Capitolo 30

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JESSICA
La mattina mi svegliai con un forte mal di testa.
<Buongiorno.> Sussurrai entrando in cucina. Davide ricambiò mentre Simone aveva uno sguardo da serial killer ed era puntato su di me, faceva paura.
<Tutto okay?>
<Certo, meglio del solito.> Rispose Davide mentre Simone si alzò da tavola e probabilmente andò in stanza. Guardai quell'essere e capì che era stato lui, avrà detto qualcosa di sbagliato.
<Sei uno stronzo.> Sussurrai guardandolo in cagnesco.
<Simone.> Dissi entrando in camera.
<Non ho intenzione di rimanere qui un altra ora.> Era seduto sul letto con le mani tra i capelli.
<Perché, se ti ha detto qualcosa lo puoi dire. Qualsiasi cosa non è vero.>
<Prego Dio che sia così se no quella macchina la devo buttare.> Comparì un piccolo sorriso sulle mie labbra.
Mi sedetti sopra di lui e gli posai un bacio sulle labbra.
<Cosa è successo?>
<Prima di conoscere te stavo con una ragazza fantastica.> Iniziò ed ecco qui che la gelosia salì. <Ma prima di entrare all'università era cambiata. Mi ignorava, non mangiava, era diventata un fantasma.> Il suo viso iniziò a bagnarsi di lacrime.
<Questo stronzo l'aveva maltrattata e obbligata a lasciarmi e al posto di farlo si uccise lasciandomi solo una lettera. Quando, però, apparsi tu capì che mi potevo vendicare,potevo farti soffrire e poi lasciarti stare, ma non posso. Non ci riesco.> Rimasi senza parole, non solo si è aperto con me, ma ora ho capito perché mi girava intorno o perché si faceva tutte le ragazze. È lui quello che ha sofferto più di tutti, sicuramente quello che ho passato io è solo una fetta della torta.
Cercai di spostarmi, ma mi bloccò.
<Non voglio che pensi queste cose, io non ti voglio sfruttare. Io voglio che quello che c'è tra noi diventi serio pregando che nessuno mi strappi via te, come hanno già fatto in passato.> Che si risponde in questi casi?
Si?
Non credo.
Ti amo è troppo.
Ti voglio bene è poco.
Annuire basterà.
Si stese lasciandomi seduta su di lui.
Mi stava semplicemente fissando e io feci lo stesso.
<Jessica tua madre, oh, ti vuole sotto.> Disse entrando Davide in camera. Era tipo sorpreso e dopo pochi istanti se ne andò.
Simone si stava irrigidendo così dopo un ultimo bacio per farlo rilassare scesi giù.

<Chiamami quando torni.> Disse mia madre salutando.
<Tu guarisci e chiama ogni tanto.> Lei mi fissò ma non disse niente, la salutai un'altra volta per poi dirigermi verso l'auto. Davide non era neanche sceso. Non si faceva vedere da dopo pranzo.
Quando salimmo in macchina la prima cosa che fece è posizionare la sua mano sulla mia coscia. Mi sorrise e mise in moto.
Seria o no proviamoci.
Voglio vedere cosa accadrà e che cosa mi riserva il futuro.

Mi hai stravolto la vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora