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"Quindi, Danielle." Disse mia madre, tagliando il suo pezzo di pollo con il lato della forchetta.

"Sì?" Alzai lo sguardo dal mio cibo, che avevo appena toccato da quando ci eravamo seduti a cena.

"Com'è prendere l'autobus? E' così male come pensavi?" Chiese.

"E' fantastico, davvero." Mentii. "C'è questo gruppo di ragazzi più grandi che stanno nell'angolo a drogarsi e a bere birra."

Sentii mio padre ridacchiare, ma si affrettò a coprirlo fingendo di tossire. Mio padre è sempre stato dalla mia parte, dal giorno in cui sono nata. Era mio amico, il mio compagno di crimini. Era sempre il mio compagno di giochi quando ero piccola, ma quando sono cresciuta lo ha fatto anche lui, come tutti i padri e le figlie fanno. Dopo che i suoi affari diventarono più redditizzi e iniziò ad aver bisogno di fare più viaggi, smisi di cercare di attirare la sua attenzione. Continuavamo a parlarci e divertirci, ma era raro.

"E' meraviglioso mamma. Amo l'odore di erba la mattina." Sospirai.

Avevo ideato un piano, ed era cercare di far sembrare la fermata del bus il più terribile possibile. Se avessi agito come se mi piacesse, ovviamente i miei genitori mi avrebbero ridato le chiavi della mia macchina. Chi vuole che suo figlio esca con un mucchio di drogati ogni mattina? Di sicuro io non vorrei.

"Danielle." Disse mia madre severamente.

"Mi hanno proposto di portarmi ad un club con loro questo weekend, e dicono di conoscere un posto dove puoi avere cocaina gratis, senza nessuna domanda." Continuai, cercando di far infuriare mia mamma ancora di più.

"Danielle, è abbastanza!" Urlò, fermandomi dal dire altro. "Non riavrai le tue chiavi fino a quando non avrai imparato la lezione!"

"Papà." Misi il broncio, presi mio padre come mia ultima risorsa. Era passato un mese da quando avevo iniziato a prendere l'autobus e non ce la facevo più. Avrei fatto qualsiasi cosa per riavere le mie chiavi.

"Ascolta tua madre, Danielle." Disse mio padre, dopo aver avuto una silenziosa conversazione con mia madre proprio davanti ai miei occhi.

Mi sentivo tradita. Mio padre, il mio più caro amico, il mio compagno, prendeva le difese della mia mamma diabolica.

"E' così ingiusto!" Mi lamentai.

"Forse la prossima volta che vorrai intrufolarti in casa con un ragazzo ti ricorderai quanto è bello guidare la tua macchina." Mia madre scosse la testa con disapprovazione.

"Non mi ricordo neanche più come si guida! Sono stata senza per troppo tempo." Lasciai le mani sulla fronte e appoggiate al tavolo, ovviamente ingigantendo le mie emozioni.

"Ti stai rendendo ridicola." Mia madre sospirò.

"E' impossibile!" Urlai, spingendo il piatto pieno di cibo lontano da me."Mi arrendo, vado a chiudermi in camera mia e starci finchè non avrò ottant'anni."

Mi alzai in piedi e mi precipitai via dal tavolo, lasciando i miei genitori a finire la loro cena in silenzio. Andai pesantemente verso le scale, assicurandomi di fare rumore extra mentre camminavo.

Quando superai la finestra sul pianerottolo, notai una figura davvero familiare che passava. Era vestito tutto di nero e sembrava camminare con un obbiettivo, il suo segno distintivo era una sigaretta che pendeva tra le sue dita. Appariva così perfetto anche senza che ci provasse, senza che sapesse che qualcuno lo stesse fissando da una finestra. Avrei potuto sedermi e guardarlo superarmi con grandi falcate, ma avrei perso un'occasione per parlargli.

Mi lanciai ad aprire la finestra e ci infilai la testa, urlandogli. "Hey, Irwin!"

Ashton si fermò e si guardò intorno, cercando la fonte della voce che lo aveva chiamato. Si mise la sigaretta tra le labbra e aspirò prima di alzare lo sguardo sulla finestra, avvistandomi.

7.15 (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora