CAPITOLO XXXIV Fuoco

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Non si erano mai visti viaggiare insieme uno spirito, una sirena, un Sacerdote e una Prescelta, o meglio, una Custode. Tutti erano legati dal fuoco che scorreva in loro. Era il gruppo più strambo e meglio equilibrato che ci fosse mai stato.

Avevano galoppato per tutto il giorno e quando il sole si preparava a calare nessuno dei quattro dette segno di cedimento.

"Dove saremo?", chiese Mira mentre attraversavano una radura alberata.

"A Forth, una sezione orientale del centro di Ignis", rispose il vecchio con certezza.

"Siete sicuri di voler procedere per terra? Siamo ancora in tempo per cambiare idea", tornò a dire Scarlett.

"Prenderemo il mare una volta raggiunto il confine col Sud, a Dumah. È più scuro", rispose il vecchio con la sua voce calma.

"C'erano altre soluzioni. Perché fare metà e metà?"

"Mira ha deciso così e così faremo", replicò il Guardiano.

"Solo perché non sono mai stata per mare, mi sentirei più esposta. Se c'è da nascondersi qui, so come farlo", si aggiunse la ragazza, dando una gambata a Moore per superare un mucchio di tronchi. "Preferite cambiare strada? Io vi seguo."

"Ricordi cosa ti ho detto, Mira?", le chiese il Guardiano. "Segui il tuo istinto. Magari non te ne rendi conto, ma in esso sono celate le tue sicurezze."

"Lo spero", rispose lei.

Il sole aveva raggiunto il pieno ovest. Proprio nell'istante in cui la sua aureola dorata sfiorò l'orizzonte, Mira avvertì una scossa al petto e con essa la visione di una donna corvina che le puntava addosso un pugnale oblungo. Durò un battito di ciglia, ma le cambiò la percezione sul suo corpo. Ora era improvvisamente stanca e sul suo viso si dipinse un'espressione che venne immediatamente colta dai suoi compagni di viaggio.

"Succede a tutti i tramonti?", domandò il Guardiano senza giri di parole.

Mira annuì.

- Hai bisogno di riposare -, s'inserì lo Spirito nella sua testa.

Per buona parte del viaggio era rimasto nella lama del pugnale di Mira, ma ora che avevano rallentato il passo era uscito e li seguiva, volteggiando a mezz'aria.

La ragazza gettò un'occhiata alle sue fiammelle violacee. "No, posso continuare, se a voi va bene. Almeno fino a che non è troppo buio."

Cavalcarono per un'altra ora piena. Furono costretti a fermarsi quando la nebbia era così fitta da non riuscire a vedere al di là delle orecchie equine sotto di loro. In poco tempo si sistemarono sul terreno duro e freddo, tolsero le selle ai cavalli e cominciarono a radunare un sostanzioso mucchio di rami e foglie secche.

- Io faccio un giro qui intorno -, la voce dello Spirito crepitò nella mente di Mira.

Il corpo azzurrognolo roteò tra gli alberi e scomparve nel buio.

Mira evocò una fiammella e la lasciò aleggiare poco sopra le loro teste per farsi luce nel cercare la legna.

"Brutus mi ha dato qualche pagnotta in più e una generosa dose di Lapillo Nero", Scarl lanciò a Mira una bottiglia scura.

"Quando hai radunato tutte queste cose?", le chiese lei curiosa.

"Sapevo che saresti partita, non per dove, ma è difficile che una passeggiata con Rasht si concluda col rimanere dove si è."

Mira fissò con attenzione la sirena e subito dopo il Guardiano: "Rasht? È così che vi chiamate?"

"Sì, anche se nessuno mi chiama più per nome, eccezione per questa testa rossa", rispose il vecchio sedendo a gambe incrociate davanti al mucchio crescente di legna sottile. 

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora