Immersi nel silenzio

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Capitolo 50

Angelica sentiva ancora le sue parole rimbombargli nella testa, eppure Cristian aveva lasciato casa da un po'

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Angelica sentiva ancora le sue parole rimbombargli nella testa, eppure Cristian aveva lasciato casa da un po'.
Non aveva più nemmeno fiatato dopo le parole del ragazzo, era rimasta ferma su quella sdraio, con la testa poggiata sulle gambe a riflettere.
Quella volta sentiva di averlo perso davvero, non era come le occasioni precedenti.
Finché Cristian le dimostrava di starci male, finché le avrebbe dato la possibilità di parlare e capire, allora voleva dire che c'era ancora, che l'amava ancora.
Eppure quel discorso le aveva dato la dimostrazione opposta, lui aveva smesso di crederci, non gli interessava più di nulla, non voleva saperne più di lei, o almeno aveva fatto intendere tutto ciò tramite le sue parole.
La bionda si avvicinò al balconcino e alzò il capo, e solo allora si rese conto che data la sua altezza e le sue abilità poco alte, non sarebbe potuta arrivare in camera sua come fece per scendere.
Chiuse di poco gli occhi appena ricordò vagamente uno dei tanti momenti che passò insieme a Cristian, erano tornati anche più che tardi da una piccola uscita senza il permesso dei loro genitori, e per tornare in camera senza dir nulla, lui la fece sedere sulle sue spalle e in questo modo la aiutò a salire.
Angelica strinse i pugni e si vietò retoricamente di piangere, non meritava neanche di versare una lacrima.
Ormai a corto di possibilità, si recò verso l'entrata principale e passò per la cucina, ritrovandosi davanti i suoi genitori che parlavano.
Si vedeva ad un miglio che Niccolò non era dell'umore, teneva strette le mani al piano della cucina e rispondeva com monosillabi quando Sara gli parlava.
Appena notò Angelica sull'uscio della porta, la guardò senza proferire una mezza parola e cambiò stanza, succedeva raramente che si incazzasse coi suoi figli, ma nelle occasioni preferiva tenersi lontano.
Non era mai stato quel tipo di padre manesco o tipico di rimproverare col vocione, non che ce ne fosse mai stato bisogno in realtà.
Simone oltre alla scuola era abbastanza tranquillo, non combinava guai e se di tanto in tanto portava qualche richiamo dai prof, bastava parlargli con calma.
Angelica invece era sempre stata "la figlia modello", massimi voti a scuola, comportamento impeccabile, ottimo rapporto con la sua famiglia..
Si contavano sulle dita di una mano le volte in diciotto anni dove Niccolò e Sara l'avevano rimproverata, e una buona parte era di quel periodo.

«Angelica, lo sai che noi ti vogliamo bene e proviamo in tutti i modi a parlarti con calma, senza farti pesare nulla e provando a farti ragionare, ma tutto ciò che pretendiamo è un po' di rispetto» disse Sara avvicinandosi e alzandole il viso per il mento.

La bionda prese a mordicchiarsi il labbro per non piangere in quell'esatto momento, eppure quando Sara l'accolse tra le sue braccia non potè fare altro che lasciarsi andare.
Si sentiva una bambina che aveva ancora bisogno di piangere tra le braccia della sua mamma, si sentiva a pezzi e stava tirando in basso con sé anche tutte le persone a cui teneva.

«non piangere amore, anche se ultimamente stai combinando un po' di casini sei sempre la principessa di mamma e papà, no?» parlò Sara accarezzandole i capelli e cacciando un breve sospiro.

«non lo so..» rispose Angelica tirando su col naso, nell'ultimo periodo quell'abbraccio era stato forse il momento più libero che ebbe a disposizione.

«certo che lo sei, anche se hai fatto incazzare papà.
Non ti facciamo la predica perché ti crediamo una bambina, hai diciotto anni e non lo sei, ma non sei neanche un adulta.
Non pretendiamo di conoscere ogni tuo singolo spostamento e di impicciarci nella tua vita, ma sei appena entrata nell'età in cui si conosce gente non sempre buona, non sempre giusta e potresti metterti nei guai.
Non puoi rispondere in questa maniera a tuo padre come se fosse un tuo compagno di scuola, anche perché credimi, sta uscendo di testa in questo periodo per starti dietro, e lo so bene dato che è costantemente nervoso e distaccato.»

Lei ce la stava mettendo tutta per parlare a sua figlia nel modo migliore possibile, non sapeva la motivazione per cui si era cacciata nei guai, ma una parola sbagliata avrebbe potuto fare peggio e non voleva.

«adesso però prova a parlargli, non ti assicuro niente però, ci è rimasto male»

«non gli ho mai parlato così..»

«lo so, ma almeno prova a fargli vedere che ti dispiace.»

Angelica annuì e lasciò un breve bacio a stampo sulla guancia di Sara, per poi uscire dalla cucina e guardare con la coda dell'occhio per le stanze che si trovava davanti, eppure i suoi piedi la portarono automaticamente nell'unico posto in cui Niccolò sarebbe probabilmente andato, lo studio.
Aprì piano la porta e lo trovò di spalle e seduto alla scrivania, mentre con la penna picchiettava su un foglio e provocava un rumore appena udibile.

«papà..» pronunciò la ragazza con un tono di voce così basso che Niccolò nemmeno si mosse, eppure riconobbe perfettamente la sua voce.

La conosceva come le sue tasche, sapeva distinguere quando aveva bisogno di qualcosa, quando voleva essere affettuosa, quando era arrabbiata, quando era dispiaciuta...
Infondo aveva promesso a sé stesso di essere sempre un buon genitore, di esserci sempre per la sua bambina, quella che da piccola mentre si trovava nel lettone gli lasciava tanti baci sulla guancia finché lui stesso sarebbe stato costretto ad aprire gli occhi.
Niccolò rimase ancora impassibile, al che Angelica si avvicinò e, facendo voltare la poltrona girevole, lo strinse in un abbraccio prima che potesse essere respinta.

«lo so che non serve però.. scusa» sussurrò con la testa poggiata sulla sua spalla, mentre invece Niccolò accarezzò di poco la sua schiena con la mano destra.

Nel momento esatto in cui lui provò a dire qualcosa, Angelica strinse di scatto le braccia alla pancia avendo sentito una forte contrazione, la quale sicuramente non passò inosservata.

«che hai?»

«no non è.. non è niente, penso che sia quel periodo del mese, credo» disse lei spostando i capelli dal viso e prendendo un bel respiro per il colpo forte appena ricevuto.

Niccolò annuì in silenzio non sapendo come commentare la situazione, non se ne intendeva sicuramente, eppure non aveva mai visto Sara piegarsi in due all'improvviso per le mestruazioni.
Sua figlia si poggiò nuovamente col capo tra la spalla e il petto e rimasero in quel modo, immersi nel silenzio e con tante domande che passarono in secondo piano.

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