Mira stava cavalcando da tutto il giorno ed ora che il sole era prossimo a scomparire dietro la catena di montagne, desiderava fermarsi il prima possibile, appena trovato il posto adatto. Era da tempo che non galoppava così a lungo e le doleva terribilmente la schiena. In più, si era messo a piovere violentemente. D'un tratto nel bel mezzo della radura, avvistò un rudere fatiscente. Dal comignolo non fuoriusciva alcun fumo e nessun bagliore si avvistava dalle finestre scure. Mira si avvicinò per accertarsi che fosse disabitato. La porta era semi aperta e l'odore che regnava al suo interno suggeriva l'abbandono totale.
C'era solo una piccola stanza: una tavola impolverata con qualche scodella buttata qua e là, subito dietro un misero giaciglio e lì accanto un piccolo camino di mattoni sfatto e cadente, in piedi per miracolo. Nel focolare erano stati gettati rovi e rametti ancora intatti. Poteva andare come nascondiglio. Mira legò Moore sul retro della casetta, sotto un piccolo capanno, lo liberò delle bisacce dicendo a sé stessa di essere stata crudele per averlo fatto correre tutto il giorno con tutto quel peso. Aggiunse della paglia al mucchio di legnetti nel camino ed evocò una fiammella, ma quella non andò tra i rami, si allungò fino ad ingrandirsi e prendere una forma semi umana.
"Ah, sei tu."
- Ti eri dimenticata di me per caso? Non resistevo più -, lo spirito riprese a parlare nella sua testa.
"Dillo alle mie gambe", Mira evocò una seconda lingua di fuoco che questa volta si mise a sfrigolare nel mucchietto di rovi.
- Dove siamo? -, volle sapere lo spirito, le sue fessure di fuoco fisse e inquietanti.
"A Nord di Forogiallo. Domani la raggiungeremo e potrò vendere qualche provvista della Foresta."
- Perché? -
"Si ha bisogno di denaro per sopravvivere."
- Se hai lasciato la nostra bella casa per quest'ammasso di sporcizia e tarli... -
"Sei tu che hai voluto seguirmi!"
Gli occhi-fiamma crepitarono. - Preferisco un albero sotto il cielo aperto. -
"Nessuno ti costringe a restare", Mira svuotò una bisaccia, forse stava esagerando. "Comunque si tratta solo di una notte, domani saremo lontani diverse miglia da qui."
- Non rimarrai a Forogiallo? -
"Non credo proprio. C'è un boschetto qui di fianco, vai là a dormire", la ragazza lo guardò soppesandolo. "Se dormi, tu."- Non proprio. No, che spirito guardiano sarei se ti lasciassi sola? -
Mira fece una risata amara: "Me la posso cavare, sai? L'ho sempre fatto."
- Tu dici? -
Ci fu un istante di silenzio in cui gli occhi di fuoco penetrarono quelli marroni.
"Ehi, cosa ti ho detto a proposito di non entrarmi troppo nella testa?", Mira aveva ripreso il tono duro per poi rasserenarsi. " Va fuori! I tarli non mi faranno del male."
Le fiammelle dello spirito vibrarono imitando una smorfia, non si mosse e rimase lì a mezz'aria.
Mira aprì una delle bisacce, masticò qualche radice e si mise a cucinare il pesce che aveva portato.
"Gli spiriti che cosa mangiano?"
- Quello di cui sono fatti: fuoco. -
"Quindi sono proprio vere le storie terribili su di voi."
- Certo! -, rispose l'essere nebuloso facendo crepitare gli occhi e fluttuando più in alto. - Mai fare arrabbiare uno spirito. -
"Questo è un avvertimento, eh? Tieni", Mira gli tese il bastone con sopra inforcato il pesce abbrustolito.

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Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di Cenere
FantasyLibro I. Mira vorrebbe essere una ragazza qualunque, ma il suo stesso sangue glielo impedisce. In lei crepita un Fuoco appartenuto ad antiche divinità, o almeno così dicono le Leggende. Ciò che desidera è vivere lontana da un mondo che la ripudia, m...