Sei con me, non nei guai

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capitolo 29

«speravo mi chiamassi, ma non così in fretta a dire il vero»

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«speravo mi chiamassi, ma non così in fretta a dire il vero»

«oh io.. ho trovato il bigliettino nella tasca dei jeans e quindi...»

«tranquilla piccolo angelo, non disturbi mai»

«piccolo angelo?»

Angelica trattenne il respiro per qualche secondo e chiuse gli occhi, quello era il nomignolo che utilizzava Cristian da anni ormai, la chiamava spesso in quel modo quando era di buon umore.
Lei non sapeva però che Luca era a conoscenza di quel particolare, l'aveva chiamata in quel modo proprio perché prevedeva una reazione del genere.

«un nomignolo che ricorda il tuo nome, che c'è? Non ti piace?»

Da quella frase però, il suo punto di vista cambiò.
Cristian non la chiamava in quel modo per ricordare il suo nome, ma perché per lui era molto piccola, come da proteggere dagli altri, mentre angelo perché era proprio bella e solare come uno di quelli.
Un significato mille volte più profondo che le aveva confessato in pochi momenti dolci tra i due, nulla a che fare con quella scusa inventata sul momento.

«no, non preoccuparti»

«allora, devi dirmi qualcosa?»

«no ecco.. non so neanche perché ti ho chiamato, forse avrei solo dovuto mandarti un messaggio e..»

«ma no, tranquilla, dato che ci sei però, ti va di vederci?»

«io.. non lo so, siamo in piena settimana e in genere aspetto il week end per prendermela comoda, sai sono un po' incasinata con la maturità e il resto, riesco a studiare solo di nott..»

«questa sera, studierai un'altra volta» la bloccò lui mentre alzava gli occhi al cielo..

Angelica schiuse le labbra e abbassò lo sguardo, quella mattina gli sembrava interessato alla scuola e al resto, ma allora era vero tutto ciò che gli diceva Cristian?

«ehi scusami, sono un po' stressato e ultimamente rispondo un po' male, ti va di andare a studiare in un posto tranquillo?»

«vedo se riesco okay? Ti faccio sapere»

«certo, scrivimi»

La ragazza chiuse la chiamata e si gettò di peso sul letto, in soli dieci minuti era successo l'impossibile.
Aveva discusso con suo padre, chiuso con Cristian una sottospecie di relazione mai esistita e ci aveva anche "provato" con un ragazzo, dato che a chiamarlo era stata lei.
In quei momenti avrebbe tanto voluto avere una migliore amica, oppure una conoscente della sua età con cui sfogarsi.
Aveva sempre avuto un carattere più che difficile, non faceva amicizia con nessuno dato che non si fidava, le poche volte in cui apriva il suo cuore si ritrovava ad essere usata solo per la fama di suo padre.
Proprio per questo forse era così legata al suo amico d'infanzia dai capelli rossi e ribelli, nonostante per lui ci stesse davvero molto male, spesso passavano anche notti intere a parlare dei suoi problemi, lui le dava consigli, la tranquillizzava..
Angelica sapeva che Cristian aveva un lato maledettamente buono e dolce, si era innamorata proprio di quello, ma forse il lato scontroso e senza cuore lo lasciava in penombra.

-due mesi prima

«che c'è, oggi sei di buon umore?» chiese la ragazza coprendosi col piumone fino al collo, il freddo invernale ormai si sentiva e anche tanto.

«io si, ma tu no»

Cristian poggiò una mano sulla sua schiena per avvicinarla e i loro visi si ritrovarono a pochi centimetri di distanza, proprio come pochi minuti prima.

«perché sei di buon umore allora?»

«non far finta di niente cambiando discorso, dimmi che hai»

Strano quanto una persona che ti conosce riesca a capirti anche se tu non vuoi, vero?
Tra i due succedeva sempre così, e la bionda essendone ormai cosciente, sospirò arresa e si decise a parlare.

«non ho voglia di parlane, forse dovrei tornare a casa..» disse lei mettendosi seduta e cercando di recuperare la sua felpa gettata ai bordi del letto.

«perché? Resta qua, cosa vuoi che ti dicano i tuoi genitori a diciotto anni se non torni a casa per una notte?»

«a te niente, a me fanno il terzo grado perché pensano che potrei mettermi nei guai»

«sei con me, non nei guai»

Angelica sospirò e tornò e stendersi di fianco al ragazzo, si sarebbe subita tutto le domande di suo padre il giorno dopo.

«dimmi che hai»

«ma perché vuoi proprio saperlo?»

«perché so di essere l'unica persona con cui parli, e non devi tenerti sempre tutto dentro»

Stava cercando solo le parole adatte per iniziare un discorso, o forse per riordinare anche tutto il casino che aveva in testa.

«non so di preciso che cos'è, forse solo il fatto che nessuno riesce ad accettarmi, non li biasimo nemmeno..
Quando mi guardano lo fanno come se fossi fatta di porcellana, come se fossi diversa da loro e avessi il sangue blu.
Io non ho bisogno di una migliore amica o qualcuno con cui uscire il sabato sera per andare avanti, preferisco starmene da sola che fingere di avere amici, ma ogni tanto vorrei sapere anch'io cosa si prova a poter sempre contare su qualcuno»

Parlava tenendo lo sguardo basso e ripassando i tauaggi del rosso con i polpastrelli, ne aveva così tanti che non avrebbe concluso neanche facendo un discorso durato ore.
Passò una mano sul suo petto fino al suo addome, eppure sapeva con certezza che sotto quel bel faccino e quel fisico perfettamente allenato c'era molto di più che un ragazzaccio senza sentimenti.

«pensi che io non ci sia per te?» le disse lui alzandole il viso per il mento.

«ci sei solo quando vuoi tu» rispose lei a sua volta sospirando.

«so di non essere il massimo come amico, non lo sono mai stato, e so anche che io e te nemmeno lo siamo.. anzi non so nemmeno cosa siamo, ma so che per quanto possa comportarmi male con te, non vorrei mai che ti sentissi sola o male per qualcuno»

«promettimi che ci proverai»

«a fare cosa?»

«a cambiare»

-due mesi dopo

Si, quella volta promise che ci avrebbe almeno provato, ma i cambiamenti non furono poi molti.
La ragazza cacciò un sospiro e si alzò dal letto, prendendo il cellulare tra le mani e confermando all'invito che le era stato proposto per quella sera.

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