CAPITOLO XXXII Botole e pergamene

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Mira venne svegliata da un forte pizzicore al petto. La stessa sensazione che aveva provato per le albe precedenti fu puntuale anche quella volta, ma il procedimento parve più complicato. Era sospesa fra due realtà, le si mozzò il fiato. Non capì esattamente cosa accadde, fu la sua stessa essenza a guidarla. Allungò un braccio per rovesciare una brocca, bagnò una mano nella pozza d'acqua caduta sul pavimento mentre l'altra se la riempì di cenere dalle braci semispente, lì a fianco. Solo allora accadde il collegamento. Le sue iridi vennero attraversate da un baleno azzurro e si ritrovò nel luogo vaporoso e pieno di luce.

"Mira", la chiamò la voce bronzea.

"Chi sei?", riuscì a chiedere.

"Sono parte di te, sono chi ti ha scelto e chi ti ha creato", la voce bronzea si fece più intensa.

La luce attorno a lei la abbagliò e le riempì gli occhi di nuove immagini. Stava volando sopra Ignis, attraverso città e foreste. Si soffermò sopra un cerchio di alberi in particolare. Niente era chiaro e nitido, ma riuscì a scorgere cinque persone e tra di esse c'era un Prescelto. Un bambino dai capelli color del grano sotto il chiarore lunare. Tutto svanì e Mira si ritrovò sdraiata sul pavimento della taverna nascosta.

Qualcuno parlava sopra di lei: "Ora sta meglio."

La ragazza aprì gli occhi castani e il viso rotondo di Helga la riportò in sé.

"Stai bene?", chiese aiutandola a sedersi.

"Sì", Mira si strofinò gli occhi. "Oh, chiedo scusa", disse nel vedere una giovane asciugare l'acqua rovesciata.

"Non è niente", le rispose quella con un sorriso, poi si allontanò.

Mira ed Helga si scambiarono un'occhiata, ma nessuno delle due osò parlare. D'un tratto nell'aria si propagò un profumo di uova sbattute e salsicce arrostite. Il viso di Mira si trasformò all'istante.

"Mangia qualcosa cara, vedrai che ti sentirai meglio", una donna di mezz'età si era avvicinata senza che lei se ne accorgesse. "Germogli di grano?", le allungò un vassoio su cui erano impilate strane pagnotte.

"Cosa sono?", domandò Helga più curiosa che mai.

"Specialità! Una specie di frittelle."

"C'è del fuoco vivo dentro!", continuò lo Spirito assaporando la superficie fragrante e zuccherosa della sua pagnotta.

La locandiera guardò Mira, rimasta immobile e con gli occhi bassi: "Assaggia, non sono forti come il liquore di mio marito", le allungò con dolcezza una frittella fumante.

"Grazie", la Prescelta l'accettò con un flebile sorriso, ma mangiare era l'ultimo dei suoi desideri al momento.

La donna non si allontanò, sembrava volesse assicurarsi che la sua ospite mangiasse o che le sue frittelle fossero abbastanza deliziose da tramutarne l'espressione spenta sul volto. A Mira ricordò Clorinde. Se fosse stata lì insieme a lei si sarebbe infuriata nel vederla digiunare. Così, la ragazza spezzò un angolo del dolce e se lo portò alle labbra. Subito la bocca venne pervasa dall'aroma di cannella combinato ad un gusto piccantino. Evidentemente doveva aver fatto una faccia molto allusiva perché la locandiera sorrise soddisfatta.

"È la cosa più buona che abbia mai assaggiato!", esclamò Mira, sentendosi improvvisamente rigenerata.

"Fatte con grano prescelto. Un pezzetto di quelle ti saziano più del cibo normale, nutrono anche la nostra essenza."

"Lo percepisco", si aggiunse Helga, già servitasi della seconda pagnotta.

"Ti darò la ricetta", e detto questo la locandiera si allontanò, lasciando il posto a Scarlett.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora