Capitolo I

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"Mia, svegliati!" 

Un fracasso assordante mi disturba: mamma mi sta svegliando com' è solita fare, peccato non abbia ancora capito che così morirò presto d'infarto visto che sta gridando come una matta di prima mattina. 

Mi giro mettendomi il cuscino in testa e sbuffo, odio svegliarmi così.
Mio padre sale le scale del letto a castello e viene a darmi un bacio sulla fronte

"Ciao amore di papà ci vediamo questa sera "mi dice salutandomi.

" Ciao" ricambio il saluto.

Mi alzo dopo qualche minuto, scendendo le scale e per poco non cadevo di faccia per terra, al solito.
La mia stanza ha le pareti verde mela, colore che detesto, purtroppo la divido con mio fratello per cui mi devo accontentare.
Non è né grande né piccola, ma in due gli spazi sono sempre ridotti per questo mi lamento sempre, ma nessuno mi da retta.
Ormai mio fratello Stefano essendo più grande ha già finito la scuola e lavora, quindi non è mia a casa.

"Mamma hai dei soldi devo fare benzina? "chiede scocciato quest'ultimo.

"Stefano sei sempre il solito, non potevi chiedere prima che c'era anche tuo padre?" gli risponde la mamma.

"Ho solo 10 euro ma servono a me "gli dice dopo lei.

"Chiedi a tua sorella..." aggiunge.

"Mia?! "mi chiama quel tonto.

Io nel frattempo ho già preso il mio portafoglio e ho tirato fuori una una banconota da venti euro, i quali mi  erano avanzati dall'ultima uscita.

"Grazie "dice sorridendo.

"Li rivoglio con gli interessi" lo avviso strofinandomi gli occhi. 

"Si, scassa palle "dice antipatico

Gli sorriso e sbadiglio distratta.
Ho sonno, sono stanca e sono in ritardo.
Che dire questa è la mia tipica mattinata, sempre circondata da persone che vanno di fretta e che strepitano perché stressati dal lavoro.
Infondo sono tutte persone buone e amorevoli, semplicemente sono solo un po' distratte ecco tutto.

Vado verso il mio armadio per prendere dei vestiti, quali dei  jeans blu e una maglietta aderente nera, poi mi precipito in bagno a cambiarmi.

Ormai ognuno ha i suoi orari, si sveglia prima mia mamma poi  papà e mio fratello e infine io, ma l'ultima ad uscire è sempre mia madre.
Per lo meno così non ci accalchiamo nei due bagni.

Sono come al mio solito in ritardo per scuola, infatti mi vesto velocemente e non perdo tanto tempo a lavarmi il viso e i  denti.
Ci metto un po' di più a truccarmi, ma non faccio niente di esagerato: solo fondotinta, correttore, un po' di mascara e illuminante.
Aggiusto con il movimento della mano i miei lunghi capelli ricci visto e considerato che quando sono asciutti non hanno bisogno di particolari attenzioni.

Ricordo che quando ero piccola li detestavo, infatti li volevo lisci...
adesso sono motivo di vanto, tutti mi fanno sempre i complimenti e ne sono sempre entusiasta.

Esco dal bagno e finisco di prepararmi, prendo lo zaino e mi precipito alla porta.

"Ti voglio bene mamma "dico uscendo.

"Anch'io" mi risponde.

Mamma non è una di quelle donne che ama tanto mostrare affetto, infatti è difficile che venga a darti un bacio o una carezza, ma questo non vuol dire che non ci voglia bene.
A differenza sua papà invece è un uomo molto più espansivo, soprattutto con me, io e lui siamo molto simili e per questo ci troviamo spesso d'accordo.

Esco correndo e nel mentre metto le cuffie e nelle orecchie risuona la mia playlist di Spotify preferita.
Prendo il tram per un pelo e dire che corro ogni mattina per fare due fermate con questo mezzo.
Scendo poco dopo perché appunto devo aspettare l'altro pullman.
Quando passa ovviamente è sempre pienissimo di gente, faccio il mio bel pezzo di strada schiacciata sulle altre persone pregando di non cadere.
Odio i mezzi pubblici.

Arrivata a destinazione percorro velocemente il ponte e arrivo davanti scuola.
Vado subito incontro alle mie amiche che si trovano in prossimità del cancello e iniziamo a parlare del più e del meno fin quando non sentiamo il suono della campanella, segno che la  mia giornata ha ufficialmente inizio.

*****

Alle 14,00 in punto la mia mia anima si rallegra poiché è ora di tornate a casa, finalmente.
Mentre cammino con le mie amiche verso la libertà ci ritroviamo in mezzo alla calca, sembriamo come un gregge di pecore: c'è chi spinge e chi strattona e poi ci sono le persone che urlano, il baccano che noi studenti facciamo riecheggia in tutta la struttura.

Finalmente riesco a mettere il piede fuori dal cancello e insieme alle mie compagne aspettiamo delle altre amiche vicino al primo albero di fronte scuola.
Siamo solite ritrovarci lì, cosicché possiamo incamminarci tutte insieme alla fermata del bus.
Chiacchieriamo e ridiamo di gusto dicendo sciocchezze fino a quando non ci dividiamo per andare ognuna a casa propria.

Arrivata a casa dopo un ora se non di più, sono affamata.
Mamma ha lasciato tutto pronto, mangio un po' di quel cibo finché la notifica di un messaggio non cattura la mia attenzione.

kik: Mirko

"Ei troietta hai voglia?"

"Io ho sempre voglia"

Sorrido, mi piace il fatto che sia stato lui a cercarmi.
Queste sono quelle attenzioni che mi piace ricevere, anche perché sono le uniche.

Smetto di mangiare per andare velocemente in bagno.
Mi spoglio e mi guardo allo specchio: sistemo i capelli, tiro in dentro la pancia, mi guardo il sedere.
Voglio apparire perfetta, non voglio che pensi che io abbia dei difetti, voglio che mi trovi talmente bella da non potersi dimenticare di me.
L'intimo che ho addosso non mi piace così vado in camera mia e ne prendo uno diverso, di  colore rosso.
Lo metto vado a chiudere casa per evitare inconvenienti, poi riprendo in mano il telefono.

Mirko: 3 messaggi non letti.

"Mh sempre vogliosa la mia Emma"

"Inizia con il mostrarmi le tue belle tette"

"Eii Emma ci sei?"

"Scusami, eccomi sono tutta per te."

Gli inizio a mandare qualche scatto, ovviante tagliando la mia faccia, ricevo in riposta molti apprezzamenti e a mia volta video e foto.

La parte ironica di tutto ciò è che toccarmi così non mi fa provare poi così tanto piacere, ovvero non sono mai riuscita a raggiungere l'orgasmo in nessuna occasione.
Non ha senso farlo senza provare neanche piacere, lo so, ma lo faccio solo per il gusto di farlo, solo perché mi fa sentire meglio.

Semplicemente mi  limito a fare  ciò che so fare meglio nell'ultimo mese a questa parte... soddisfare un perfetto sconosciuto.

So a cosa vado incontro, ma non mi interessa è la mia vita e prendo le mie decisioni da sola.
Da quando ho iniziato a usare Kik, un applicazione di chat anonima, mi sento con tre ragazzi diversi:

Mirko

Salvatore

Edoardo

Tutti sono al corrente di non essere i soli, forse l'unica cosa che diciamo ho mantenuto è la mia sincerità, ovviamente però questa è venuta a mancare per quanto riguarda nome, età e città...

La mia vita ad oggi si divide in due parti accomunate soltanto da rispettive bugie

C'è la Mia noiosa, studentessa del liceo che è sempre troppo timida per fare colpo su qualcuno e  c'è Emma la troia per eccellenza che non perde occasione per mettersi a quattro zampe per qualcuno.

Tuttavia nonostante sappia la pericolosità delle sex chat, continuo a farle è diventato come un hobby al quale non voglio rinunciare.
Voglio fuggire da me stessa e sentirmi una persona diversa è questo è l'unico modo che ho trovato per farlo.

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