Capitolo 31

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 JESSICA
Quando entrai in stanza tutto era tranquillo.
Tranne la doccia che andava, questo probabilmente significava che lei era qui. Mi posai sul letto e controllai i social facendomi qualche foto.
Ormai era passata mezz'ora, io avevo fame e Emma non si degnava ad uscire. Proprio quando scesi per chiedere se tutto andava bene lei uscì dal bagno tutto tranquilla.
<Jessica cazzo, mi hai fatto prendere un colpo!> Urlò mettendosi la mano sul petto.
<Scusami, tutto bene? È da mezzora mezz'ora che sei lì dentro.>
<Si, sto bene... Mi sono sistemata un po.> Era strana e non felice come al solito.
Annuì.

<Ti va di andare a mangiare?> Le chiesi e lei annuì.
<Puo venire anche Giorgio?>
<Certo, vado a chiamarlo.> Mi diressi verso il suo dormitorio e bussai sperando che aprisse.
<Jessica, che ci fai qui?>
<Io, Giorgio...>
<Cosa?> Sobbalzò Giorgio dal letto.
Lo guardai stranita.
<Volevamo chiederti se volevi venire con noi in pizzeria e Simone già che ci sei puoi venire anche tu.> Proposi passando lo sguardo su entrambi.
Entrambi annuirono, dopo essersi guardati, e poi mi seguirono.

<Dove andiamo?> Mi chiese Simone lasciandomi indietro.
<Dove siamo stati la scorsa volta.> Mi posò un bacio sulla guancia e poi se ne andò affianco al suo amico.
Non so perché erano insieme, forse sono amici mi ricordò la mia testa frugando nei veri cassetti ormai  chiusi da tempo.

<Prendiamo tutti lo stesso menù.> Pronunciai al cameriere dell'altra volta. Mi sorrise e poi si diresse verso la cucina.
<Quindi...> Iniziai. <Che avete fatto quando non c'ero?> Tentai, ma nessuno mi rispondeva. Si lanciavano sguardi complici tra di loro, ma a me non guardavano. Sospirai e presi il telefono, potevo evitare di invitarli tanto è la stessa cosa di stare da sola.
<Ecco qui.> Dissero mettendo i piatti sul tavolo.
Mangiammo completamente in silenzio, era peggio di un funerale. Dopo aver pagato, tutti decisero di andare a casa tranne io che volevo starmene ancora un po fuori.

<Io devo fare una cosa, ci vediamo dopo.> Dissi riferendomi a Emma. Salutai e andai dalla parte opposta. Il problema è che non conosco bene la zona quindi la mia domanda è, come faccio?
Nessuno voleva venire con me. Farò il giro di vari negozi, è l'unica chance.
Quando entrai in uno dei soliti negozietti, mi accorsi di Matteo alle casse.
<Hey, non ti ho più visto. Come va?>
<Bene, a te?>
<Bene.>
Perché ho l'impressione che non mi voglia rivolere la parola?
O almeno così sembrava, ma appena pagò sembrava un altra persona.
Non credo che soffra di bipolarismo.
<Non è che ti andrebbe di prendere un caffè?> Propose con un sorriso che si allargò appena annuì.
<Che mi racconti?>
<Niente di che tu?> Chiesi, introdurre l'argomento Lily lo avrebbe fatto preoccupare, l'argomento Davide o Simone ingelosire quindi era meglio stare zitta.
<Niente.> Ed ecco qui che è tornato il timido e silenzioso ragazzo di prima.
Davvero interessante questa conversazione, proprio piena di informazioni. Finimmo il caffè in meno che non si dica. Mi accompagnò al dormitorio e dopo avermi salutata se ne andò lasciandomi lì. 

Entrai nel dormitorio e mi misi a studiare per andare avanti con il programma, in questo periodo ho sottovalutato molto la scuola. Decisi di studiare alcuni capitoli di economia e solo quando Emma entrò in camera mi accorsi che ormai si era fatto notte.
<Andiamo ad una festa.> Affermò aprendo l'armadio.
<Ti ricordo che domani è un giorno di scuola e che l'abbiamo sottovalutata.>
<Tanto la mia vita è una merda, se perdo qualche esame non mi cambia nulla.> 
<Mi spieghi perché sei diventata acida da un momento all'altro?>  Non ricevetti risposta così mi alzai e andai verso di lei.
<Rispondi, perché oggi eravate tutti così silenziosi?> Dissi chiudendo l'armadio.
<Perché ho perso il bambino.> Detto questo riapri l'armadio e si mise a cercare un vestito.

Dopo dieci minuti era pronta e non sembrava neanche lei, era completamente cambiata.
<Non ti lascio uscire vestita cosi.>
<E a te che cambia?>
E qui commisi un errore: <Sembri una troia.> Mi diede uno schiaffo, che mi meritavo, e usci dalla stanza sbattendo la porta. All'inizio volevo seguirla, ma dovevo lasciarla sola. Domani si dimenticherà tutto.

Andai a dormire senza cenare, ormai la fame era passata. Impostai la sveglia alle sei e mi coricai sperando solo di addormentarmi il più presto possibile.

Mi hai stravolto la vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora