CAPITOLO X Fili incandescenti

326 30 23
                                    

La primavera era oramai lontana. L'estate avanzava a passo deciso nella Foresta delle Ombre e il profumo di bacche e di resina inebriava l'aria, anche se spesso l'odore di bruciato lo sormontava.

"Movimento di polso!", ripeté David per l'ennesima volta. "Così è più semplice richiamarlo a sé", uno scatto della mano e il fuoco tornò a lui.

"La smetti di far sembrare tutto così facile?", protestò Mira.

La sua fiamma fluttuava a mezz'aria ed emanava bagliori cremisi. Uno scatto di polso e quella cominciò a roteare su sé stessa, verso i polpastrelli di Mira che l'assorbirono con un fruscio.

"Però riesco a controllarne molte contemporaneamente, hai visto?"

"Sei migliorata", concordò David.

"Non prenderti tutto il merito", lo canzonò.

"Lo faccio eccome", fece lui, divertito. "Senza di me staresti ancora mangiando erbacce. Senza contare tutto il resto: dovrebbero nominarmi Maestro", le lanciò un'altra fiamma.

"Io non sono cresciuta a Rosargento con la schiera dei migliori insegnanti a mia disposizione", lo provocò lei rispedendo una sfera di fuoco verso David.

"Ma non conoscere la Leggenda della ridenominazione del Regno! Secondo te su quale base ci troviamo nell'anno 4456? Da quando alla nostra terra è stato dato il nome di Ignis, il giorno in cui Prescelti e Intoccati cominciarono a vivere in armonia."

"Intoccati... cioè i non dominatori?"

David la guardò per un attimo, gli occhi sgranati. "Mi stupisci davvero."

Mira evocò una nuova lingua appuntita, se l'attorcigliò tra le dita poco prima di guidarla verso il ragazzo. Un piccolo giramento la sorprese e per poco non ruzzolò all'indietro.

"Fermiamoci un attimo", disse lui assorbendo la fiamma e venendole vicino.

"Non preoccuparti, sto bene. A volte mi capita."

"Perché usufruisci troppo del tuo calore", prese il proprio orcio e glielo porse. "Come ti ho spiegato non è necessario. Se continui a farlo a lungo durante uno scontro, finiresti a terra prima che l'avversario ti colpisca. È come se ti dissanguassi da sola."

Mira scrutò le iridi scure di lui. "Ci starò attenta, e poi io non devo combattere contro nessuno, giusto?"

Quella domanda retorica sarebbe dovuta risultare più leggera ed insignificante di quanto non apparì.

"Siediti un momento", lui la guidò al tronco lì accanto.

"Davvero, non serve."

"Ti formicolano le mani?", le domandò ignorando i suoi convenevoli.

Mira lo fissò stupita. "Sì, un pochino."

David le sedette di fronte e le prese una mano, emise un piccolo verso di sorpresa. "Com'è possibile che tu abbia le mani gelide?!"

Lei rise: "Sai spiegare anche questo, o grande Maestro?"

Lui sollevò un sopracciglio, poi le osservò la mano: come sempre i polpastrelli e il palmo erano anneriti e sporchi di cenere. David cominciò ad eseguire movimenti circolari, dapprima appena percettibili, poi energici, quasi fastidiosi. Frizionava la pelle con movenze precise, dal palmo alle dita e di nuovo giù fino al polso. Fece lo stesso con l'altra mano e per tutto il tempo Mira rimase a studiare quei gesti che le procuravano un doloroso sollievo. Quando finì, un'energia nuova le fremeva nelle vene.

"Ti ringrazio", i due si scambiarono una breve occhiata.

La ragazza bevette un altro sorso, poi gli allungò l'orcio. Lui se lo portò alle labbra e per un momento rimasero in silenzio, in ascolto delle voci della Foresta.

Mira gli si avvicinò. Dalle sue mani partirono minuscoli fili incandescenti, si intrecciavano avanzando nell'aria fino alla punta delle dita di David. Lui accennò un sorriso, fece lo stesso ed unì il suo filo a quello di lei. Si guardarono per un lungo istante, poi gli occhi di lui si abbassarono.

"Devo andare", disse con calma. "Devo rimettermi in viaggio."

Mira lo guardò, sembrava che se lo aspettasse, eppure il suo filo incandescente tremò per un attimo.

"Ho delle cose da sbrigare a sud e devo agire prima dell'inverno."

"Sì. Non potevi certo rimanere per sempre."

Silenzio.

"Ora sai come cavartela."

Lei gli rivolse un flebile sorriso: "Sì e solo grazie a te, David."

I due fili si separarono. Mira sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Tentò di mostrarsi distaccata nell'apprendere la notizia della partenza di David, non ne sapeva neanche il perché, ma fallì miseramente e il suo dispiacere era evidente. Ripensò al fastidioso ragazzo incontrato quasi quattro mesi prima. Aveva reso tutto migliore.

"Per quante settimane dovrai viaggiare?", gli chiese mentre lo aiutava a sistemare le sue bisacce sul cavallo.

"Molte più di quelle che vorrei. Tu riuscirai a non morire di fame, Strana?"

Mira si sentì offesa, ma rise: "Sono migliorata enormemente nel tirar frecce! Ammettilo."

"Certo che lo ammetto! Hai avuto me come maestro", si beò lui. "Ma sei sicura che riuscirai a centrare qualche preda?"

Mira alzò gli occhi al cielo divertita: "Assicuratene da solo", gli passò una sacca. "Qui c'è della lepre e un po' di quelle erbacce che io odio e che tu adori, anche del succo di bacche."

David alzò le sopracciglia estasiato, come faceva ogni volta quando la canzonava.

"Mi stai dando le tue ultime provviste, attenta."

Mira rise: "Vorrà dire che dovrò abituarmi a quelle radici disgustose."

David legò la bisaccia alla sella, poi montò in groppa. Solo allora Mira realizzò che se ne stava andando per davvero. Il sole era molto basso e filtrava piacevolmente tra gli alberi.

"Un'ultima cavalcata?", il ragazzo guardò Mira.

Lei sorrise e non se lo fece ripetere due volte. Salì sul dorso di Moore e partirono, lasciando vuoto il cerchio di alberi dove era accaduto così tanto in poco tempo.

Quando oltrepassarono il confine orientale, galopparono nella distesa di steppe infuocata dalla luce del tramonto. David fermò la corsa, guardò Mira e le sorrise:

"Ci rivedremo."

"Mi trovi qui", rispose lei.

Qualcosa le afferrò la gola. Voleva dire qualcosa, qualunque cosa, magari sarebbe riuscita a trattenerlo ancora qualche giorno.

"Arrivederci, David."

Il ragazzo la abbracciò con lo sguardo, avvolgendola nelle sue iridi scure e profonde.

"Sta attenta. Mira."

Partì al galoppo verso sud. La Prescelta rimase a guardare la polvere alzata dagli zoccoli del cavallo e si sentì triste per un momento. Forse una piccola lacrima bagnò la sua guancia sinistra e mentre fissava la sagoma di David in lontananza, una piccola speranza sciolse il nodo che aveva in gola. Chissà, forse l'aver unito la sua essenza a quella di lui aveva costruito davvero un filo tra i due. Un filo che forse li avrebbe fatti incontrare di nuovo.


Questo è uno sketch veloce di David fatto da @Alidinchiostro , grazie!!! Bello bello **

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Questo è uno sketch veloce di David fatto da @Alidinchiostro , grazie!!! Bello bello **

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora