CAPITOLO XIII Occhi fiamma

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Quel giorno faceva davvero caldo. L'armatura sembrava appesantirsi sempre di più e i mantelli neri soffocavano le gole. I quattro Cacciatori non avevano mai sostato da quando erano partiti all'inseguimento dei tre Prescelti disertori. Nelle ultime settimane, nelle zone di Tahus e Meurus, sempre più dominatori fuggivano dai loro villaggi o città verso sud passando per un posto impensabile, un posto che fino a poco tempo prima era quasi dimenticato e di cui si temeva pronunciare il nome. Ma nelle ultime settimane qualcosa era cambiato. Sembrava che quel luogo si fosse svegliato da un lungo sonno.

Tutto era iniziato con una missione fallita. Cinque Cacciatori erano dispersi nel nulla e dalle loro ultime notizie sembrava fossero stati diretti proprio dentro i confini alberati di quel luogo abitato da presenze sinistre. Il Corpo dei Cacciatori aveva tenuto la cosa per sé, ma la situazione si ripeté e voci sull'accaduto cominciarono a prendere vita per tutta Ignis. Da qualche tempo era come se in mezzo a quegli alberi i Cacciatori non incutessero più alcun timore, come se le radici ne assorbissero il potere. Camminare in quel luogo, per loro, non era più sicuro. Le notizie delle sparizioni di soldati si sparsero velocemente tra il Corpo, innervosendo i più agguerriti e intimorendo i superstiziosi. Ma non dovevano cedere. Ne andava della loro credibilità e mostrarsi incerti avrebbe fomentato un qualcosa di temibile in quegli sputa-fiamme. Erano solo voci, non esisteva alcuno 'Spirito della Foresta', nessuno osava intralciare il sacro compito dei Cacciatori. Nessuno.

I quattro soldati incitarono i propri cavalli, mancava poco, li stavano per raggiungere. La terra sotto di loro diventava sempre più irregolare e presto un confine alberato ed immenso s'impose sull'orizzonte oscurando ogni altro territorio.

"La Foresta delle Ombre", gridò con enfasi un Cacciatore in quella corsa impazzita, come se non avesse aspettato altro che urlare quelle parole.

"Li vedo, sono là!", si aggiunse un secondo. "Stanno per entrare."

A colpi di frusta, i soldati in nero acquistavano terreno rapidamente simili a falchi nel cielo. Oltrepassarono il confine di alberi dormienti ed atterrarono in picchiata sulle loro prede inermi. Grida e striduli scossero le fronde dei larici destandoli dal loro sonno. E questo non piacque alla Foresta delle Ombre. Un fumo denso e biancastro prese a levarsi attorno ai Cacciatori intenti a legare le loro prede.

"Che succede?"

"È lui! È lo Spirito!", gridò uno di loro in preda all'angoscia.

"Se sento nominarlo un'altra volta, ti mozzo la lingua col tuo stesso pugnale", ringhiò il più vecchio.

"Lo sentite anche voi?"

Una cupola di rumori persistenti cadde su di loro: versi mai uditi da nessun essere vivente e lo spezzarsi di rami simili al rompersi delle ossa. I Cacciatori strinsero i Prescelti tentando di rimanere saldi. Lapilli. Una grande quantità di luccichii scarlatti riempì l'aria come se ci fosse stato un immenso bivacco. Ma non c'era niente.

"Cosa sono?", la voce del Cacciatore era pervasa da un tremore.

"State pronti", disse quello vecchio sguainando la spada.

Altre due lame e una balestra vennero alzate contro i luccichii scarlatti, mentre i rumori si facevano sempre più forti.

"A chi puntare, signore?", tossì un Cacciatore.

Il fumo aumentava sempre di più, accecava i loro occhi e soffocava le loro gole. Poi un lampo di luce imbizzarrì i cavalli. Uno dei tre Prescelti approfittò del momento, fece crepitare la mano, si liberò dalla stretta del Cacciatore e corse seguito dagli altri due. I quattro soldati erano indaffarati a tenere i cavalli e seguire i fuggiaschi, ma il fumo rendeva tutto vano.

Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora