CAPITOLO XXXV Aria

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"Sempre avanti", ripeté Rasht per la quarta volta.

"Con questo buio non è semplice", rispose acida Scarlett spronando il cavallo.

Mancava almeno una buona mezz'ora all'alba e il cielo era ancora avvolto dalle tenebre. Da quando erano ripartiti, Mira non aveva emesso nemmeno un fiato. Malgrado fosse abituata ad alzarsi così presto, quella notte aveva dormito come non faceva da settimane, profondamente. Stava riflettendo sulla cosa: non aveva avuto alcuna visione e non sapeva se fosse positivo o no. Si aspettava che il Guardiano le chiedesse qualcosa, ma non fu così: lui si limitò ad incitare il gruppo a partire e a cavalcare con energia. Mira credeva di non sopportare tutte quelle domande che le poneva e invece al momento non desiderava altro. Decise che gliene avrebbe parlato lei, di sua volontà. Sicuramente l'avrebbe aiutata a capire cosa poteva essere accaduto durante il sonno.

"Scarl, stai per perdere una bisaccia, attenta!", fu la prima cosa che disse.

E si pentì immediatamente di aver aperto bocca.

"Non osare parlarmi!", ruggì la sirena voltandosi, la chioma fulva crepitò allo stesso modo del fuoco.

Mira sgranò gli occhi: "Come, scusa?"

"Sta zitta o sarò costretta a morderti", gli occhi purpurei della giovane si erano fatti più grandi e terrificanti.

Mira dapprima impallidì, poi serrò la mascella pronta a tirarle dietro un insulto ben pensato.

- Meglio se non glielo dici -, lo Spirito le volteggiò accanto, apparendo dal nulla. - Non prenderebbe bene quella parola. -

Mira guardò Scarlett davanti a sé: "Che le prende?", mormorò.

- Quella ha fame e la capisco. -

La ragazza vide la sirena stringere il nodo della bisaccia attorno alla propria sella.

"È davvero spaventosa quando grida così. E anche tu", si voltò verso lo Spirito. "Finiscila di riapparire all'improvviso!"

- Mi piace stare nella lama del tuo pugnale, posso uscire ed entrare quando voglio, senza che tu ti dimentichi di me. Hai avuto un'idea geniale. -

"Non farmene pentire."

Quando il gruppo rallentò l'andatura, smettendo di galoppare per riprendere fiato, Mira ne approfittò alla svelta.

"Rasht?", lo chiamò, la voce ancora abbassata dal sonno.

Il Guardiano non fu troppo contento di essere chiamato per nome, ma comunque si volse verso di lei.

"Stanotte non ho avuto alcuna visione". Rasht non disse nulla, così Mira continuò: "Ho sbagliato qualche cosa?"

"Quella visione non dipende da te, non sei tu la creatrice, quindi no, non hai sbagliato nulla", rispose lui asciutto.

"Ma allora cosa può essere successo?"

"Non ne sono sicuro. Aspettiamo l'alba."

Mira non capì il collegamento, ma rispettò il silenzio che ne seguì. Rasht le aveva chiesto fiducia e dopo il discorso della sera precedente voleva dargliela. Aveva ragione: non poteva prendere una decisione finché continuava ad ignorare cosa le era accaduto.

"Quanto manca?", sbraitò Scarlett in testa al gruppo.

"Mira, puoi dircelo tu?", Rasht parlò con la sua solita calma, ignorando il tono della sirena.

La Prescelta aggrottò le sopracciglia rivolgendo un'occhiata alla rossa, poi guardò ad est. Oltre le steppe e le nuvole basse s'intravedeva una sfumatura violacea nel nero del cielo.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora