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La mattina dopo alla fermata dell'autous, decisi che avrei provato a far aprire quell'Ashton Irwin. Lui stava nel suo solito posto, appoggiato al lato del cartello dello stop. Era meraviglioso, e anche affascinante.

Non riuscivo a staccare gli occhi da lui mentre attraversavo la strada, ammirando il modo in cui lui riusciva ad apparire così mozzafiato solo stando in piedi.

Mi avvicinai a lui e lui mi fece un piccolo gesto, riconoscendo la mia presenza. Mi avvicinai respirando nervosamente, preparandomi mentalmente su quello che stavo per fare.

"Bene, Irwin. Ho qualche domanda per te." Lasciai cadere lo zaino sui miei piedi, stava diventando troppo pesante per me stare in piedi con quello sulla schiena mentre aspettavo.

"Ah, finalmente hai capito il mio nome. Ti ci è voluto abbastanza tempo." Ashton ridacchiò.

"Non mi importava fino a poco tempo fa." Dissi, cercando di nascondere quanto è stato stupido da parte mia non averlo chiesto a nessuno prima. Giocai con l'orlo del merletto della mia camicetta, sperando che Ashton non facesse nessuna domanda.

"Quindi, quali sono le tue domande per me?" Ashton spinse i suoi capelli via dalla testa, le ciocche ricce si incastravano nelle sue dita.

"Dove vivi? Non ti ho letteralmente mai visto prima." Gli chiesi. Ero davanti a lui sulle punte dei piedi, cercando di essergli il più vicina che potevo. Sentivo che forse se fossi stata vicina, sarebbe stato più pressante e l'avrebbe forzato a rispondere onestamente.

"In fondo alla strada, la casa piccola all'angolo." Rispose, i suoi occhi erano ancora nascosti dietro gli occhiali da sole.

"Come sai chi sono?" Chiesi. Ashton fece un passo indietro, evidentemente si sentiva a disagio con la mia vicinanza nei suoi confronti.

"Tutti lo sanno. Sei una delle ragazze più popolari della scuola." Fece spallucce. Poi tirò fuori un'altra sigaretta dalla tasca e avvolse le mani intorno al bastoncino bianco per accenderla, prese un lungo tiro prima di soffiare il fumo, questa volta avendo la decenza di girarsi da me.

Tirai fuori il telefono quando lo fece; 7:15. L'autobus era in ritardo di nuovo.

"Come sai così tanto sui miei genitori?" Chiesi.

"I più ricchi della città. E' difficile non sentire persone che parlano di loro ovunque vada." Ashton fece spallucce. Mantenne la sigaretta tra le dita e la sventolò, lasciando il fumo fluttuare intorno alla sua testa quando parlava.

"Perchè ti importa?" Feci un sorrisetto. Sentivo di averlo davvero sconcertato  con questa, ovviamente non avrebbe ammesso che gli importava di qualcosa che avesse a che fare con me.

Mi passò la sigaretta, offrendomela. Non parlò, non cercò di convincermi con 'provala solo una volta".

Semplicemente me la passò, come se si aspettasse che l'avrei presa; e lo feci. La presi con esitazione dalle sue mani, le mie dita sfiorarono delicatamente le sue. Presi un piccolo tiro e poi la allontanai dalle mie labbra, cercando di non tossire troppo. Una volta che superai la sensazione della gola che si chiudeva, realizzai quanto fosse rilassante, quasi calmante.

Ashton scosse la testa. "Non mi importa, Murphy."

"Evidentemente sì, Irwin.  Altrimenti non sentiresti il bisogno di raccontarmi tutti questi piccoli fatti su di me ogni volta che ne hai l'occasione." Passai la sigaretta ad Ashton e se la portò alla bocca di nuovo, respirando nel fumo.

"Hai qualche altra domanda per me, Murphy? O abbiamo finito con questi tuoi giochetti?" Chiese Ashton.

"Perchè devi essere così scortese?" Mi lamentai. Il mio obbiettivo era di far aprire Ashton con me un po' di più e così non stavo andando da nessuna parte con lui.

"Okay, quindi stai cercando di farmi domande, giusto? Per conoscermi? Perchè credo che tu abbia qualche malsana idea che prendere lo stesso autobus insieme ci farà diventare magicamente amici, non è vero? Bene, fino ad ora hai chiesto su te stessa e su come ti conosco, niente su di me." Ashton mi ripassò la sigaretta, lasciandomene prendere un piccolo tiro prima di scaraventarla per terra. "Queste sono ulteriori prove che a te interessa solo di te stessa, Murphy."

"Va bene allora, Irwin. Qual è il tuo colore preferito? Fai sport? In qualche squadra? Quali sono le università in cui vorresti andare? Cosa ti piace fare nei weekend?" Ammucchiai le prime domande che mi vennero in mente, che accidentalmente erano le stesse che chiedevo sempre alle feste dei miei genitori.

Ashton portò i suoi spessi occhiali da sole neri giù dal naso, autorizzandomi finalmente a vedere  i suoi bellissimi occhi nocciola. Mi derise, "Non risponderò a nessuna di queste."

"Cosa c'è di sbagliato in te?" Lanciai le mani in aria frustrata, dal fatto che l'autobus era in ritardo di cinque minuti e Ashton era così difficoltoso.

Ero ben consapevole che aveva vissuto una tragedia nella sua vita e non era così desideroso di aprirsi con me, ma poteva almeno fare un tentativo. Probabilmente ero la prima persona che aveva provato a parlargli in tutto l'anno e tutto quello che aveva da fare era urlarmi contro.

"Oh, scusa. Volevi che rispondessi a tutte quelle domande? Beh, abituati a non ottenere quello che vuoi, bambina viziata." Ashton ghignò.

"Volevo solo conoscerti." Feci spallucce, allontanandomi da lui con innocenza.

Iniziai a considerare di far scoppiare la bomba adesso, dicendogli che sapevo cosa era successo con la sua ragazza l'estate scorsa. Avrei potuto vendicarmi facilmente con tutte le informazioni che avevo raccolto su Ashton nei giorni scorsi. Volevo davvero vedere lo sguardo sulla sua faccia quando avrebbe scoperto che io sapevo uno dei suoi tanti segreti, ma optai per il contrario. Non ero così meschina.

"Beh, io non voglio che tu mi conosca, quindi ti consiglio di smetterla di provarci così duramente." Ashton diede un calcio al pavimento proprio dove aveva messo la sigaretta, facendolo sgretolare ancora di più di quello che già era.

"Dov'è l'autobus?" Borbottai, mettendomi di nuovo in punta di piedi per guardare in fondo alla strada.

"Pensi che lo sappia?" Ashton si girò verso di me, gli occhiali da sole erano di nuovo sulla sua faccia.

"Non stavo parlando con te!" Urlai, battendo un piede per terra. Ero più che frustrata con Ashton adesso.

"Perchè dici qualcosa se poi non vuoi che risponda?" Ashton sorrise. Usò il gomito per appoggiarsi al cartello, squadrandomi dall'alto in basso.

"Era retorico." Alzai gli occhi al cielo.

Dopo altri cinque minuti finalmente arrivò l'autobus. Feci uscire un respiro di sollievo, contenta che sarei riuscita ad arrivare a scuola in tempo. Raccolsi la mia borsa dal pavimento e seguii Ashton sui gradini dell'autobus mentre esso aspettava che salissimo. Era sempre così, Ashton saliva per primo e io lo seguivo dietro.

"Nero." Ashton si girò, i suoi occhiali da sole erano ancora lì anche se non c'era nessuna luce solare che arrivava dai finestrini dell'autobus che gli facesse sentire il bisogno di indossarli.

"Cosa?" Mi fermai e lo guardai.

"Il mio colore preferito è il nero."

•••

Okay, eccomi qui :)

Se riesco metto 3 capitoli oggi :)

Jesus voglio dormireeeeeeeee

Devo fottutamente studiare. Ugh.

Peace out.
Nanna :)

7.15 (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora