palmo. Al momento l'unica spiegazione plausibile sul come ero riuscita a creare quella barriera per proteggere mio padre allo USJ, e, ancor prima, la bolla per proteggere Izuku da Kacchan, era questa: la sostanza era stata inizialmente secreta liquida o gassosa, e poi ero riuscita a solidificarla.Misi le mani con i palmi rivolti all'insù e chiusi gli occhi.
Lo stimolo di solidificazione veniva mandato dal mio cervello, quindi mi sarei solo dovuta concentrare per riuscire ad inibirlo.
Probabilmente con un po' di allenamento sarei riuscita a farlo in modo quasi automatico.
Provai a creare della luce, visualizzando nella mente l'immagine della sostanza liquida.
All'inizio credevo che non fosse successo niente, ma continuai a tenere gli occhi chiusi.
Dopo qualche secondo percepii della sostanza vischiosa colare giù dalle mie mani... Ce l'avevo fatta!
Aprii gli occhi di scatto e urlai a Shoto: «Shoto! Ce l'ho fatta! Sono riuscita a controllare la sostanza!»
Lui, che fino ad allora aveva creato spuntoni di ghiaccio in ogni dove, si girò e mi sorrise.
«Brava! Complimenti, sapevo che ci saresti riuscita!»
Sorrisi anch'io, poi mi girai nuovamente e continuai ad allenarmi.Cominciai a creare superfici piane di varie dimensioni.
Avevo pensato molto al mio allenamento, e mi ero preparata dei punti da seguire.
Da una superficie larga appena come un libro, continuai fino ad arrivare alle dimensioni di una porta.
Sentivo la mia temperatura corporea salire, ma continuai imperterrita.
Fu quando provai a creare una cupola sopra la mia testa, simile alla bolla che avevo creato per Izuku, che non ce la feci più.
La vista si offuscò e caddi a terra, priva di forze.Shoto si accorse immediatamente del mio mancamento e si precipitò verso di me, prendendomi in braccio e portandomi in salotto, sul divano.
Appoggiò la mia testa sulle sue gambe e mise la sua mano destra sulla mia fronte.
Subito sentii il freddo che si propagava per il mio corpo, e fui scossa da brividi.
«G-grazie... Shoto...» bisbigliai.
«Avresti dovuto dirmelo prima.» disse lui per tutta risposta.
«Non volevo... disturbarti...»
«Tu non mi disturbi mai. Tengo a te più di quanto non abbia mai tenuto a nessun altro. Non so se è una cosa positiva, ma è così. È così e non ci posso fare niente.»
Rimasi spiazzata dalle sue parole, non sapevo cosa rispondergli.
«Non serve che dici niente, non ti preoccupare. Non so nemmeno io cosa possa significare questa frase.»
Rimanemmo entrambi zitti.
Un silenzio tombale regnava nella stanza, ma non era un silenzio imbarazzante, bensì un silenzio che raccontava per noi tutto ciò che ancora non riuscivamo ad esprimere a parole. Fu così per altri venti minuti buoni.
Ad un certo punto il cellulare di Shoto vibrò. Io ero ancora sulle sue gambe e il telefono era nella tasca dei pantaloni. Per far sì che Shoto riuscisse ad estrarlo mi dovetti, a mio malgrado, spostare.
«Oh, è mia sorella Fuyumi... Mi dice di tornare a casa. Le avevo detto che ci sarei stato per pranzo, ed è già mezzogiorno passato. Scusa (T/n), ma credo che per oggi l'allenamento possa bastare. Ci vediamo domani alla stessa ora?»
«Ah sì... Certo, a domani.» lo salutai io accompagnandolo alla porta.Alla fine quel giorno ci eravamo allenati circa due ore, tutto per colpa della mia mania di essere impaziente.
Se avessi fatto tutto più lentamente, senza cercare di creare quella cupola praticamente all'inizio dell'allenamento, forse saremmo riusciti ad allenarci di più.Comunque, sia il giorno dopo, che il giorno dopo ancora, Shoto venne a casa mia per allenarci.
In quelle due settimane veniva quasi sempre dopo la scuola, e ci aiutavamo a vicenda.
Piano piano riuscii a superare il mio limite, e feci enormi progressi.
Tutto ciò solo grazie a Shoto.Giorni dopo
Shoto Pov
Quando arrivai a casa, dopo aver aiutato (T/n) a far scendere la febbre per l'ennesima volta, trovai ad aspettarmi mio padre.
Era l'ultimo giorno prima dell'inizio del Festival dello sport.«Shoto. Dobbiamo parlare riguardo al Festival dello sport della Yuei.»
«Mh, dimmi.» risposi, freddo come sempre.
«Voglio che tu batta la figlia di All Might.»
Sgranai gli occhi, ma non dissi nulla.
«A quanto ne so, è molto forte. Un motivo in più per batterla. So che puoi farcela, so che puoi arrivare primo. Smettila con questa inutile ribellione e arrenditi al tuo destino.»
«Il destino non è il mio, ma quello che tu hai scelto per me. Vincerò, ma solo per dimostrarti una volta in più che non ho bisogno del fuoco per vincere... Per dimostrarti che non ho bisogno del tuo quirk per essere il migliore!» gli urlai.
Mio padre mi guardò con quel suo sguardo pieno di odio, che si addiceva più ad un Villain, che ad un Hero, e poi se ne andò.
Io andai in camera mia e mi lanciai sul letto.
Nella mia mente viveva un uragano.
Da una parte, non volevo combattere contro (T/n) solo per mio padre, dall'altra, il desiderio di farla pagare a quel bastardo era devastante.
Non avevo scelta. Dovevo dimostrare a quel mostro di mio padre che di lui, del suo quirk e del futuro che voleva, non me ne fregava niente."Batterò (T/n). Costi quel che costi." pensai, cercando di convincermi totalmente della scelta.
Ma ormai, avevo deciso. Era troppo tardi per i ripensamenti.
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I Want To Be Your Icy Hot || SHOTO TODOROKI x Reader
Fanfic[COMPLETA] Sei ancora una bambinetta quando lasci il Giappone e vai a vivere in Italia con tua madre, mentre tuo padre, All Might, vi raggiunge solo ogni tanto. Purtroppo però, nemmeno l'Italia era un posto sicuro. Tua madre era morta senza che tu...