Epilogo.

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¡ATTENZIONE!
¡FAZZOLETTI A PORTATA DI MANO!

Eravamo un po' disfunzionali, penso che questo fosse il modo che ci piaceva.

Stavamo assieme da sei anni, il che era molto di più della nostra relazione al liceo. C'erano continui alti e bassi, come se stessimo su una montagna russa e non potessimo scendere. Andava tutto bene per alcuni mesi e poi improvvisamente crollava tutto. Io gli avrei detto che era fottutamente pazzo e lui che io ero una stronza troppo emotiva, ma non mi importava nemmeno.

Ashton avrebbe iniziato a urlarmi contro e io a lanciargli oggetti addosso, ma poi ci saremmo resi conto di star sbagliando e avremmo iniziato a piangere.

Ma non ci avrei rinunciato per nulla al mondo. Ashton era tutto per me, lo amavo più di qualsiasi altra cosa. Mi diceva sempre che ero il suo mondo e gli credevo.

Avremmo litigato e dopo due ore ci saremmo ritrovati uno tra le braccia dell'altro a piangere perché eravamo dispiaciuti.

Pensavo che sarebbe andata così per sempre, ma mi sbagliavo.

Una notte di fine aprile cambiò tutto. Aveva fatto qualche commento sul fatto che non avessimo abbastanza soldi e io lo avevo accusato di non avere un lavoro abbastanza buono. Le urla non cessarono, le lacrime non uscirono, e io ed Ashton stavamo ancora litigando il mattino dopo. Ashton aveva preso le sue cose e se n'era andato, dicendo che non aveva bisogno di tutto quello e che le cose non avrebbero più funzionato. Io gli avevo detto che non ero felice della nostra relazione, quindi andava bene. Lui concordò e questa fu l'ultima volta che lo sentii. Non l'avevo fermato, perché mi sentivo allo stesso modo.

Non pensavo che avremmo potuto aggiustare le cose. Pensavo fosse la scelta giusta quella di Ashton e non volevo rivederlo. Sapevo che qualsiasi cosa avremmo fatto, saremmo sempre andati in cicli come questi, e non volevo questo. Mi sentii così per molto tempo, fino a recentemente.

Ho iniziato a sentire la mancanza delle braccia di Ashton avvolte attorno a me la notte, e mi mancava svegliarmi con la sua musica che era troppo alta mentre si preparava per andare al lavoro. Mi mancava quando mi chiamava durante il giorno e mi diceva che mi amava, e mi mancava quando stavamo sul divano a guardare vecchi film fino a tardi. Lo volevo indietro, ma non potevo fare niente.

Ashton se n'era andato otto mesi prima e non lo avevo più sentito. Non aveva mai chiamato per sapere come stava, non era mai tornato per prendere le sue cose che aveva lasciato nel nostro appartamento. Non sapevo se si fosse trasferito fuori città o se fosse ancora nei paraggi. Era come se fosse sparito dalla faccia dalla terra, e mi stavo trattenendo dal seguirlo. Uscii dal mio appartamento presto il sabato mattina per prendere un caffè e prendere alcune cose in negozio. Presi anche la mia posta, e tutto ciò che trovai oltre dei volantini, fu una lettera bianca col mio nome e senza indirizzo.

Presi l'ascensore per arrivare al quarto piano, dove si trovava il mio appartamento, e guardai il mio telefono mentre camminavo nel corridoio. Se la persona sulla mia porta non avesse tossito e non mi avesse fatto uscire dallo stato di trance , non lo avrei nemmeno notato.

"Ashton?" Sussurrai, fissandolo. Era fuori dalla porta d'ingresso , le sue mani nelle sue tasche, come se mi avesse aspettato.

"Murphy, ciao." Ashton mi sorrise.

Deglutii al suono della sua voce. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che lo avevo visto e non sapevo come reagire. Pensavo che avrei perso Ashton per sempre ma eccolo li davanti a me e non riuscivo nemmeno a parlare.

"Cosa ci fai qui?" Chiesi. Ashton si spostò e mi lasciò aprire la porta, lasciandola aperta per lui.

"È tutto ciò che hai da dire?" Ridacchiò Ashton, seguendomi in cucina. Prese le mie borse e le appoggiò sul piano prima di voltarsi e guardarmi.

7.15 (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora