CAPITOLO XXXI Voci antiche

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Il vecchio era in piedi in mezzo agli altri e parlava con voce ferma e impostata, tuttavia si rischiava di perdere qualche parola se i rumori attorno a loro si facevano più forti. Mira riconobbe all'istante il bianco di quella veste: un'altra parte della sua visione di quella mattina, ma non la intimorì com'era successo con le precedenti, al contrario le donò una profonda serenità. Si sedette di fianco agli altri, senza staccare i suoi occhi dal volto rugoso dell'oratore o dalla sua lunga barba stinta. Il suo tono era caldo e profondo, perfetto per far addormentare, eppure nessuno di chi ascoltava era assopito, anzi.

"Dopo quella notte, mai tale grido venne più udito e l'essenza del giovane non svanì, ma manifestò la sua forza. Quando si unirà ai suoi fratelli, la Profezia si avvererà e tutto sarà chiaro. Il cerchio si chiuderà e insieme, come agli albori del tempo, potranno affrontare la grande ombra che li ha divisi", il vecchio finì di parlare, chinò il capo e dopo un ultimo breve istante di silenzio, il gruppo attorno si sciolse con una velocità inaspettata. Musica e chiacchiere risuonarono per la taverna con l'energia tipica di quei luoghi comuni. Mira era rimasta seduta, ancor assorta. L'oratore nel frattempo si era seduto sulle pelli davanti al fuoco, in silenzio e indisturbato, mentre intorno tutto procedeva alla normalità. Mira osò avvicinarsi, fece il girò dei ceppi e gli fu accanto.

"Perdonatemi."

Il vecchio non alzò la testa, guardava le fiamme basse, dicendo parole sottovoce in un dialogo incomprensibile.

"Quello di cui parlavate prima è parte della Storia Antica? Io desidero apprenderne gli eventi e il significato poiché... non è facile da spiegare."

"La sete per la conoscenza di ciò che ci concerne non ha bisogno di causanti", la sua voce ora era completamente diversa, flebile e a tratti rauca, ma rimaneva piacevole ascoltarla.

L'oratore alzò gli occhi verso di lei, li spalancò come se il volto di Mira gli fosse familiare e sorrise. "Siediti."

Mira ringraziò: "Siete un Sacerdote?"

"Preferisco 'Guardiano', sì. Sono piuttosto riconoscibile", alluse con ironia alla sua veste.

La ragazza poté osservare da vicino il giglio cucito all'altezza del cuore.

"Non ne avevo mai incontrato uno prima d'ora e credo siate il solo che mi possa aiutare."

Il vecchio bevve da una ciotola e Mira ne riconobbe il forte profumo di mirtilli: "Le mie conoscenze non nascondono sotterfugi o risposte occulte, tramandano solo la realtà dalle prime luci alla loro seconda nascita."

"Necessito proprio di quelle, so così poco io sulla nostra Storia."

"Se sapessimo ogni cosa fin dal primo istante, non ci servirebbe a nulla."

"Potete insegnarmi?", domandò Mira ansiosa.

"Non è così semplice."

"Ma avete detto che ogni vostra conoscenza non cela nient'altro che sé stessa, non vedo difficoltà se non apprenderle."

Il vecchio sorrise. "Così predisposti al 'subito', voi giovani. La vostra fiamma arde di passone, ma per brevi istanti. Io e i miei compagni abbiamo studiato una vita per apprendere ogni piega della realtà, è più complicata di quanto si sostiene."

"Sono disposta ad impegnarmi."

Il Guardiano la scrutò alzando le sopracciglia: "E la tua realtà quante pieghe possiede?"

Mira aggrottò la fronte: "Non capisco."

"Scommetto che non hai analizzato a fondo ciò che ti circonda, o magari hai iniziato a farlo ed hai paura, per questo vieni da me."

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora