Capitolo 2
«ma papà io non voglio prendere questa cosa schifosa!»
«Angè non si dice, se te sente tua mamma me taja la testa a me e pure a te.
Devi prendere la medicina, altrimenti domani che stiamo con gli zii tu devi restare a casa nel letto»«andiamo nella casa grande grande!?»
«si principessa, come volevi tu, no?»
Niccolò approfittò del momento in cui Angelica stava esultando per darle il cucchiaio di sciroppo.
«ma ehi mi hai imbrogliata!» disse la piccola incrociando le braccia al petto.
Lui ridacchiò e scosse la testa, per poi abbracciarla con tutte le forze che aveva.
Ricorda ancora quando le venne la prima febbre, aveva poco più di due anni e stava andando nel panico, forse si misurò più volte la pressione in quel giorno che in tutta la sua vita intera.
Vedere quella creatura così piccola che che stava male era come trafiggergli mille lame dentro, soprattutto perché quella piccola creatura era la sua unica figlia, quella che aveva aspettato e desiderato tanto tempo.
Ti accorgi di essere genitore forse quando il tuo bene passa in secondo piano, quando non ti interessa di avere mezz'ora su ventiquattro di sonno pur di far dormire tranquillo il tuo bambino.
Ti accorgi di esserlo quando sei incazzato col mondo e ti basta vedere quel visino angelico che ti riempie le giornate.
È quella persona che ti rimarrà sempre, è quella persona che ha un legame con te non dissolubile per una rottura o un allontanamento.«a che pensi papà?» Gli chiese Angelica notando che Niccolò stava nella stessa posizione da tempo, a fissare il vuoto con gli occhi lucidi.
«eh? Oh a nulla amore, tranquilla.» disse accennando un sorriso.
«papà ti posso dire una cosa? Anche se non te lo dico sempre» chiese poi quando Niccolò la fece tornare coi piedi per terra.
Il moro annuì e si abbassò sulle gambe per stare alla sua altezza.
«ti voglio tanto bene e sei il papino più bravo del mondo.
Però non te lo dico perché ieri non sei andato a lavoro da zio Jacopo per stare con me, io ti voglio bene anche quando mi rubi le merendine e ti dico che non voglio più parlarti.
Però non devi farlo lo stesso!»Il cuore di Niccolò si riempì completamente con quelle due paroline semplici, lei sembrava avergli letto letteralmente nel pensiero.
Le prese il viso tra le mani e poggiò le labbra sulla sua fronte, ancora un po' calda per la febbre.«anche io ti voglio bene monella, pure se mi rubi sempre la mamma e fai i capricci anche solo se ci diamo un bacio» disse strofinando la punta del naso contro il suo e facendole il solletico sulla pancia.
«ma papà tu mi dai i baci sulla guancia e sulla testa, tutti fanno così, perché voi dovete darveli sulla bocca! Bleh!»
«perché quando una persona ama tanto tanto tanto un'altra persona allora può dargli i baci sulla bocca, ma tu potrai fare questa cosa solo quando te lo dirò io»
«allora è così che sono nata io! Tu hai dato il bacio alla mamma ed è arrivata alla cicogna!»
«beh più o meno principessa» rispose suo padre scoppiando sonoramente a ridere.
Il piccolo discorso dei due venne interrotto dalla porta d'ingresso, la quale si aprì mostrando Sara e sua madre sull'uscio della porta.
«nonna, mammina!»
Lei corse dalle due e Niccolò si rialzò in piedi, avvicinandosi poi appena la piccola finì di dare uno dei suoi abbraccio i giganti a sua mamma e sua nonna.
«Niccolò, come stai?» chiese Carla lasciandogli due baci di qua e di là.
«io bene, lei un po' meno»
«nonna andiamo a giocare con la casetta delle barbie? Daii!»
«va bene tesoro, andiamo»
Appena Angelica e sua nonna si chiusero in cameretta, Niccolò non perse tempo per avvicinarsi a Sara e stampargli diversi baci sulle labbra.
«che hai?» le chiese accarezzandole delicatamente le guance.
Lei scosse la testa e si poggiò al suo petto, era semplicemente stanca.
Il moro abbassò lo sguardo e notò che aveva ancora il camice dello studio medico, probabilmente non aveva avuto neanche il tempo di toglierlo.«vuoi riposarti un po'? C'è tua mamma di là, guarda lei Angelica»
Sara ci pensò un po' su, ma poi stremata dal sonno annuì e si lasciò scortare in camera da letto.
«solo dieci minuti, poi svegliami»
Poggiò la testa sul petto di lui e si lasciò trasportare dalle carezze hai capelli che gli aveva riservato il suo ragazzo, per poi crollare in un sonno profondo.
Niccolò rimase per un po' a guardarla dormire tranquilla, finché qualcuno bussò alla porta.
Si alzò piano per noi farla svegliare, poi una volta aperto la porta si ritrovò Angelica già col giacchetto indosso e le scarpe.«dove andate?»
«papà posso andare a dormire dalla nonna? Ti preego» chiese sua figlia facendo gli occhioni dolci.
«amore ma tu hai ancora un po' di febbre, poi lo sai che non sei esattamente calmissima a casa della nonna»
«stai tranquillo nic, dimmi solo se deve prendere qualche medicina, Sara mi ha detto che era davvero stanca e magari vi prendete questa giornata per rilassarvi, in ogni caso noi staremo a casa dato che ha un po' di influenza» s'intromise carla prendendo sua nipote tra le braccia.
Niccolò portò prima lo sguardo su Sara che dormiva tranquilla senza accennare alcun risveglio, poi annuì.
Mise in una busta lo sciroppo che Angelica doveva prendere prima di andare a dormire e le preparò uno zainetto con tutto ciò che le serviva.«ciao papà, mi saluti la mamma?»
«certo principessa, dopo le do un bacio da parte tua»
Si chiuse la porta di casa dietro e ritornò in camera.
Una volta che Sara prese nuovamente posto sul suo petto, lui iniziò a smanettare col telefono per occupare il tempo.[...]
«nic?»
Nulla, l'altra parte del letto era vuota e aveva la testa poggiata sul cuscino.
Si accorse di essersi addormentata per un ora e mezza, altro che dieci minuti.
Si alzò e aprì la porta della cameretta di Angelica convinta di trovarla a giocare, ma era anch'essa vuota.
L'unica stanza con qualcuno era la cucina, dove Niccolò aveva appena messo l'acqua a bollire sul fuoco.
Lo raggiunse e lo abbracciò da dietro, poggiando successivamente la testa sulla sua schiena.«dov'è?» chiese riferendosi a quella testolina bionda che girava per casa ogni giorno, che però in quel momento non c'era.
«voleva dormire da tua mamma, le ho dato la medicina e un cambio, ce la riporta domani mattina»
Niccolò si rigirò tra le sue braccia e le stampò un bacio sulle labbra, stranamente non aveva sentito nessuna vocina acuta che lo richiamava di aver baciato "la sua mammina".
«non credo di ricordarmi più come si fa a passare una serata senza una bambina in giro» disse Sara scoppiando a ridere.
«beh, posso sempre ricordartelo io» azzardò lui sorridendo nell'incavo del suo collo, per poi lasciare un piccolo morso sul suo lobo.
«finisci di cucinare vah, vado a sistemare i giochi dato che tua figlia ha ereditato il tuo stesso disordine» lo bloccò la bionda allontanandosi.
Niccolò fece il labbruccio e la guardò con un espressione da bambino ad ogni passo che faceva lei all'indietro.
Sara gli fece il dito medio e allora ritornò in se, facendole un occhiolino e tornando poi a cucinare.
STAI LEGGENDO
Sei bella come Roma 2
FanfictionSembra che Sara e Niccolò abbiano davvero coronato il loro amore nel migliore dei modi. "Non c'è me senza te e non c'è te senza me", al quanto pare queste parole sono durate negli anni. Nonostante ora la loro vita vada perfettamente, non c'è mai sta...