Le caramelle, davvero?

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Capitolo 34

Angelica non riusciva a proferire neanche mezza parola dopo quella domanda, aveva completamente rimosso Luca dalla sua mente e non pensava ancora che le scrivesse

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Angelica non riusciva a proferire neanche mezza parola dopo quella domanda, aveva completamente rimosso Luca dalla sua mente e non pensava ancora che le scrivesse.
In quel momento però Cristian si era staccato da lei e aveva ancora il telefono tra le mani con un espressione indecifrabile, un misto tra deluso e sorpreso.

«non so perché mi ha scritto, gli ho detto già che so della scommessa..» balbettò mettendosi seduta sul letto e riprendendo il cellulare.

«se cor cazzo, sarebbe già passato avanti, c'è qualcosa che non so?»

Stava già iniziando ad alterarsi, eppure voleva mantenere il controllo quella volta, stava andando tutto bene e non voleva mandare i suoi sforzi a puttane.

«Cristian ma perché pensi sempre che abbia fatto io qualcosa di male? Fino a ieri dicevi di non voler perdermi e allo stesso tempo ti facevi altre venti ragazze, non fare il santo della situazione!»

«sei seria? No dico, spero tu stia scherzando!
Ci sto provando in tutti i modi a cambiare, a dedicare più tempo a te e a lasciar perdere lo stile di vita che facevo prima, ma tu continui a rinfacciarmi sempre tutto!
Se vuoi saperlo l'ultima ragazza con cui sono stato sei te, una settimana fa, perché mi ci sto davvero impegnando a diventare qualcuno di migliore, ma come posso se tu ogni volta vai a pescare qualsiasi mio peccato che non c'entra niente!?»

Quella loro litigata venne interrotta da un rumore, così si voltarono entrambi verso la porta.

«ragazzi posso?» chiese Vanessa poggiando la mano sulla maniglia.

«si mamma, entra»

«Sara mi ha chiesto se Angelica resta qui, se si vi accompagno io domani mattina a scuola»

«dopo vediamo, adesso devo uscire» rispose il rosso alzandosi dal letto, per poi aprire l'armadio e prendere la prima maglia che gli capitò sotto mano.

Vanessa tornò nell'altra stanza chiudendosi la porta dietro, mentre invece Angelica era seduta sul letto con un milione di sensi di colpa che avevano invaso la sua testa.
Stava andando tutto bene, ma aveva rovinato tutto per una stupida bugia.
Stette in silenzio a guardare Cristian prepararsi, ma si alzò dal letto e lo raggiunse appena uscì dalla camera.

«dove vai?» gli chiese percorrendo metà della casa insieme a lui.

Cristian non le rispose, ma non velocizzò il passo semplicemente perché non voleva che restasse da sola a casa.
Durante tutto il tragitto fatto a piedi per le strade di Roma tra i due non si sentì neanche una parola, solo il rumore delle auto che passavano e i loro passi sull'asfalto.
Angelica riconobbe circa dieci minuti dopo la strada verso la solita discoteca che frequentava il rosso, e a quel punto si mise davanti a lui e poggiò le mani sul suo petto.

«non andare lì» disse alzandosi sulle punte per avvicinarsi al suo viso, nonostante avesse bisogno di una decina di centimetri in più per arrivarci.

«non ci sarei andato, ma a te non interessa il mio cambiamento, che ci vada o no, tanto vale farlo»

«no! A me interessa invece, è che.. prima non sapevo cosa dire, ma io ti giuro che non darei mai per scontato questo periodo tra di noi!»

«dammi una ragione per cui dovrei crederti allora»

«perché io sono innamorata di te da tanto tempo Cristian, e lo sai, l'hai sempre saputo e forse non c'è bisogno neanche che te lo dica..
Però ti prego, non andare di nuovo lì, mi dispiace di aver rovinato tutto...»

La bionda poggiò la testa sul suo petto e pianse in silenzio, di tanto in tanto si lasciava sfuggire qualche singhiozzo poco udibile.
Lui cacciò un sospiro e le alzò il viso con una mano, prima tolse con i pollici le lacrime che aveva sulle guance, poi le lasciò un piccolo bacio sulla fronte.
A lei però sembrò non bastare, dato che sporse il mento in avanti e poggiò una mano sulla sua nuca.
Nonostante Cristian fosse maledettamente orgoglioso con tutti, perfino con sé stesso, non riuscì a rimanere impassibile in quel momento, così si lasciò andare a quel bacio.

[...]

«siamo arrivatii?»

«no»

«e adesso?»

«se due secondi fa ti ho detto no, non siamo ancora arrivati lo stesso»

Angelica sbuffò rumorosamente e fissò la punta delle sue scarpe per il resto del tragitto, era un ora buona che ormai camminavano, lui sapeva perfettamente del punto di arrivo, mentre lei non ne aveva la più pallida idea.
Nonostante fosse stato Cristian ad avere l'idea di dove portarla, era Angelica a non conoscere per nulla Roma centro, altrimenti avrebbe sicuramente capito.

«e ora?» chiese ancora la bionda notando che il sole stava pian piano tramontando.

«ora si»

Stavano scendendo delle scale per avvicinarsi ancora di più al fiume, erano rare le volte in cui i ragazzi andavano al centro di Roma, eppure in quel momento sembrò la migliore idea

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Stavano scendendo delle scale per avvicinarsi ancora di più al fiume, erano rare le volte in cui i ragazzi andavano al centro di Roma, eppure in quel momento sembrò la migliore idea.
Angelica poggiò le mani sulle sue spalle da dietro e gli saltò letteralmente addosso, così da farsi scortare in braccio.
Cristian, nonostante stesse per inciampare sulle scale per l'improvvisata, poggiò le mani sulle sue cosce per reggerla e continuò a camminare, infondo era meglio stare lì con lei che bere fino a stare male in un qualunque locale.

«aspetta!» lo bloccò lei a quasi a metà delle scale.

Scese dalle sue spalle e tornò nuovamente sopra, per poi attraversare la strada di tutta fretta.
Cristian la seguì totalmente stranito per quell'azione inaspettata, perché era corsa alla velocità della luce nella parte opposta?
La raggiunse e si rimise al passo con lei, finché non si ritrovò ad essere trascinato in un negozio al quanto familiare.

«le caramelle, davvero?» disse scoppiando a ridere.

Non entravano in quel negozio di caramelle da quando avevano cinque anni ciascuno, ne facevano una scorta così grande che erano a posto per tutto il mese.
Angelica nascose un sorriso e, prendendolo per il braccio, fece il giro di tutto il negozio per prendere un sacchetto enorme di vari tipi e gusti di caramelle.
Uscì da quel luogo con gli occhi a cuoricino e un sorriso da bambina stampato sulle labbra, diciotto anni non li dimostrava per nulla.
Tornarono entrambi dove stavano prima, ovvero verso sul Tevere, poi si sedettero l'uno di fianco all'altro con le gambe tirate al petto.

«ehi!» si lamentò lei notando il flash della fotocamera, aveva appena addentato una caramella e Cristian aveva immortalato quel momento buffo.

«hai detto qualcosa bambina? Sai le voce dei bimbi non le sento in genere»

Le lasciò un bacio sulla guancia e tornò al suo posto, per poi rubarle una caramella dal sacchetto e beccarsi un piccolo schiaffo sulla mano.

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