CAPITOLO XXVII Luna d'inverno

245 22 44
                                    

Mira finì di coprire la settima buca, scavata tra i fiori rossi. Guardò per l'ultima volta il volto di Tya, bianco e rigido, eppure più lo fissava più le pareva muoversi. Riusciva a vedere il naso fremere in un lungo respiro che gli riempiva i polmoni. Avrebbe giurato di averlo sorpreso deglutire, schiudendo le labbra secche, e vedere le sue ciglia aprirsi alla luce del sole. Stava solo dormendo, le sarebbe bastato scuoterlo, svegliarlo... ma gettò la terra e coprì la tomba con pietre e petali, così come aveva fatto per le altre sei. Rimase in piedi, accerchiata dai quei cumuli. Fissò l'angolo dove si ricordava di aver sepolto la bambina dalle trecce bionde parecchi mesi prima, la cunetta semi scomparsa e ricoperta di nuovi fiori. Aveva pregato per la sua anima quel giorno ed ora.... Mira alzò gli occhi al Cielo.

"Perché?", la voce le uscì dalla bocca, graffiando l'aria circostante. "Quel giorno fu colpa mia, non l'aiutai. Ma loro.... Li ho accolti, ho cambiato vita, non ho sbagliato nulla", tremava furente e le parole si tramutarono in un grido soffocante. "Loro non hanno fatto niente! Perché avete permesso che accadesse? Non lo meritavano, io non lo meritavo. Mi state portando via tutto, vi odio!"

Rimase lì, inerme. Non seppe per quanto tempo, ma in quell'agonia una rabbia incontrollata le afferrò le viscere, facendola vagare per tutta la Foresta delle Ombre con uno scopo ben preciso. Setacciò ogni angolo, ogni cespuglio, a piedi con il pugnale sguainato. Attraversò anche zone che non aveva mai esplorato. I suoi passi incespicati e i suoi lamenti le facevano strada in una ricerca infinita e vana. Non mangiò, né bevve, si trascinò in avanti persino quando le ultime luci del giorno abbandonarono l'orizzonte e su tutto il perimetro alberato calò il buio denso dell'inverno. Neanche questo fermò Mira. Non evocò nemmeno una minuscola fiammella come guida. Accecata dalle lacrime e dall'odio continuava la sua testarda perlustrazione, fino a quando le forze l'abbandonarono. Inciampò in qualche radice, finendo con la faccia a terra. Pianse nelle orecchie dei ciuffi d'erba e affondò la testa nella polvere, appoggiandosi a quel suolo che per tutti quei mesi le aveva dato forza e conforto. Tutte le sue ferite passate riemersero, con più veemenza di quando le furono inflitte. La morte e il tradimento; erano accaduti di nuovo, all'unisono.

Mai prima d'allora si era sentita completamente abbandonata. Solo il viso di Seth era l'unica cosa rimasta, insidiata in lei come un veleno; lui se n'era andato dalla Foresta, verso chissà quale luogo. Mira non pronunciò altre volte il suo nome quella notte, ma si trattenne lì a terra, sino a che non ebbe più voce per gridare e niente più lacrime da versare. Il sonno la prese con sé, allontanandola da quel luogo e dal suo puzzo di sangue. Nemmeno lì trovó pace. Strani sogni le affollavano la mente. Non erano i soliti incubi, ma visioni di luoghi informi, di città mai visitate al di là di una lunga distesa d'acqua e che parevano esistere realmente nell'Estremo Est di Ignis. Tutto si fermò in un'immagine sfuocata e imprecisa. Attorno a lei c'era una moltitudine immensa di massi impilati e mura diroccate, sembravano le macerie di un'antica città. C'era del bianco in quei mattoni smussati e una strana foschia si levava tutt'attorno. Mira non riusciva a camminare o a muoversi, era in piedi sopra un suolo polveroso e arido. D'un tratto le sue vene pulsarono e dentro di lei capì di non essere sola. Si voltò: nella nebbia crescente riuscì ad intravedere una sagoma poco più avanti. Era spaventata e attratta allo stesso tempo, ma non poteva muoversi. Si strofinò i polpastrelli da cui nacque una fiamma scarlatta. Quello schioppo di luce balenò nel vento, rivelando una figura umana incappucciata di blu.

"Chi sei?", le chiese con voce profonda.

Mira abbassò la mano che stringeva il piccolo fuoco, avrebbe voluto fuggire, ma i suoi piedi erano inchiodati a quello strano terreno.

"Qual è il tuo nome?", continuò la figura incappucciata.

Una sensazione pungente crepitò in lei con insistenza.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora