CAPITOLO XI Cambiamenti

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Mira tornò a vivere in solitaria e finalmente gli incubi sul passato diminuirono, fino a scomparire. Da quando David se n'era andato, la Foresta delle Ombre sembrava molto più silenziosa; non incontrò nessuno per le due settimane seguenti.

Mira aveva scoperto dei piccoli frutti verdastri, croccanti e succosi, in cima ad alcuni alberi nella parte settentrionale della foresta. Li trovava deliziosi e si spingeva spesso da quelle parti solo per coglierne qualche manciata. La difficoltà nel prenderli stava nel fatto che si trovavano su alberi molto alti, "I greschi" le aveva spiegato David, quindi per farlo poteva impiegarci parecchio tempo. Quel pomeriggio assolato, Mira si trovava a cavalcioni sullo stesso ramo da più di un'ora. Era riuscita a prendere una buona manciata di quei frutti e a mangiarne altrettanti, quando un raggio di sole bucò il tetto di foglie illuminandole il viso. La ragazza respirò quel tepore ad occhi chiusi. La sua essenza crepitò in lei, come se il calore del sole la rendesse completa. Quel semplice istante durò un'eternità.

Qualcosa le pizzicò il naso, come una puntura. La stessa sensazione le afferrò le guance, poi la gola e le mani. Il raggio di sole era sparito. Una nebbia improvvisa calò tutt'intorno oscurando la luce e gli alberi. L'aria si riempì di lapilli e sembrava celare sussurri sinistri che pungevano le orecchie. Mira s'irrigidì: non era una nebbia qualunque. Afferrò il tronco sul quale sedeva, ma non poteva scendere, non riusciva a vedere nulla. D'improvviso, lontano nel turbine biancastro, avvistò un luccichio scarlatto e violaceo, le si avvicinava sempre più fluttuando dolcemente; era una piccola fiamma sospesa. Dalla lingua di fuoco se ne separò un'altra e le fiammelle divennero due.

Quella visione turbò Mira, lontana pochi passi da quel calore, e la incuriosì allo stesso tempo. La nebbia biancastra davanti a lei avvolse i due fuochi, si attorcigliò su sé stessa in una figura semiumana che la fissava attraverso quelle due fiamme violacee. La Prescelta smise di respirare. Non si era mai trovata, prima di allora, così tanto vicino ad uno spirito. Impietrita dallo spavento si ritrovò a studiare i particolari dell'essere informe. Il viso di nebbia, senza tratti definiti, era inquietante, quelle fiammelle spiccavano come diamanti tra i sassi e crepitavano senza tregua; sopra il capo spuntavano lunghe escrescenze, simili a capelli o corna, che di tanto in tanto si intrecciavano, mossi da un vento inesistente; il corpo era oblungo e sempre in movimento, i due arti superiori erano più lunghi di un braccio umano e terminavano con mani enormi e dita appuntite, non esistevano gambe, ma un unico vortice nebuloso dalle sfumature azzurrine.

Lo spirito la guardò con gli occhi-fiamma per un lungo, lunghissimo istante, poi levò un artiglio di vapore, come a voler indicare al di là di quel cerchio di alberi. Di nuovo fissò Mira con insistenza prima di scomparire così com'era apparso. La nebbia si ritrasse assieme ai suoi sussurri. La Prescelta sudava freddo, non sapeva cosa l'avesse trattenuta dal gridare. Aprì la bocca per esalare un lungo sospiro, quando uno strillo acuto percosse il vento. Mira girò la testa con uno scatto così secco che quasi si fece male. Rimase ad ascoltare l'eco di quel grido, intrappolato nelle fronde degli alberi. Era stata una bambina, senza dubbio, ed era vicina, oltre quel cerchio di agridori e greschi. Sicuramente - pensò Mira - si era imbattuta, come lei, in qualche spirito. Si diede subito da fare per scendere dall'albero. Era appena riuscita a passare sul ramo più basso, quando proprio sotto di lei avvistò una bimba ed un ragazzino, sembravano aver corso e avevano il volto spaventato. Mira stava per gridargli un saluto, ma un coro di nitriti e grida le tolse la voce. 

Mantelli neri saettarono nel vento. Cinque Cacciatori apparvero nella boscaglia, accerchiarono i due ragazzini gettandosi su di loro. Mira affondò le unghie nel tronco fino a farsele sanguinare. Un terrificante sibilo d'acciaio vibrò nelle orecchie fino ad assordarle. Le mani di Mira tremavano, ma il suo sangue questa volta ribolliva vivo nelle vene. La ragazza vide un guanto nero afferrare i capelli della piccola bimba, l'altro braccio pronto a colpire. Una forza improvvisa s'impadronì delle sue gambe e prima di realizzarlo, si lanciò nel vuoto.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora