Erano due i motivi per cui andare alla taverna Pugnodiroccia: per fare affari e per il prezzo dell'idromele. La parte orientale di Ignis, che dava sul mare, era popolata di città la cui ricchezza si poggiava sul commercio di tessuti, spezie provenienti dall'altra parte del Mare di Fuoco, cibi esotici e di Prescelti. Oramai la loro compravendita era diventata quasi legale. Fondogranito era una delle città più affluenti e piene di affaristi, e un buon affarista lo si riconosceva quando al Pugnodiroccia ordinava un bicchiere di un miscuglio disgustoso, ma non era berlo l'obiettivo.
"Un Nero-Salato", chiese un uomo col volto ben coperto da un cappuccio blu.
La taverna era sempre molto piena e immersa nella confusione, il posto perfetto. L'oste prese un bicchiere di medie dimensioni, trasparente e mezzo incrostato. Versò il liquido nero da una bottiglia che probabilmente non lavava da quando l'aveva acquistata, poi aggiunse un pizzico di sale.
"Cinque pezzi."
"Cinque?", chiese l'incappucciato con un tono affatto sommesso, come invece ci si aspettava da uno che nasconde la sua identità a quel modo.
"Il prezzo del sale è aumentato."
L'affarista sbatté le monete sul bancone. "L'odore è nauseabondo come sempre, però."
Si andò a sedere al primo tavolo libero, in un angolo. Mise il suo bicchiere davanti a sé e lasciò le mani sulle ginocchia, in attesa. Poco dopo entrò un uomo avvolto in un mantello violaceo, in tinta con le pietre che portava alle dita e alle orecchie. Avanzò a passo felpato inebriando la taverna del suo profumo alla lavanda che, mescolandosi all'odore acre del posto, metteva a dura prova i nasi dei clienti. Lo strano individuo ordinò due bicchierini di porpula (un liquore al miele) e andò a sedersi davanti all'ultimo affarista arrivato, l'incappucciato in blu.
"Sempre questo vizio!", gli disse quest'ultimo.
L'ingioiellato si passò una mano nei capelli biondi, lunghi fino alle spalle, lasciando trapelare il luccichio delle pietre violette appese ai lobi.
"Che vuoi farci? Non riesco a sborsare nemmeno un pezzo d'ottone senza qualche aiuto. Alla tua salute, Cappuccioblu", e trangugiò in un sol sorso uno dei due bicchieri.
"Non ho ancora capito se questo giochi a mio vantaggio."
"Dovresti provare pure tu."
"Berrò quando e se riuscirò a sentire tutto ciò che hai da dirmi."
"Allora. Gli affari! I tuoi sono sempre i soliti, immagino", l'uomo incappucciato non rispose, si limitava a fissarlo con i suoi occhi verde smeraldo. "E sempre allo stesso prezzo. Quindi non perdiamo tempo e parlo direttamente io. Ho assistito ad un'asta molto proficua, ce n'erano addirittura due."
"Due? E naturalmente non hai nemmeno provato a prendermene uno."
"Ero a corto di fiaschette. E poi non m'interessa il commercio dei marchiati, lo sai. Io li seguo solo da lontano per gente come te, a cui non interessa altro."
L'incappucciato mise entrambe le mani sul tavolo. Era un gesto molto chiaro nel linguaggio a codici degli affaristi.
"Chi li ha comprati?"
"Sono andati tutti ad un unico padrone, un ricco signore del Sud", gli rispose scostandosi le ciocche bionde dalla fronte.
"Tarmold!"
"E chi se no? Ha sempre le borse tintinnanti d'oro."
"Quanti ce n'erano?"
"Sette."
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Cronache dei Figli del Cielo - Il Giglio di Cenere
FantasyLibro I. Mira vorrebbe essere una ragazza qualunque, ma il suo stesso sangue glielo impedisce. In lei crepita un Fuoco appartenuto ad antiche divinità, o almeno così dicono le Leggende. Ciò che desidera è vivere lontana da un mondo che la ripudia, m...