La scommessa, piccolo angelo

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Capitolo 43

«Angelica Moriconi, pensavo non saresti mai venuta, come sta il tuo ragazzo?»

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«Angelica Moriconi, pensavo non saresti mai venuta, come sta il tuo ragazzo?»

La bionda deglutì a fatica e come d'istinto accavallò le gambe mentre si sedeva su quel divanetto blu, non pensava di riuscire mai a fare un passo del genere.
L'aveva lasciato in un modo orribile, dando la colpa a lui quando in realtà non ne aveva nessuna, e come se non bastasse l'aveva anche fatto dopo che gli avevano spezzato due ossa per colpa sua.

«che vuoi da me Luca!» disse stringendo i pugni mentre l'aria nei polmoni iniziava a diminuire, era come se stare in casa sua le mettesse un ansia assurda, e in effetti non aveva tutti i torti.

«ho lasciato Cristian dopo che l'hai fatto quasi ammazzare dai tuoi amici, non ho detto niente sul fatto che tu mi abbia prima drogata e poi violentata in una discoteca del cazzo, mi spieghi cosa devo fare più!»

Lui la guardò per un po', poi con un sorrisetto in volto si poggiò al tavolo di fronte a lei.

«Luca e Angelica nuova coppia dell'anno, carino come nuovo titolo del giornalino di gossip che c'è nella tua scuola, vero?» disse il biondo quadrandola da capo a piedi.

Nel sentire quelle parole le si gelò il sangue nelle vene, e se prima l'aria stava iniziando a diminuire, in quel momento sembrò non averne per nulla.

«che cosa..? No! Lui non deve saperlo..»

«le opzioni sono due bambolina, questa o Cristian si fa un altro giretto in ospedale, allora?»

Lui le prese il viso con una mano e guardò i suoi occhi riempirsi di lacrime, non che gli importasse.
Angelica spostò la sua mano, odiava essere toccata da lui, ma è lì che Luca le riprese il viso con più forza facendola sussultare.

«pensi davvero di poter comandare qualcosa qui in mezzo?» le chiese con un tono di voce serio e freddo, ma allo stesso tempo consapevole di avere la meglio.

«se io voglio baciarti, tu non fai obiezione» disse stampandole un bacio sulle labbra, non approfondì solo per il suo discorso non era appunto finito.

«se io dico che resti qui, tu non ti muovi» continuò alzandosi e avviandosi verso la porta, per poi far scattare la serratura della chiave.

«e se io dico che questa è proprio inutile.. mi sa che non devi muoverti neanche adesso» concluse avvicinandosi un po' troppo a lei, fino ad afferrare i bordi della sua maglietta ed alzarla fino a metà pancia.

Angelica ancora tremolante non alzò le braccia, aveva il capo chinato e le lacrime che gli scorrevano silenziosamente sul viso, non voleva succedesse, non ancora.
Sentì Luca fare un sospiro misto ad uno sbuffo, poi lui stesso le strappò letteralmente la maglia in due davanti ai suoi occhi.

«devo spiegarmi meglio?» urlò a denti stretti mentre gettava l'indumento ormai rotto a terra, lasciandola solo in intimo e tremolante come una foglia che si tratteneva dal singhiozzare.

Lui sospirò e si abbassò sulle gambe, non sarebbe stato solo quel giorno, doveva farglielo semplicemente accettare.

«vuoi che continui in questa maniera? Strapparti i vestiti di dosso perché fai resistenza?» chiese vedendola negare piano con la testa.

«allora ti converrà fare quello che dico, senza maniere forti»

Luca si alzò e camminò verso la sua stanza da letto mentre sfilava la sua maglia, facendo intendere ad Angelica che a breve avrebbe dovuto compiere lo stesso gesto anche lei.
La bionda si coprì le mani col viso e morse il labbro inferiore, avrebbe tanto voluto non lasciarsi accompagnare a casa quel giorno, avrebbe voluto solo tornare indietro.

«ti amo..» sussurrò piano così che potesse sentirsi solo lei.

«e mi dispiace per tutto..» aggiunse deglutendo e asciugandosi le lacrime, il suo pensiero andò ovviamente a lui.

Lui che faceva di tutto pur di farla sentire bella, lui che quando la baciava e si spingeva oltre non lo faceva obbligandola, bensì facendola sentire la ragazza più fortunata del mondo.

«Angelica?»

Si fece forza e, non prima di cacciare un sospiro, camminò piano verso la stanza di Luca, preparandosi mentalmente a ciò che stava per succedere, e quella volta non era sotto uso di stupefacenti, avrebbe ricordato tutto, forse era la parte peggiore.

[...]

L'orologio in legno appeso alle pareti blu segnava le otto di sera, contando che lei aveva raggiunto casa di Luca appena dopo pranzo, stare in quel luogo per così tanto ormai le aveva già mandato in tilt il cervello.
Si trovava di spalle, con le braccia incrociate al petto e la testa schiacciata al cuscino.
Il lenzuolo la copriva solo fino a metà pancia, ma vedendo Luca entrare nuovamente nella stanza, si coprì fino al collo.
Lui era uscito circa un ora prima da casa lasciandola sola, avrebbe potuto tranquillamente vestirsi e attendere di andarsene, ma non lo fece.
Rimase immobile nel letto mentre tante immagini orribili le si paravano davanti, non riusciva a togliersele dalla testa.
I gesti di Luca non avevano niente a che fare con quelli di Cristian, quando lui sfiorava il suo corpo lo faceva con estrema delicatezza, il suo tocco non era avido, forte, violento..
Angelica ricordava ancora quando ormai dopo ore lo supplicò di smettere, con le lacrime agli occhi e la voce spezzata da un pianto che ormai non riusciva più a trattenere.
Dopo essere arrivato al limite, Luca si alzò ancora col fiato irregolare dal letto, mentre lei si coprì col lenzuolo fino alla testa e pianse senza farsi il problema di dover stare in silenzio, ormai gli aveva dato ciò che voleva.

«pensavo stessi a piagnucolare in eterno ormai» disse lui vedendola sveglia.

Lei non rispose, non sarebbe servito, ma sporse di poco la testa per vedere cosa aveva tra le mani.

«li vedi questi?» chiese Luca indicando diversi soldi sulla scrivania.

«sono centocinquanta euro, il tuo esatto valore»

«il mio che..?»

«la scommessa, piccolo angelo.
È questo che vali, solo centocinquanta stupidi euro che domani probabilmente avrò già speso, pensavi di essere migliore di questo?» spiegò con una risata amara mentre scuoteva la testa divertito.

Si, io ero più di questo ogni volta che stavo con persone che mi amavano davvero, avrebbe tanto voluto rispondergli lei, ma a che sarebbe servito?
Aveva perso qualsiasi suo valore appena ebbe messo un piede in quella stanza, quindi si, il suo valore era pari a zero.

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