0.9

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Proprio mentre sgattaiolavo fuori dalla cucina per non essere vista dai miei genitori, mia mamma iniziò a chiamarmi. Gemetti forte, non volevo avere niente a che fare con i miei genitori al momento.

"Danielle, vieni qui!" Urlò, facendomi un gesto dalla cucina.

"Le piace essere chiamata Dani, Samantha." Mio padre sospirò. Finalmente aveva capito che non mi piaceva il nome Danielle.

"Beh Charles, io l'ho chiamata Danielle, non è vero? Posso chiamarla come mi piace." Mia madre gli rispose.

"Cosa vuoi?" Chiesi. Non dovevo andare da nessuna parte, ma avrei preferito stare sola in camera mia piuttosto che parlare con i miei genitori.

"Tuo padre ed io saremo associati nei prossimi mesi e la mia compagnia farà pubblicità alla sua, quindi volevamo-"

"Perchè me lo stai dicendo? Non mi importa." La interruppi, alzando gli occhi al cielo.

"Se mi facessi finire!" Disse mia mamma con irritazione. "Inviteremo molti dei nostri colleghi qui per una festa il mese prossimo, e volevamo fartelo sapere così hai tempo di invitare un po' dei tuoi amici."

"Vuoi che porti degli amici alla vostra festa di lavoro?" La derisi. Quando ero piccola non potevo parteciparci io, figuriamoci i miei amici.

"Abbiamo deciso che sarebbe divertente per te e i tuoi amici venire." Mio padre fece spallucce.

"Invita Brooke e Luke, o quel ragazzo asiatico con cui esci." Disse mia madre, tirando fuori il telefono e guardandolo, e iniziando a perdere l'attenzione da me.

"Sono abbastanza sicura che non sia asiatico." Dissi cautamente. Calum era venuto qui solo una volta, non sapevo nemmeno come facesse mia madre a ricordarselo. Solitamente ci vuole più tempo perchè si ricordi dei miei amici.

"Come ti pare, chiedi a qualche tuo amico di venire. Non ti divertirai molto se sarai l'unica ragazza lì."

Stavo per rispondere ma fui interrotta dal campanello che suonava. Saltai dallo sgabello su cui mi ero seduta e andai ad aprire la porta prima che lo facessero i miei genitori, questo mi faceva completamente uscire dalla conversazione.

Aprii la porta per ritrovarmi Ashton in piedi con un enorme sorriso finto sulla faccia. Come mi vide il suo sorriso scomparve e incrociò le braccia al petto.

"Oh, sei solo tu." Ashton borbottò. Iniziò a cercare nelle tasche il pacchetto delle sigarette o un accendino, o entrambi.

"Chi ti aspettavi?" Chiesi.

"Beh, non volevo apparire un drogato agli occhi dei tuoi genitori presentandomi qui fumando e comportandomi come se odiassi il mondo." Ashton rise piano.

"Dani, chi è alla porta?" Mio padre venne dietro di me e Ashton smise di frugarsi nelle tasche. Guardò mio padre e gli tese la mano per stringere la sua.

"E' solo-" Iniziai a parlare ma Ashton mi interruppe.

"Salve, signor Murphy. Sono un amico di sua figlia. Prendo l'autobus con lei." Disse Ashton velocemente.

"Giusto." Mio padre annuì, lasciando andare la mano di Ashton.

"E' a posto se Mur- voglio dire Dani, viene con me a pranzo?" Chiese Ashton.

Mio padre annuì di nuovo, senza dirgli niente quando andò via da noi. Credo che pensasse che l'intera situazione fosse strana, normalmente non succedeva. Alcuni ragazzi erano passati a prendermi prima ma nessuno aveva mai voluto incontrare mio padre.

"Andiamo." Ashton mi afferò per il polso e mi portò fuori, facendomi inciampare mentre uscivo.

"Cosa diavolo era quello?" Chiesi mentre seguivo Ashton, che era già a metà della strada verso marciapiede.

7.15 (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora