Capitolo 28

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JESSICA
Dopo tutti i problemi, mia madre era uno degli ultimi, non ci parlavamo da mesi e non avevo intenzione di ricominciare o almeno ci speravo.
<Pronto?> Chiesi.
<Lei è Jessica?>
<Si sono io perché?>
<Sua madre ha avuto un incidente, le chiediamo di venire qui.> Merda.
<Certo, arrivo subito.> Cavolo, non so che fare. Guardai l'ora.
Le quattro.
Solo ora notai il letto vuoto e un biglietto su di esso: "Sono uscita, ho preso la tua auto."
No impossibile, e io come faccio?
Simone.
Lo chiamai al telefono e stranamente rispose subito.
<Jessica tutto okay?>
<Mi serve la tua macchina.> Dissi immediatamente senza girarci intorno.
<Cosa?>
<Mi serve la tua macchina, te la riporto domani promesso. Devo tornare in città e la mia la ha Emma.>
<Cinque minuti e sono li.> Mi disse senza lasciarmi parlare. Pregai tutti i santi purché lui non venga con me; so che ci sarà Davide tra i paraggi.
Approfittai di questo poco tempo per cambiarmi. Controllando faceva leggermente freddo così misi una felpa di Davide. Raccolsi tutti i vestiti così da restituirli al proprietario, compresa la felpa. Non so perché gli ho ancora ma cedo sia il momento di cambiare tutto; ora ho altro a cui pensare.

<Scusa se ti ho svegliato, ma non sapevo chi chiamare.> Dissi dopo essere salita in macchina.
<Tranquilla.> Rispose sorridendomi per poi far partire la macchina.
Gli spiegai velocemente dove dovevamo andare e non si lamentò delle due ore in macchina. Simone accese la radio e abbasso leggermente il volume e sotto le note di una delle soliti canzoni lente e depresse mi addormentai.
<Jessica ci siamo fermati in un autogrill.> Mi avvertì e così scesi dalla macchina.
<Hai fame?>
<No, ma devo andare in bagno, torno subito.> E solo dopo essere entrata mi accorsi effettivamente quanto facevo schifo: trucco sbavato, capelli arruffati e faccia di una che si è appena svegliata. Mi meraviglio di come Simone è stato con me un ora intera.
<Tieni, ho pensato che avessi fame.>
<Grazie, non dovevi.> Gli sorrisi e iniziai a mangiarlo. 

Il resto del viaggio lo passammo in silenzio, nessuno aveva voglia di parlare. Almeno lui non aveva voglia di parlare, sembrava molto teso.
Parcheggiò davanti all'ospedale ed entrammo assieme; l'infermiera ci accompagnò alla stanza e poi ci lasciò soli. Guardai Simone e dopo il suo sorriso di incoraggiamento presi un respiro profondo ed entrai.
<Jessica.> Sussurrò mia madre. Forse non era l'unica che non si aspettava la mia presenza.
<Cosa ci fai qui?> Mi chiese Davide; aveva paura si sentiva e non solo dalla voce. Guardava dietro di me come se avesse visto un fantasma.
<Si dal caso che lei è mia madre.> Dissi indicandola. <E tu perché sei qui?> Gli chiesi incuriosita, ma incavolata allo stesso tempo.
<Si dal caso che c'ero io quando lei stava male perché tu non la chiamavi.>
<Stronzo, bastardo, egoista del...> Simone mi bloccò prima che gli potessi saltare addosso.
<Calmati. Davide come va? Non ti ho più visto.> Iniziò Simone. Non so cosa sta succedendo, ma per ora mi preoccuperei di mia madre.

***
<Mi dispiace.> Finì mia madre. <Scusa se non te l'ho detto. Pensavo di stare bene.>
<Tranquilla.> E pensare che reputavo mia madre una persona normale. Seriamente credeva che ci avrei creduto? Se cadi dalle scale non ti puoi rompere una gamba, avere la faccia viola e sicuramente avrà qualche altro livido che non mi ha detto.
Rimasi tutta la giornata con mia madre fino a quando non decisero di dimetterla.
<Dovresti tornare a casa.> Affermò mia madre entrando in casa.
<Sei seria? Non ho svegliato Simone alle quattro del mattino solo per farmi cacciare da casa mia.>
<Calma, urlare non è la soluzione.> Mi sussurrò Simone bloccandomi.
<Hai ragione è ancora casa tua. Potete dormire qui, c'è il divano se non vuoi dormire con mia figlia.> Disse mia madre rivolgendosi a Simone che non sapeva come rispondere visto che balbettava.
Simone che balbettava, wow, allora non è vero che ha sempre la risposta pronta.
<Non c'era una stanza degli ospiti?> Chiesi anche se pregavo che lui dormisse con me.
<Ci sto io.> Disse Davide scendendo le scale. Simone cercò di fermarmi, ma dopo averlo spintonato mi diressi verso quello sgorbio.
<Tu, tu mi hai rovinato! Non solo mi hai tradito, ma mi hai rubato anche mia madre. Tu sei..>
<Che cosa!? Dimmelo! I miei mi hanno cacciato di casa perché credevano che era mio il figlio e tua madre mi ha accolto. È vero ti ho tradito, ma quello è figlio di mio fratello.>
<Cosa?> Iniziai. <Hai ragione, forse è meglio andarmene. Ti aspetto in macchina.> E dopo aver lasciato i vestiti di Davide per terra, compresa la felpa, uscì da quella casa che ormai sembrava diventata un inferno.

<Ti prego Jessica ascoltami.> Disse Davide entrando in macchina. <Non è mio figlio, me lo ha fatto credere solo per nascondere il fatto che è stato mio fratello. Non ti ho mai dimenticata Jessica, mai. Ti ho sempre pensato dopo essere tornato qui quel giorno. Non so se tra te e lui c'è qualcosa, ma ti prego resta. Mi ha fatto molto male quando ti ho visto baciare Simone, ma se a te rende felice non sarò io ad impedirtelo. Ti prego..> Prese fiato e aggiunse. <Almeno una notte, fallo per me.>
<Non posso negare il fatto che mi hai ferito e se te lo stai chiedendo quel bacio non era programmato, io e lui non stavamo insieme e...>
<Quindi ora voi due...>
<No, almeno credo.>
<Quindi tu non sai se stai insieme a quel coso?> Domandò quasi felice, non si poteva capire dalla voce.
<Io non lo so...> Sussurrai. Solo ora mi sto rendendo conto che non so effettivamente niente. Non sono neanche sicura se provo qualcosa per lui.
<Vieni qui.> Disse aprendo le braccia in segno di volere un abbraccio. Un po titubante mi avvicinai.
Mi tranquillizzai immediatamente, ancora adesso le sue braccia sanno di casa.

Mi hai stravolto la vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora