CAPITOLO XXXIII Coscienze

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Mira trasse un profondo respiro prima di incominciare a spiegare: "C'è una persona che compare nella mia mente ogni notte. Un uomo incappucciato che è lontano all'inizio, ma più parliamo più si avvicina."

"Che cosa dice?"

"Che non devo avere paura, che posso fidarmi, ma a me la sua presenza inquieta. Ieri notte mi ha detto che ci saremmo incontrati presto, sapeva che ho trascorso del tempo nella Foresta delle Ombre."

"Dove avvengono le tue visioni?"

Quella domanda la sorprese. "Dove?"

"Ti trovi in qualche luogo particolare o nel nulla?"

Mira puntò le pupille sui ciuffi della barba bianca: "Sì, io sono in mezzo ad uno strano luogo. Non so se sia reale o no, è tutto molto confuso. Riconosco solo delle macerie accorpate dappertutto e delle mura diroccate, delle mura bianche", gli occhi chiari del Guardiano guizzarono sul suo viso. "O meglio, devono esserlo state, ora sono nere e fragili."

Il vecchio ammutolì. Si alzò e con una nervosa lentezza cercò nella credenza una bottiglia e due bicchieri.

"Esiste un luogo simile?", volle sapere Mira.

Il Guardiano aprì la bottiglia, la mano gli tremò facendo cadere il tappo di sughero a terra. "Esiste", esalò in un rauco respiro.

Tornò a sedersi al tavolo, portando i due bicchieri pieni di idromele. Mira ne accettò uno e, malgrado non avesse alcuna voglia di bere, si bagnò le labbra in un liquido troppo forte per accompagnare la digestione mattutina.

"Dalle ceneri del giglio morente, così come una fenice, tornerà alla vita il fuoco eterno."

Mira rimase in silenzio, attendendo che il vecchio spiegasse ciò che aveva appena recitato, ma quello rimase in silenzio.

"Che significherebbe?", gli chiese infine.

"È parte della Profezia, il significato di queste parole mi è sempre stato inspiegabile, ma ora... La città che vedi è Lilium, o ciò che ne rimane."

Il volto rugoso del Guardiano perse colore. Le sue dita avvizzite accarezzarono una nuova pagina del tomo.

"Il Giglio del Sud. La città costruita sulla prigione dei Tre, il luogo dove l'essenza terrestre e celeste venne divisa dal Quarto."

"Lilium", ripeté Mira assorta. "Ne ho già sentito parlare, ma non sapevo della storia delle sue fondamenta."

Le labbra screpolate del vecchio tremarono appena: "Perché la sua memoria è stata oscurata da un accaduto orrendo, un fatto impresso nelle ossa di chi l'ha vissuto. Le grida di quel giorno occupano ancora la mia mente e il fumo ha oscurato i miei occhi per sempre. Il frutto marcio di quel giorno lo puoi vedere anche tu, se ti sollevi la manica destra", il vecchio indicò debolmente il polso di Mira.

La ragazza spalancò gli occhi in una smorfia di orrore. Sapeva bene a cosa alludeva.

"Su quel suolo camminarono i Tre e le loro impronte vennero cancellate da quell'orda di Cacciatori", il Guardiano la guardò dritto negli occhi. "So cosa si prova nel vedere tutto distrutto, io ho conosciuto la vendetta e mi ha solo privato di altro calore. Gli stessi Tre provarono rabbia e dolore e ne nacquero i Prescelti. Le nostre sofferenze portano sempre a qualcosa. In cosa trasformerai tu il tuo dolore?"

Le sopracciglia sbiancate tornarono ad arruffarsi. Mira avrebbe voluto consolarlo, ma non riuscì a dire nulla.

"Quel giovane che vedi nei tuoi sogni, potrebbe aiutarti davvero", riprese il Guardiano.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora