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"E' Irwin che parla." Ashton rispose al telefono, già ridendo di sè stesso.

"Sei proprio un cretino." Ridacchiai nel telefono, trovando ciò che aveva detto Ashton molto più divertente del dovuto.

"Che si dice, piccolaaaaaaaa." Ashton continuò a ridere, e per un secondo pensai che fosse ubriaco. Era solo mezzogiorno e mezza e io mi ero appena svegliata, non riuscivo a credere che Ashton potesse essere così attivo a quest'ora.

"Cosa stai facendo?" Chiesi.

"Niente. Sono solo sdraiato sul letto.. pensando alla mia ragazza.." Ashton si zittì. Non sapevo bene in che modo mi stesse pensando, quindi non chiesi nemmeno. In qualsiasi caso, avevo sentito le mie guance arrossire quando Ashton mi aveva chiamata la sua ragazza e mi aveva detto che mi stava pensanso. Io e lui ci frequentavamo da un po' ormai, ma non mi ero ancora abituata.

"Sembri stranamente felice oggi." Affermai, continuando a chiedermi se fosse ubriaco o no. Una volta che conosci Ashton, capisci che lui è in generale una persona felice, ma di solito non così tanto.

"E' la presenza della mia ragazza, cioè tu." Ashton sospirò. "Riesco a sentirla dal fondo del quartiere."

"Presenza? Siamo al telefono." Risi.

"La tua sensualità si sta tipo, irradiando dal telefono." Disse Ashton, sembrando improvvisamente senza fiato. Sentii un tonfo dall'altra parte del telefono e sospirai, aspettando che Ashton torni. Lui rise, "Mi è appena caduto il telefono, scusa."

"Giusto." Dissi, annuendo anche se Ashton non poteva vedermi.

"Quindi cosa c'è? Perchè mi hai chiamato?" Mi chiese. Sembrava ancora iper-felice, ma almeno ora era capace di gestire una conversazione con me.

"Volevo solo salutarti." Dissi. "E chiederti una cosa."

"Ooh, mi devi chiedere una cosa?" Ashton sembrava emozionato, aspettando impazientemente che gli domandassi quello che avevo in programma.

"Vuoi venire a cena da me stasera?" Chiesi. Sapevo che avrei dovuto parlarne prima con Ashton, avevo avuto tutta la settimana per invitarlo a cena con me e con i miei stasera, ma avevo rimandato come sempre. Non ero molto spaventata di chiederglielo ma lo ero per quello che sarebbe potuto succedere. Stavo sperando che mia madre non avrebbe dato di matto, ma non avevo nessun modo per controllarla se l'avesse fatto.

"Cena..." Ashton si ammutolì. Riuscivo a sentirlo divincolarsi nel telefono, e gli concessi un secondo per vedere se avrebbe detto qualcos'altro. "E' tipo, mangiare messicano sul divano e pomiciare o- o cena, cena?"

"Cosa è esattamente la 'cena, cena'?" Gli chiesi.

"La cena in cui incontro i tuoi genitori." Disse Ashton, gemendo piano.

"Sì, è quella." Sospirai, desiderando che potesse essere una cena da 'mangiare messicano sul divano e pomiciare'.

"Cazzo." Ashton imprecò.

"Mio padre vuole incontrarti." Dissi.

"Lo stesso padre che mi ha rincorso per la strada dopo che mi ha beccato a baciarti?" Mi chiese Ashton.

"Beh, ho solo quello." Risi.

"Sei molto carina." Borbottò Ashton, come se stesse cercando qualcosa. A volte la sua voce risultava più forte e altre volte era più soffocata, come se continuasse a spostare il telefono. "Sì, verrò stasera."

"Davvero?" Chiesi.

"Ovviamente, vuoi che mi metta l'abito, la cravatta e tutto? Sai, per fare colpo sulla tua mamma snob."

7.15 (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora