CAPITOLO XXX Lapillo nero

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Mira e lo Spirito si rimisero in viaggio. Procedevano lenti rispetto al giorno precedente ed entrarono nel primo territorio abitato a mattina inoltrata, in parecchio ritardo rispetto a quello che avevano pianificato. Tuttavia non si fermarono a Forogiallo, Mira volle continuare verso Sud, facendo solo le soste necessarie per far riposare Moore. Al tramonto lo Spirito la convinse a fermarsi nella città più vicina. Mira per la verità non era molto tranquilla all'idea, ma l'essere nebuloso le disse di percepire una buona energia da quel posto. Erano in uno dei sottoposti di Borgodestro, in una cittadina rurale, ma ben organizzata. 

Mira oltrepassò le prime casupole fino ad arrivare al centro del borgo affollato, con Moore al seguito. C'era molto movimento e le strade erano piuttosto strette, così, a malincuore, la Prescelta affidò il cavallo ad una stalla e proseguì carica di pesi. Lo Spirito si era dissolto nell'aria senza che lei se ne accorgesse, ma Mira non si allarmò di questo, era preoccupata di ben altro. Non capitava in mezzo a così tanta gente da molti mesi e l'ultima volta era stata in compagnia di Seth. Sapeva che se non voleva essere notata doveva risultare una forestiera qualunque e quel suo modo di guardarsi in giro era una pessima scelta. Cominciò a girarle la testa, il respiro le divenne pesante, si scontrò con un paio di paesani che la adocchiarono malamente. Perché mai aveva preso questa stupida decisione?

"Ehi", una donna di mezz'età prese a camminarle a fianco.

"S-sì?", Mira tentò di riprendersi.

Quella le si avvicinò con passo deciso: "Smettila di fare la stupida e tieni le ginocchia salde", le bisbigliò prendendole un braccio. Nei suoi occhi balenò un lampo violaceo.

"Tu? Ma che hai combinato?!"

"Sono Helga per te", le disse prendendole qualche sacca dalle spalle e caricandosela sulle proprie. Mira le scoccò uno sguardo severo, alche l'altra sospirò. "Ah, lasciami fare almeno così potrò tenerti d'occhio."

"Io dovrò tenerti d'occhio. Ti ha visto qualcuno?"

Le sopracciglia della donna scattarono all'insù: "Sono uno spirito da quando è nato il mondo. Stammi vicino e basta."

"E va bene, ma smettila di tirarmi gomitate."

"Secondo te questo è camminare da persona normale? Sta dritta e andiamo a quel bancone di pollame."

Più avanti sulla via, infatti, c'era il mercato dove si accalcava la gente senza troppo riguardo per il proprio vicino. Mira e la sua nuova momentanea compagna si mischiarono nella folla, oltrepassando la lunga via, neanche uno degnò loro di uno sguardo malintenzionato. Mira cercò di rilassarsi, mantenendo però la propria attenzione a ciò che le circondava. Ogni tanto le sue vene crepitavano, sembrava percepissero la presenza di altre essenze, ma questo non fece altro che confonderla ancora di più. La paura per la folla si trasformò in astio. Chi spingeva, chi gridava, nessuno dei presenti si sarebbe comportato allo stesso modo se la strada fosse stata deserta, ma a quanto pare essere nel bel mezzo della massa dava la scusa di diventare maleducato.

Lo Spirito sembrava un bambino circondato da dolci. La incitava a camminare da una parte all'altra del mercato e Mira si sentiva sempre più nervosa ad ogni passo, faceva roteare gli occhi furtivi in ogni direzione mentre tentava di sfuggire all'eccitazione stordente della calca. Quella strada era diventata un vortice di colori e rumori, troppo insistenti, troppo vicini, Mira levò alto lo sguardo come se quello le avesse permesso di allontanarsi da dov'era. Quello che vide scacciò ogni altro pensiero. Spalancò gli occhi e nel bel mezzo della strada affollata si pietrificò. Più avanti, sulle teste dei passanti, dondolava un'insegna di legno su cui erano incise due colonne intrecciate su sé stesse. Mira rimase a fissarla a bocca aperta e per un momento la visione che aveva avuto quella mattina le tornò negli occhi.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora