Capitolo 32

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JESSICA
San Valentino.
Forse è la prima volta che sono triste.
Emma entra prende le sue cose e se ne va. Non so dove dorme, probabilmente nella stanza di Giorgio.

Qualcuno bussò alla porta e con la voglia di un bradipo mi alzai dal letto per andare ad aprire.
<Jess, ancora in pigiama.> Disse entrando Simone. <Dovreste chiarire voi due, sembrate delle zombie.> Affermò sedendosi alla scrivania e iniziando a frugare tra le mie cose.
<Ti prego sta zitto.> Risposi buttandomi sul letto.
<Da quando dormi nel letto di Emma?> Ancora intontita mi girai  ed effettivamente non stavo nella mia parte di camera. 
<Perché sei qui?> Chiesi per cambiare il tuo discorso.
<Sono il tuo ragazzo e poi non sei venuta a lezione quindi mi sono preoccupato.> Sorrisi.
"Il tuo ragazzo."  Non me lo sarei mai aspettata da lui.

Ero alla mia scrivania a sistemare le ultime cose quando la porta si apri di scatto.
Emma entrò come al solito e si diresse verso l'armadio.
<Vieni alla festa?> Tentai di iniziai una conversazione ma ottenni solo un 'si' freddo. Almeno avrò modo di parlarle.
Prese i vestiti che le servivano e uscì. 
Mi alzai e mi misi un vestito nero, leggermente corto e scollato. Optai per un trucco semplice e mi feci dei boccoli ai miei capelli lunghi e biondi. Per le otto ero pronta e appena uscì mi ritrovai Simone con dei semplici jeans e una camicia bianca leggermente troppo sbottonata. 
Lo squadrai per bene e dopo aver abbottonato qualche bottone lo salutai con un bacio.
<Wow.> Sussurrò guardandomi.
Anche se indossavo i tacchi dovevo comunque alzarmi in punta per baciarlo, solo col tempo mi sto rendendo conto di quanto è alto.

Decise di bendarmi e poi farmi salire in macchina.
<Devi sapere che odio essere bendata e odio le sorprese.> Lo avvertì cercando di calmarmi. Per tutto il viaggio rimase muto e ogni volta che parlavo lo sentivo ridere.
<Si può sapere dove siamo?> Gli chiesi una  volta che fermò la macchina. 
<In un posto fantastico, ma devi solo stare zitta se no giuro che ti chiudo anche la bocca.> Sbuffai e decisi fare quello che mi aveva detto.
Mi condusse verso il ristorante, che avevo intuito dai vari rumori delle posate. Mi fece accomodare e mi tolse la benda. 

Davanti a me vidi Emma, che era sorpresa quanto me, al suo fianco Giorgio e al mio Simone.
Emma fece per alzarsi, ma il suo ragazzo la bloccò. 
La cameriera arrivò e prese i nostri ordini mentre Emma lanciava sguardi di fuoco al suo ragazzo. Durante tutta la cena i nostri ragazzi parlavano in continuazione mentre noi due ci scambiavano a volte qualche sguardo. Cercavano di introdurci nelle loro discussioni, ma sapevano che eravamo un fallimento totale cosi dopo poco ci lasciarono in pace.
<Noi andiamo a pagare.> Ci avvertirono, ma noi non muovemmo un muscolo. Almeno io; dopo che quei due se ne andarono lei mi lasciò da sola come sospettavo.
Mi alzai e andai da lei, devo sistemare tutto.
<Emma.> Sussurrai. <Mi dispiace okay? Non volevo darti della troia, ma in quel momento ero talmente arrabbiata che non ragionavo. Ti prego torna, mi manchi.> Dopo qualche secondo mi rispose.
<Non è colpa tua. Avevo litigato con Giorgio e poi ho perso il bambino, non ero a coscienza di quello che facevo.>
<Pace?> Tentai aprendo le braccia. 
<Stronza.> Sussurrò e poi si gettò tra le mie braccia. Sentimmo di sotto fondo degli applausi cosa che significava che avevano sentito tutto.

Salimmo in macchina e andammo verso la discoteca e dopo poco arrivammo; parcheggiarono e andammo tutti e quattro verso l'entrata.
<Che la festa abbia inizio!> Urlò Simone trascinandoci dentro.

Esatto, che la festa abbia inizio.

Mi hai stravolto la vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora